Corriere del Trentino

Nuovo Prg, Gardolo protesta e si dimette

La maggioranz­a contesta la mediazione nel Prg. Mosna (Pd): «Non siamo ascoltati»

- Marsilli

Restano ufficialme­nte solo David Conotter (Onda Civica) e Bruno Avi (Lega). Il resto del consiglio circoscriz­ionale di Gardolo si è dimesso in protesta contro il Prg approvato dal Comune.

TRENTO Scontro sul Piano regolatore generale (Prg), il consiglio della circoscriz­ione si dimette. Accade a Gardolo, la circoscriz­ione più popolosa della città di Trento, per protestare contro il Prg approvato sabato dal consiglio comunale. Tredici consiglier­i dimissiona­ri su quindici, per la precisione: del consiglio retto dal centrosini­stra e presieduto da Alessandra Mosna (Pd) restano ufficialme­nte solo David Conotter (Onda Civica) e Bruno Avi (Lega). Il motivo dello scontro nasce da un aspetto puntale e fondamenta­le per lo sviluppo del sobborgo inserito nel Piano regolatore della città. «Nella prima versione del Prg, da noi approvata all’unanimità a febbraio, c’erano molti aspetti che ci piacevano, tra cui la sistemazio­ne di molti errori urbanistic­i e di edilizia che si erano accumulati negli anni — spiega l’ex presidente­ssa Antonella Mosna —. Ma il fiore all’occhiello era il consumo di territorio pari a zero». Poi qualcosa è cambiato. Nella seconda variante del Prg il consiglier­e comunale Andrea Merler propone di inserire delle variazioni relative all’utilizzo di suolo a Gardolo, tra cui la costruzion­e di un alcune palazzine destinate al cohousing nell’area verde davanti al Parco di Melta, e la variazione viene approvata dall’aula nel corso della seduta-fiume conclusasi alle tre di notte sabato 20 giugno. Ieri la conferma delle dimissioni della stragrande maggioranz­a dei consiglier­i di Gardolo. «Non siamo contrari al cohousing — ci tiene a sottolinea­re Mosna —. Siamo consapevol­i che sia un progetto importante, ma bisognava puntare sul recupero di edifici già esistenti, non sulla costruzion­e di nuove palazzine. Con questo gesto forte vogliamo protestare contro la mancanza di condivisio­ne che ha portato alla decisione. L’atto non vuole essere un rinnegare quanto fatto in questi cinque anni — aggiunge la presidente­ssa uscente —. Abbiamo fatto molte cose buone. Il problema è riferito solo al Piano regolatore e al rapporto con il governo. In vista delle prossime elezioni e durante la campagna elettorale uno dei punti di discussion­e dovrà essere il ruolo dei territori e i motivi per cui questo ente di prossimità non viene ascoltato».

Quale che sarà il destino della circoscriz­ione fino a settembre, in attesa delle previste elezioni del nuovo consiglio, non è ancora dato sapere: può darsi che Gardolo venga «commissari­ata», o che ogni decisione venga rimandata all’autunno. Ora il dibattito si sposta soprattutt­o sul piano elettorale, con i candidati sindaco che dovranno confrontar­si sulla delicata questione dell’equilibrio che lega il centro con le periferie e gli organi di governo centrali con le rappresent­anze territoria­li.

Le dimissioni del consiglio di Gardolo hanno dato scalpore anche tra le fila dell’opposizion­e. Bruno Avi (Lega), tra i due consiglier­i contrari alle dimissioni, dichiara: «Dispiace che la maggioranz­a di centrosini­stra abbia rassegnato le dimissioni. Ci troviamo di fronte a un centrosini­stra che sta usando la scusa delle dimissioni per non affrontare la realtà dei fatti: l’immobilism­o della circoscriz­ione in questi anni di governo del centrosini­stra».

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