L’IDEOLOGIA GUIDA LA GIUNTA
L’iniziativa del governatore Maurizio Fugatti di rendere definitiva la chiusura domenicale dei negozi, pur con assai ampie e indefinite eccezioni, testimonia ancora una volta l’impronta fortemente ideologica della sua azione di governo. La bandiera, insomma, conta più del risultato, perché altrimenti, al di là dei tardivi richiami alla Commissione dei 12, si sarebbe cercata un’alleanza con la Provincia di Bolzano al fine di centrare con sicurezza il bersaglio attraverso una norma di attuazione, posto che la legge di Piazza Dante è destinata all’impugnazione (come è accaduto, ultima in ordine di tempo, a quella del Friuli Venezia Giulia). Ma, appunto, non interessa tanto il riposo festivo dei commessi, anche perché non si capisce quali possano essere i fortunati se consideriamo l’idea dell’assessore al turismo (e al commercio) secondo cui l’intero territorio trentino va considerato vocato all’industria delle vacanze. Né si comprende perché dalla protezione siano esentati gli alimentari di vicinato (gli 81 mini-market censiti hanno 381 addetti), esattamente quelli dove è raro che il sindacato sia coinvolto e dove il dipendente è oggettivamente più sensibile ai desideri dell’imprenditore. So che molti lavoratori del settore (oltre alla Chiesa) sono favorevoli al provvedimento annunciato, ma a me pare comunque discriminatorio, e non solo perché ne beneficerà soltanto una fetta del territorio. Conosco varie persone alle quali la retribuzione dello straordinario festivo fa comodo.
Persone che amano essere libere nei giorni feriali sia per ragioni familiari, sia per godersi il tempo libero senza essere vittime delle code. Per non parlare degli studenti che nel fine-settimana trovano guadagni utili a pagarsi l’università e qualche aperitivo. E poi: perché adesso? Perché la gente si è abituata, è la risposta. A dire il vero ci eravamo rassegnati anche a stare chiusi in casa, ma si trattava di una situazione di emergenza. A prescindere da simili considerazioni, ha senso porre un freno quando tutti si preoccupano di far ripartire l’economia e, per rilanciare i consumi, il governo valuta addirittura di ridurre l’Iva? Sia chiaro, non penso che sia utile tornare spensieratamente ai modelli pre-Covid: una riflessione sugli eccessi è benvenuta, purché sia fatta almeno a livello interregionale, altrimenti diventa un autogol. Quando la buona amministrazione cede alla deriva propagandistica, tuttavia, è inutile invocare una strategia politica e perfino la coerenza. Così si restituiscono 376.600 euro già in cassa (parte di un finanziamento misto statale e europeo di 538.000 euro) per insegnare l’italiano agli stranieri che non spacciano e fanno i lavori umili necessari alle aziende o alle cure domestiche. Soldi che, perlopiù, finiscono nelle tasche di docenti italiani. Oppure si tiene sulla graticola il direttore dell’azienda sanitaria che ha ben fronteggiato la pandemia (con un’autorevole esponente leghista pronta a confessare di sognare la nomina di un «trentino», e non si sa se è necessario sia anche capace) dopo aver sostituito al vertice dei due principali musei l’industriale Ilaria Vescovi nata a Rovereto e il matematico Marco Andreatta nato a Trento con il ferrarese Vittorio Sgarbi e con il veneziano Stefano Zecchi, sull’operato dei quali lascio il giudizio ai lettori. Per finire con l’aggiunta di un giorno lavorativo per i provinciali e il taglio delle domeniche per il commercio.Incautamente, qualcuno sostiene che Fugatti ambisca a seguire le orme di Luca Zaia, ma il governatore veneto distingue tra la campagna elettorale e i compiti amministrativi, sapendo cioè quando occorre badare al sodo. Se dunque il presidente di Piazza Dante vuole cambiare davvero le regole del commercio, rinunci a una norma estemporanea destinata a essere cassata e avvii un confronto serio con tutte le parti in causa nonché, soprattutto, con il suo omologo altoatesino Arno Kompatscher per rafforzare i poteri dell’autonomia in materia.