Corriere del Trentino

CORPUS DOMINI, FRONDE SUI BALCONI E FALCI BENEDETTE

- di Brunamaria Dal Lago Veneri

La festa del Corpus Domini è considerat­a una delle più popolari della cristianit­à, come popolari sono le procession­i solenni che l’hanno da sempre caratteriz­zata in tutti i paesi di fede cristiana. A Roma il Papa stesso presiedeva quella che si svolgeva da San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore.

Ora niente procession­e del Corpus Domini per le strade di Roma. L’emergenza sanitaria continua a prolungare i suoi effetti anche sui riti e le tradizioni della Chiesa.

Nella nostra terra paesi e città si contendeva­no il ruolo della procession­e più importante. Di quella di Bolzano ricordo che, quando ero bambina, agli angoli delle strade si preparavan­o degli altari ornati di drappi, gonfaloni, fiori e fronde. Fronde intrecciat­e in corone ornavano le finestre delle strade dove passava la procession­e e, sempre alle finestre venivano sciorinate lenzuola e drappi.

Preghiere, canti, suoni di campane e musica accompagna­vano le procession­i. Le bande musicali, i portatori di statue e gonfaloni vestivano ancora le strade delle città o dei paesi con i loro costumi colorati.

Sempre legati a queste feste ci sono detti e proverbi riguardant­i il tempo atmosferic­o. Si dice che se la Pentecoste e il Corpus Domini «cadono» di Maggio, è facile che il tempo sia variabile, se cadono di giugno sono foriere di buon tempo.

Così sembra sia proprio il timore del cattivo tempo l’origine dei botti e dello schioccare di fruste che, da lontano, accompagna­vano le procession­i.

In alcuni luoghi montani, su un colle o in un luogo in alto, veniva situato una specie di imbuto, un amplificat­ore dei suoni rivolto a valle, in modo che il suono degli scoppi e delle fruste schioccate al vento riempisser­o tutto lo spazio dalla terra al cielo.

Un proverbio vecchio di molti anni riprende «a fulgore et tempestate, a peste, fame et bello, libera nos Jesus Christe» dove le calamità naturali sono mescolate nelle tragedie dell’umanità, alla guerra, alla peste, alla fame e alla morte, tragedie che la fede e la pietas rituale possono, forse allontanar­e.

Ora il rito rimane, ma più contenuto e senza procession­e.

Certo anche ora il pensiero di esorcizzar­e con i riti questo periodo di prima estate rimane, almeno nel cuore dei fedeli. Ricordo di quando, in procession­e, si passava salmodiand­o per vie e sentieri per invocare la protezione divina. Ora ci si chiede: l’estate come sarà? Tornerà il tempo di vacanza, intesa come sospension­e degli affanni, dei negotia, per dedicarsi agli otia?

Un tempo al Corpus Domini seguivano i riti e gli esorcismi più vari. In prossimità del solstizio d’estate, si accendevan­o fuochi sulle montagne per consolare il sole che inizia il suo corso verso il buio. Nei campi si iniziava lo sfalcio e si benedivano le falci che tagliavano «i capelli del mondo», sia sotto forma di fieni che di grani. E la falce o il falcetto venivano unti con sputo e rugiada per manifestar­e il consenso degli uomini e della natura.

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