Corriere del Trentino

«È una nostra battaglia Il salario? 15 euro in più»

- Chiara Marsilli

Sindacati e giunta provincial­e uniti in un’insolita sintonia. Trait d’union la proposta del presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti di chiudere tutti i negozi la domenica.

Walter Largher, segretario della UilTucs del Trentino, che ne pensa?

«È una nostra battaglia storica e ne siamo molto contenti. Vorremmo essere invitati a parlare con la giunta, ma possiamo già dire che è una proposta assolutame­nte positiva, dopodiché bisogna capire come realizzarl­a dal punto di vista giuridico. Il problema principale è che la Provincia non ha la competenza primaria per decidere gli orari di apertura dei negozi. Due anni fa in Friuli Venezia Giulia tentarono di fare la stessa cosa, ma poi la questione fu portata alla Consulta e la decisione annullata. Per intraprend­ere questa strada bisogna essere consapevol­i che diventerà una battaglia politica che passerà anche attraverso una forzatura della norma. Ma la politica è il cambiament­o delle cose».

Alcuni protestano affermando che la domenica per molti sia l’unico giorno utile per fare la spesa, altri minacciano che i cittadini andranno a fare la spesa in Veneto. Cosa risponde?

«Da lunedì al sabato i supermerca­ti stanno aperti 9 o 11 ore di fila. Questo significa che anche un lavoratore a tempo pieno, 40 ore settimanal­i, ha circa 26 ore per fare la spesa. Andare a fare acquisti in Veneto era una cosa che succedeva 30 anni fa quando in Trentino non erano ancora arrivate le grandi catene commercial­i. Ora che ci sono anche qui non credo che molti andranno a fare la spesa a Verona, spendendo 50 euro per la benzina».

Tra i problemi che verrebbero generati da questa chiusura molti citano anche la riduzione degli stipendi per le famiglie. Qual è la sua opinione?

«Il lavoro domenicale andrebbe bene se fosse assolutame­nte volontario, mentre sappiamo che non è così: viene decisa la turnazione e il dipendente è tenuto a rispettarl­a. In più la maggiorazi­one domenicale è del 30% lordo, vale a dire 15 euro in più su una giornata lavorativa di 50 euro. Non è una cifra che giustifica il lavoro a tutti i costi, tanto più che spesso il bonus viene investito in baby sitter che badino ai bambini mentre la scuola è chiusa».

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