«Libere e sovrane», le donne della Costituzione
Le 21 donne fondatrici della Costituzione narrate da quattro autrici trentine «Si parla sempre dei padri costituenti, abbiamo dato visibilità alle madri»
Sono 21 donne che hanno attraversato l’esperienza del fascismo e della Resistenza, ognuna con la propria storia ed appartenenza politica. Ventuno donne, tra cui due trentine, Elisabetta Conci e Maria de Unterrichter Jervolino, protagoniste della vita sociale e civile, capaci di fare delle proprie differenze un valore aggiunto per cambiare la condizione femminile italiana. A guidarle, la consapevolezza della portata storica del documento cui stavano lavorando: la Costituzione della Repubblica Italiana, entrata in vigore l’1 gennaio 1948.
Di loro racconta Libere e sovrane. Le donne che hanno fatto la Costituzione (Settenove 56 pagine, euro 17 euro). L’editrice Settenove è il primo progetto editoriale italiano interamente dedicato alla prevenzione della discriminazione e della violenza di genere, con un’attenzione particolare alla narrativa per l’infanzia e l’adolescenza.
Il libro nasce dalla collaborazione delle trentine Giulia Mirandola, Novella Volani, Micol Cossali, Mara Rossi, illustrazioni di Michela Nanut: documentariste, insegnanti, professioniste dell’immagine, storiche, attiviste del femminismo. La revisione scientifica è di Maria Teresa Morelli, della Società Italiana delle Storiche.
Tutto è partito con la mostra «Libere e sovrane. Le donne che hanno fatto la Costituzione», realizzata nel 2016 a Rovereto, che da quel momento non ha smesso di girare in tutta Italia: 81 le esposizioni, molti gli incontri, più di 900 i cataloghi distribuiti. Libere e sovrane narra che delle 556 persone impegnate a creare la Costituzione, 21 erano donne, anche se da sempre il lessico fa riferimento solo ai «padri costituenti».
«Noi abbiamo invece messo al centro le “madri costituenti”, e abbiamo voluto dare a ciascuna un volto, uno sguardo, un corpo – spiega Giulia Mirandola -. Di alcune, in particolare di chi tra loro ha poi avuto un percorso istituzionale, abbiamo trovato molto materiale, di Nilde Iotti ad esempio. Di ciascuna c’è però molto da sapere e da scoprire».
Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, le trentine Elisabetta Conci e Maria de Unterrichter Jervolino, entrambe insegnanti, Filomena Delli Castelli, Maria Federici Agamben, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Teresa Mattei, Angelina Merlin, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana,
Maria Nicotra Verzotto, Teresa Noce, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio: accanto a Nilde Iotti, sono le 21 donne «libere e sovrane» della Costituente. «Libere, perché ciascuna di loro ha attraversato in prima persona l’esperienza del fascismo e della Resistenza, ma anche perché ad animarle era l’intento di costruire una libertà che potesse avere senso per sé e per gli altri – riprende Mirandola -. La sovranità ha invece a che fare con la possibilità di votare e di essere elette, quindi con l’esordio delle donne nel mondo delle istituzioni».
Le curatrici del libro si interrogano non solo sul ruolo della componente femminile all’interno della Costituente, ma anche nei decenni successivi e fino ad oggi, in cui rimane necessario «un continuo confronto con la Costituzione per rendere effettive le sue norme», osserva ancora.
Nonostante le differenze, queste 21 donne sono riuscite a trovare un’unità di inten
ti attorno a un progetto comune che nella Costituzione tutelasse anche i diritti fondamentali delle donne.
La Domenica del Corriere
del 4 agosto 1946 è la sola fonte iconografica che ci restituisce una visione complessiva delle donne della Costituente. Proprio la difficoltà di trovare spunti a livello documentario, ha spinto l’illustratrice di Libere e sovrane a «ideare» un’immagine di gruppo delle protagoniste, partendo dalle poche fonti disponibili .
«Un’operazione che crediamo interessante per riflettere sul vuoto visivo che ha circondato il loro lavoro. Queste donne riescono a portare nelle istituzioni l’eredità del loro vissuto, e non c’è un istante in cui cerchino l’autocelebrazione».