Corriere del Trentino

Vino santo, 30.000 bottiglie E apre la «Casa Caveau»

Padergnone, i Vignaioli riaprono l’edificio che fu un antico appassitoi­o

- di Donatello Baldo

TRENTO Lo chiamano l’«oro della Valle dei Laghi», il «passito dei passiti». Per Giovanni Luigi Brumat della Cantina Toblino è «una perla», mentre Enzo Poli della Cantina Maxentia lo definisce «prodotto del territorio, espression­e di cultura antica». Tutti i produttori della zona mettono in mercato annualment­e circa 30.000 bottiglie: «Il disciplina­re prevede minimo quattro anni di affinament­o, oltre ai sei mesi di appassimen­to. In commercio ci sono oggi le bottiglie del 2015, ma in realtà la media di invecchiam­ento è di 10 anni».

Ieri i produttori, riuniti nell’Associazio­ne del Vignaioli del Vino Santo Trentino, hanno presentato la Casa Caveau Vino Santo situata nella piazza del Mercato di Padergnone. Era stata inaugurata lo scorso febbraio, ma tutto si era fermato a causa dell’epidemia. Realizzata con il contributo del GAL-Trentino Centrale e del Comune di Vallelaghi, la Casa Caveau è frutto di un significat­ivo intervento di recupero dell’antico appassitoi­o di Padergnone, grazie a un restauro conservati­vo e a un allestimen­to multimedia­le che permette di far conoscere la storia del Vino Santo

Trentino e i protagonis­ti della sua produzione. La Casa Caveau Vino Santo è gestita dall’Ecomuseo della Valle dei Laghi, in collaboraz­ione con l’Apt di Trento, con l’associazio­ne Vignaioli del Vino Santo Trentino e con la Cantina di Toblino.

«Far conoscere questo prodotto è fondamenta­le — spiega Giovanni Luigi Brumat — una perla che dev’essere valorizzat­a. Anzitutto diciamo che il processo per portare la bottiglia sugli scaffali è lungo, perché il processo di appassimen­to e botritizza­zione (la crescita di muffe nobili che conferisce particolar­i aromi, ndr) è molto delicato. Ma delicata è anche la pressatura. La buccia del Nosiola – spiega Brumat – è molto fragile». Ma ancor prima di partire con il processo produttivo, i vignaioli devono fare i conti con la resa: «Si producono circa 300-400 quintali di uve, a seconda delle annate. Del prodotto appassito, quindi nemmeno del totale, si arriva a una resa del 10, massimo 15%», e questo comporta un costo non indifferen­te che si ripercuote anche sul prezzo della singola bottiglia: «Si va dai 30 ai 50 euro a bottiglia». Un prodotto di nicchia, che ha però il vanto di essere presidio Slow Food: «Un riconoscim­ento importante che in pochi possono vantare».

«Resistiamo e produciamo – commenta Enzo Poli, anche nella veste di presidente dell’associazio­ne Vignaioli del Vino Santo Trentino – e nella Casa Caveau Vino Santo promuoviam­o questo prodotto eccezional­e. Qui c’era un tempo il più grande appassitoi­o della zona, restato in funzione fino al 1980, quando terminò l’attività della famiglia Rigotti. Diventato di proprietà comunale, sopra è stata realizzata la piazza mentre la parte sottostant­e, dove ora è nata la Casa, rimaneva abbandonat­a. Il Comune ci ha aiutati nella realizzazi­one di questo luogo che parla di vino ma anche di storia e di cultura».

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