PADRONI DEL PROPRIO DESTINO
Con l’anomalo esame di maturità in calendario in questi giorni si conclude un anno scolastico «vissuto pericolosamente». Analisi, bilanci, annunci, retromarce sono all’ordine del giorno. Chi governa e chi, per mestiere o per interesse, si occupa di scuola si è speso in commenti, critiche, condivisioni, piani e ipotesi. Da bagaglio necessario per attraversare una stagione complicata la messe di decreti, disposizioni, ordinanze, protocolli si sta trasformando in un fardello di difficile digestione. Recentemente sul Corriere della Sera Carlo Verdelli ha fornito concreti elementi per manifestare una giustificata preoccupazione sulla distanza che passa fra solenni dichiarazioni di principio sull’intangibilità del diritto allo studio e dati di fatto. Settembre è vicino e nonostante i teatri chiusi siamo di fronte a un’inedita messa in scena di «Aspettando Godot»: tutti in attesa di qualcosa che dovrebbe accadere e nulla succede. Questa sospensione abbraccia la realtà nazionale, ma appartiene anche alla nostra Regione. Non si vuole negare l’eccezionalità della situazione provocata dal Covid 19, né l’arduo compito di governare in tali condizioni. Ma, anziché continuare a investire su nuovi e ridondanti protocolli, intesi spesso come una bussola senza la quale nessuna mossa, nessuna iniziativa è pensabile e realizzabile, sarebbe il caso di affrontare con più concretezza i problemi sul tappeto.
Il punto di partenza dovrebbe essere che si torna a scuola in condizioni che permettano a tutti (bambini e adolescenti) di partecipare attivamente e consapevolmente all’esercizio pieno del diritto allo studio. Non potrà essere un anno scolastico simile a quelli del recente passato, ma non dovrà essere accettata un’esperienza menomata. Nella nostra Regione ci sono buoni presupposti rispetto alle necessità evidenti, a partire dal distanziamento. Gli investimenti fatti nel passato nell’edilizia scolastica e in quella comunitaria (biblioteche, case sociali, strutture sportive pubbliche) unitamente a un contesto geoantropico che vede la presenza di molti piccoli Comuni consentono di rispondere efficacemente alla richiesta di sicurezza.
Già adesso le cronache ci dicono che dove sindaci, istituzioni scolastiche, comunità hanno preso sul serio la questione sono state individuate soluzioni coerenti. Sarà più difficile, ma non impossibile, trovare soluzioni anche per alcune scuole delle città, soprattutto in quelle dove gli iscritti (e quindi le classi) sono tanti; in quel caso qualche sacrificio sarà inevitabile; alcuni spazi didattici dovranno essere riconvertiti e altri dovranno essere recuperati all’esterno.
C’è poi un’altra sfida decisiva, quella della didattica. Questa non potrà essere vinta senza la piena adesione dei collegi dei docenti e dei dirigenti scolastici. In questo campo, credo che sia velleitario aspettarsi miracoli dal Miur o dagli assessorati provinciali all’istruzione. Da loro ci si aspetterebbe l’elaborazione di direttive generali chiare e sintetiche, la messa a disposizione tempestiva delle risorse non negoziabili per garantire un funzionamento almeno dignitoso della scuola. Ma la programmazione giorno per giorno, le scadenze intermedie e finali, le priorità didattiche sono una responsabilità delle scuole.
Saranno i docenti a doversene occupare, facendo tesoro delle fatiche e delle novità conseguenti al lungo periodo di scuola a distanza, considerando i bisogni di scolari e studenti, restituendo ai processi di insegnamento/apprendimento le identità smarrite: peso delle relazioni, imparare insieme, diventare grandi, cambiare in autonomia, coltivare sentimenti, ovvero ricreare il clima per cui l’istruzione è giustamente un bene tutelato dalla Costituzione.
Ci si dovrà mettere in gioco, senza pregiudiziali, laicamente. Anche il prossimo anno scolastico potrà essere «vissuto pericolosamente» (come direbbe il regista Peter Weir), ma come un’avventura positiva, da protagonisti. Ogni scuola, fatte salve le finalità istituzionali generali, dovrebbe essere padrona del proprio destino, organizzandosi sulla base dei numeri e delle specificità che la contraddistinguono, utilizzando con intelligenza e con coraggio le risorse umane disponibili. Sarebbe bello poter contare su provvidenziali incrementi di organico, la notizia di ieri parla di settecento assunzioni in Trentino. Se son rose ....
Quindi, chi governa faccia la sua parte per le questioni logistiche, per i finanziamenti di competenza e per i servizi (a partire dai trasporti); chi la scuola la costruisce nel quotidiano (allievi e docenti) decida insieme il passo da tenere e la rotta da seguire. Allora anche i protocolli avranno un senso, saranno uno strumento e non un fine.