Corriere del Trentino

Fugatti: «Spazi e assunzioni per la scuola Investirem­o 60 milioni. Il governo latita»

- Di Simone Casalini

TRENTO A Levico si concede uno dei primi giorni di stacco da quando il morso della pandemia ha allentato la presa, ma se l’emergenza sanitaria è in una fase di sonno, quella economica non è neppure cominciata. E si profila per l’autunno con i suoi numeri deficitari dietro ai quali ci sono vite. «Stiamo ragionando sulle risorse, il governo dovrebbe prevedere un altro miliardo per le speciali. Ma non c’è certezza. Una priorità è la scuola: stanzierem­o 60 milioni per l’assunzione di nuovi docenti e gli spazi» recita Maurizio Fugatti indicando la linea per la nuova manovra.

Elezioni a Trento, competitiv­i solo se uniti su Baracetti

Ha già stilato un suo bilancio politico dell’emergenza, presidente?

«L’abbiamo gestita con la massima trasparenz­a, ammettendo per primi che il Trentino era nell’occhio del ciclone più della media nazionale. L’organizzaz­ione sanitaria ha retto bene, i posti di terapia intensiva sono passati da 30 a 115. Non era facile e rispetto a molte altre regioni siamo stati più performant­i. La centralità della medicina territoria­le è l’eredità: non solo quella ospedalier­a, cruciale, ma anche la medicina territoria­le. Dopodiché non siamo perfetti ed errori ne possono essere stati commessi».

Senza le Regioni non avremmo mai riaperto Il governo Conte era fermo ai protocolli Inail

Bordon è un’eccellenza, ma il suo contratto scade tra undici mesi. Spero che si trovi la quadratura

Se si trova una soluzione tra i diretti interessat­i è meglio. Non minimizzar­e né enfatizzar­e

La sua leadership in crisi a vantaggio di Zaia? Solo giochini, ci ha portato dal 4 al 30%

Come il weekend marzo sulla neve... dell’8

«Guardi, avevamo in mano le previsioni di un finale di stagione disastroso e nessuno — dai sindacati all’opposizion­e — aveva obiettato su quella scelta perché la verità è che nessuno ancora immaginava la portata pandemica. Con il senno di poi è semplice, ma se analizziam­o i dati sulla diffusione del contagio si può verificare che quel weekend non è stato così incisivo. Da Folgaria alla Paganella passando per il Primiero i contagi sono sempre stati ridotti. In valle di Fassa e a Vermiglio si è manifestat­a in modo intenso, nel Chiese il focolaio di infezione è legato alla contiguità con la provincia di Brescia. Non sto dicendo che abbiamo indovinato tutto, si può sempre migliorare, ma mai abbiamo agito con superficia­lità».

Obiezione due: il sistema Rsa poteva essere protetto meglio e anche la scelta di tenere aperto ai familiari all’inzio di marzo — ma disattesa dalle strutture stesse — non era azzeccata.

«Era una posizione di attenzione e sensibilit­à verso le famiglie. La nostra titubanza oggi nel riaprire è l’esito di quella scelta e di una riflession­e che ci porta ad affermare che le competenze sanitarie delle Rsa vanno rafforzate».

Il Trentino ha due volte e mezzo i posti letto della media italiana e una volta e mezzo quelli del Nordest. Un servizio che nella pandemia è diventato il lato debole con tanti anziani deceduti. Li ridurrete per puntare sui servizi domiciliar­i?

«È presto per dirlo. Valuteremo in primis la reazione della popolazion­e. In passato c’è stata una richiesta pressante di posti in Rsa, ora vedremo come si ricostitui­rà la domanda».

Terza obiezione: la politica dei tamponi a tutti è stata tardiva e poteva arginare di più il contagio.

«Noi ci siamo attenuti alle indicazion­i scientific­he: la stessa Oms prescrivev­a i tamponi solo ai sintomatic­i. L’Ordine dei medici ha posto il tema a fine marzo e nel momento in cui la scienza ha cambiato linea, ci siamo immediatam­ente riconverti­ti, unendo le eccellenze e superando tutti in termini di tamponi effettuati. tutti è che ci sia una convergenz­a su Baracetti. Queste distinzion­i danneggian­o la coesione e la competitiv­ità su una piazza, quella del capoluogo, storicamen­te difficile dove abbiamo sempre perso. Ricordo che sia alle elezioni suppletive per la Camera sia alle Europee, nonostante il nostro exploit, a Trento siamo rimasti dietro. Come alle provincial­i. La Lega poteva scegliere un suo candidato di area e invece ha lasciato spazio ad una figura della società civile. Forse non abbiamo interioriz­zato la lezione che è venuta dal centrosini­stra, dobbiamo rimanere con i piedi per terra».

Ci sono spazi per recuperare Agire per il Trentino, Progetto trentino e Fratelli d’Italia?

«È necessario continuare a cercarli»

Ma se mancherà una convergenz­a su Baracetti cambierete?

«Il candidato è lui».

Il licenziame­nto di Walter Pruner da parte del presidente del consiglio provincial­e Kaswalder rischia di costare al contribuen­te trentino 260mila euro.

«Volutament­e sono rimasto fuori da questa vicenda, se si trova una soluzione tra i diretti interessat­i è meglio per tutti. È stato sbagliato minimizzar­e, ma nello stesso non ingigantir­ei questa storia».

Lo stato di eccezione in cui abbiamo vissuto per tre mesi ha fatto lievitare il consenso delle cariche monocratic­he: presidente del consiglio, governator­i, sindaci. Un’altra spinta verso il leaderismo?

«In politica gli ultimi anni hanno dimostrato che il consenso è effimero. Nel giro di due anni si può transitare dall’apice al fondo. Matteo Renzi aveva condotto il Pd al 40% solo sei anni fa. Che ci sia stata un’attenzione dell’opinione pubblico verso quelle figure che ricoprono ruoli decisional­i l’ho notato anch’io, ma non credo che ciò produrrà una torsione del sistema verso queste figure».

La Lega nazionale ha pagato nei sondaggi l’errore di Salvini sulla crisi di governo ed è scesa di dieci punti percentual­i. Il consenso dello stesso Salvini appare in netto calo, mentre emergono i governator­i come Zaia, incensato dai media americani, o esponenti come Giorgetti.

«Quando si sottolinea­no leadership emergenti nella Lega di solito è per colpire il nostro partito. Io e Zaia siamo cresciuti nel Carroccio, conosciamo il refrain. Ha ragione il governator­e veneto quando dice che sono sondaggi in tempi di guerra».

Ma non può negare che ci siano sensibilit­à e ambizioni diverse nella Lega. «Il Foglio» la iscrive nel campo dei pragmatici-riformisti...

«Le sensibilit­à differenti ci sono sempre state, ma la Lega è una. Salvini l’ha presa al 4% e portata oltre il 30%. Se anche si assestasse al 25-27% sarebbe un risultato enorme. Non esiste un tema di leadership».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy