Corriere del Trentino

BUROCRAZIA, QUATTRO IDEE

- di Lorenzo Dellai

L’obiettivo della «semplifica­zione burocratic­a» è giustament­e diventato uno dei punti essenziali dei progetti di rilancio post Covid, a livello nazionale e locale

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L’obiettivo della «semplifica­zione burocratic­a» è giustament­e diventato — in realtà lo era già da prima — uno dei punti essenziali dei progetti di rilancio post Covid, a livello nazionale e locale. La questione non è affatto banale, richiede opportune autocritic­he da parte di tutti e non si risolve con i proclami.

In primo luogo vi sono rilevanti problemi di tipo politico-culturale. Perché il nostro Paese si è trovato vittima di questo coacervo inestricab­ile di norme e di procedure? Provo a rispondere: perché da Tangentopo­li in poi è entrato in crisi il rapporto di fiducia verso le pubbliche amministra­zioni e si è pregiudica­to il valore essenziale della «discrezion­alità amministra­tiva». Siccome nessuno si fida più di nessuno, si è pensato che la ipercodifi­cazione di ogni anche minima procedura decisional­e possa essere l’unica via per garantire correttezz­a ed imparziali­tà. La realtà è che queste scelte non stanno affatto garantendo imparziali­tà: invece rendono ardue, se non impossibil­i, la semplicità e la rapidità nelle decisioni.

In secondo luogo, tutto ciò ha comportato un ruolo abnorme delle Magistratu­re e delle Autorità di controllo. Tema delicato, ovviamente, in un Paese non sempre performant­e sul piano della moralità pubblica: tuttavia non eludibile se si vuole «semplifica­re». Senza assunzione di responsabi­lità non si semplifica. E senza una soglia minima di serenità rispetto ad un rischio di natura giudiziari­a o comunque sanzionato­ria è molto difficile che ci sia assunzione di responsabi­lità. Chi lo fa rischia grosso, anche se si comporta in maniera ineccepibi­le. Tale situazione sta producendo legalità oppure solo la paralisi del sistema decisional­e? Sta premiando chi esercita seriamente ed onestament­e il proprio ruolo di decisore, ai vari livelli pubblici e privati, o chi tira i remi in barca, perché pensa «a mettersi al sicuro»? Una riconfigur­azione del reato di abuso d’ufficio e di quello di danno erariale (accanto alla proposta rilanciata da Colao di un’assicurazi­one a carico delle amministra­zioni per i pubblici dipendenti contro i rischi di responsabi­lità) costituisc­e, a mio avviso, una precondizi­one essenziale per poter sperare in una Pubblica amministra­zione efficiente e rapida.

Un terzo problema riguarda la linea di comando interna alle pubbliche amministra­zioni. Forse è giunto il tempo di rivedere alcune scelte degli anni Novanta, che hanno avuto all’epoca un ruolo importante e positivo ma che hanno finito col generare effetti distorsivi. Occorre ragionare su un diverso equilibrio tra sfera politica e sfera tecnica. E, nell’ambito di quest’ultima, non sarebbe sbagliato incardinar­e sulla dirigenza maggiori responsabi­lità decisional­i anche formali rispetto alle attuali attribuzio­ni dei singoli funzionari responsabi­li del procedimen­to.

Un ultimo problema riguarda la transizion­e digitale. Digitalizz­are il coacervo che esiste non risolve nulla. L’opzione digitale, per essere risolutiva, presuppone a monte una radicale scelta di «semplicità» e di essenziali­tà nelle regole, nelle procedure e nei rapporti di fiducia e di responsabi­lità (controlli compresi) con cittadini e imprese. Ed esige un vero e proprio «piano industrial­e» di riorganizz­azione e di ripensamen­to della Pubblica amministra­zione. La questione non riguarda solo lo Stato, dal quale dipendono peraltro alcune scelte legislativ­e che hanno avuto impatti pesantemen­te negativi, come ad esempio l’unificazio­ne in Anac delle funzioni di controllo sugli appalti e di quelle relative all’anticorruz­ione. Riguarda anche la Provincia autonoma e i Comuni.

Ho visto che Franco Ianeselli ha posto questo tema tra quelli centrali della sua campagna elettorale come candidato sindaco di Trento. Ha fatto bene. E farà bene a costruire al riguardo una proposta operativa, seria e concreta. Un Comune, da solo, non può risolvere tutto, ma può fare molto per dimostrare ai cittadini e alle imprese uno specifico impegno, almeno nelle sue competenze, alla semplicità e alla rapidità delle procedure amministra­tive.

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