BUROCRAZIA, QUATTRO IDEE
L’obiettivo della «semplificazione burocratica» è giustamente diventato uno dei punti essenziali dei progetti di rilancio post Covid, a livello nazionale e locale
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L’obiettivo della «semplificazione burocratica» è giustamente diventato — in realtà lo era già da prima — uno dei punti essenziali dei progetti di rilancio post Covid, a livello nazionale e locale. La questione non è affatto banale, richiede opportune autocritiche da parte di tutti e non si risolve con i proclami.
In primo luogo vi sono rilevanti problemi di tipo politico-culturale. Perché il nostro Paese si è trovato vittima di questo coacervo inestricabile di norme e di procedure? Provo a rispondere: perché da Tangentopoli in poi è entrato in crisi il rapporto di fiducia verso le pubbliche amministrazioni e si è pregiudicato il valore essenziale della «discrezionalità amministrativa». Siccome nessuno si fida più di nessuno, si è pensato che la ipercodificazione di ogni anche minima procedura decisionale possa essere l’unica via per garantire correttezza ed imparzialità. La realtà è che queste scelte non stanno affatto garantendo imparzialità: invece rendono ardue, se non impossibili, la semplicità e la rapidità nelle decisioni.
In secondo luogo, tutto ciò ha comportato un ruolo abnorme delle Magistrature e delle Autorità di controllo. Tema delicato, ovviamente, in un Paese non sempre performante sul piano della moralità pubblica: tuttavia non eludibile se si vuole «semplificare». Senza assunzione di responsabilità non si semplifica. E senza una soglia minima di serenità rispetto ad un rischio di natura giudiziaria o comunque sanzionatoria è molto difficile che ci sia assunzione di responsabilità. Chi lo fa rischia grosso, anche se si comporta in maniera ineccepibile. Tale situazione sta producendo legalità oppure solo la paralisi del sistema decisionale? Sta premiando chi esercita seriamente ed onestamente il proprio ruolo di decisore, ai vari livelli pubblici e privati, o chi tira i remi in barca, perché pensa «a mettersi al sicuro»? Una riconfigurazione del reato di abuso d’ufficio e di quello di danno erariale (accanto alla proposta rilanciata da Colao di un’assicurazione a carico delle amministrazioni per i pubblici dipendenti contro i rischi di responsabilità) costituisce, a mio avviso, una precondizione essenziale per poter sperare in una Pubblica amministrazione efficiente e rapida.
Un terzo problema riguarda la linea di comando interna alle pubbliche amministrazioni. Forse è giunto il tempo di rivedere alcune scelte degli anni Novanta, che hanno avuto all’epoca un ruolo importante e positivo ma che hanno finito col generare effetti distorsivi. Occorre ragionare su un diverso equilibrio tra sfera politica e sfera tecnica. E, nell’ambito di quest’ultima, non sarebbe sbagliato incardinare sulla dirigenza maggiori responsabilità decisionali anche formali rispetto alle attuali attribuzioni dei singoli funzionari responsabili del procedimento.
Un ultimo problema riguarda la transizione digitale. Digitalizzare il coacervo che esiste non risolve nulla. L’opzione digitale, per essere risolutiva, presuppone a monte una radicale scelta di «semplicità» e di essenzialità nelle regole, nelle procedure e nei rapporti di fiducia e di responsabilità (controlli compresi) con cittadini e imprese. Ed esige un vero e proprio «piano industriale» di riorganizzazione e di ripensamento della Pubblica amministrazione. La questione non riguarda solo lo Stato, dal quale dipendono peraltro alcune scelte legislative che hanno avuto impatti pesantemente negativi, come ad esempio l’unificazione in Anac delle funzioni di controllo sugli appalti e di quelle relative all’anticorruzione. Riguarda anche la Provincia autonoma e i Comuni.
Ho visto che Franco Ianeselli ha posto questo tema tra quelli centrali della sua campagna elettorale come candidato sindaco di Trento. Ha fatto bene. E farà bene a costruire al riguardo una proposta operativa, seria e concreta. Un Comune, da solo, non può risolvere tutto, ma può fare molto per dimostrare ai cittadini e alle imprese uno specifico impegno, almeno nelle sue competenze, alla semplicità e alla rapidità delle procedure amministrative.