Barista picchiato e minacciato dopo una lite
Pergine: Marolo assolta dall’accusa più grave. Condannata a 2 anni per i furti e le lesioni
Adriano Cavosi, titolare del Maly bar, è finito al pronto soccorso dopo essere stato picchiato poco lontano dal suo locale. L’uomo, mentre stava andando all’ospedale, è stato anche minacciato.
TRENTO Temeva di essere smascherata. Aveva preso un cuscino e lo aveva premuto sulla bocca dell’anziana tentando di soffocarla. Un gesto disperato, ma non c’era una volontà di uccidere. Ne è convinto il giudice delle udienze preliminari Marco La Ganga che mercoledì ha assolto in rito abbreviato dall’accusa più grave Teodora Marolo, la cinquantaduenne di Pergine, arrestata il 14 luglio 2018 per il tentato omicidio della vicina di casa Umberta Degan. La settantacinquenne con la quale Teodora, che l’aiutava nelle faccende domestiche, aveva stretto anche un rapporto di amicizia, era stata trovata accasciata a terra sul pianerottolo della palazzina in via Graberi a Pergine da alcuni condomini. Era priva di sensi. I vicini avevano subito lanciato l’allarme e la donna era stata portata in ospedale con il volto sfigurato per lo schianto sul pavimento e in stato confusionale.
In un primo momento non si era capito cosa era successo, ma le indagini dei carabinieri hanno svelato l’agghiacciante verità: Teodora aveva tentato di soffocare l’anziana perché l’aveva scoperta rubare e temeva di essere denunciata. Scavando nella vita della cinquantaduenne i carabinieri hanno poi scoperto una storia drammatica di disperazione e gioco. Teodora aveva derubato l’anziana per pagare i suoi debiti accumulati con il gioco alle slot machine, ma per il giudice non fu un tentato omicidio. La perizia medico legale del dottor Erjon Radheshi scagiona infatti la cinquantaduenne perginese; secondo il perito, nominato dal giudice, le lesioni riportate dall’anziana non erano fatali, quindi cade l’accusa più grave. Per il giudice Marolo non voleva uccidere l’anziana, una tesi da sempre sostenuta anche dall’avvocato della difesa, Angelica Domenichelli. In realtà, come invece aveva sottoprovvisionale lineato l’avvocato di parte civile, Andrea Stefenelli, in casi analoghi la Cassazione aveva valutato l’idoneità degli atti, non le lesioni riportate dalla vittima. Il giudice La Ganga ha però ritenuto il gesto «non idoneo e univoco a uccidere». Marolo è stata invece condannata al versamento di una di 5.000 euro all’anziana (la parte civile aveva chiesto 30.000 euro) e a una pena di 2 anni e 2 mesi di reclusione per gli altri reati, ossia lesioni, furto (da un episodio è stata però assolta) e riciclaggio. Il pm Davide Ognibene contestava sei furti che la donna avrebbe messo a segno nelle case dove lavorava come colf o badante. Parliamo di ori, gioielli e argenterie che sparivano nel tempo. Grazie al rapporto di fiducia instaurato la cinquantenne, secondo la ricostruzione degli inquirenti, aveva accesso a cassetti e camere. Faceva sparire i preziosi che poi venivano venduti nei negozi di «Compro Oro» per avere ala liquidità necessaria a pagare i debiti di gioco e nascondere il proprio problema ai familiari. Si parla di un bottino di circa 50.000 euro, i furti sarebbero iniziati nel 2016. La Procura ha contestato anche il reato di autoriciclaggio (articolo 648 ter, numero 1), una fattispecie giuridica che colpisce chi «in proprio o per conto di terzi, mobilita, trasferisce e soprattutto reinveste denaro o beni ottenuti illegalmente, con l’obiettivo di nascondere la provenienza illecita di questi capitali».