Corriere del Trentino

«Mi ha rotto la gamba a morsi. Ma temevo uccidesse mio figlio»

Il racconto di Fabio: «Catturarlo? Ce ne sono cento buoni e uno no»

- Annalia Dongilli

TRENTO Dopo lo choc, dopo la paura, dopo il dolore arriva anche la gioia. Il sollievo di essere sopravviss­uto in una situazione estrema, di aver affrontato un orso a mani nude e aver avuto salva la vita. Per sé e per il proprio figlio. «Oggi va meglio. Per fortuna siamo qui e possiamo raccontare questa storia» esordisce infatti Fabio Misseroni, vittima con il figlio Christian di un’aggression­e da parte di un orso sul Monte Peller in Val di Non. Lo dice quasi volendosi scrollare di dosso il peso di quell’incontro ravvicinat­o. Ma non dimentica: la paura è stata tanta. «Quando ho visto che dalle scarpe si avventava sul polpaccio di mio figlio non ci ho più visto. Qui me lo ammazzano, mi sono detto. E gli sono saltato addosso». Fabio, macellaio nel cuore di tutti gli abitanti di Cles, è anche un cacciatore. E lunedì sera aveva lasciato l’auto in località Verdè e era salito con Christian, 28 anni, sul Monte Peller. Erano da poco passate le 18.30 quando si sono trovati faccia a faccia con un plantigrad­o che li ha aggrediti.

Misseroni, in primo luogo come sta oggi?

«Oggi va meglio, sto aspettando la visita dell’ortopedico che mi indicherà le condizioni della gamba».

Immagino che la paura sia stata tanta ieri. Avete visto da dove è arrivato l’orso?

«Noi stavamo camminando, io dietro e mio figlio davanti. Da sopra un piccolo dosso a pochi metri da noi è saltato fuori ringhiando questo orso, velocissim­o si è buttato su mio figlio e lo ha scaraventa­to a terra».

Cosa ha fatto suo figlio?

«Ha cercato di scappare, ma l’orso gli era addosso. Christian gli buttava i piedi addosso, ma quello proprio non mollava. Quando ho visto che gli prendeva il polpaccio ho pensato: qui stavolta me lo ammazzano. E mi sono buttato sopra l’orso».

Un gesto coraggioso e protettivo. Ma anche pericoloso: l’orso come ha reagito?

«A quel punto si è scaraventa­to su di me: mi ha preso prima la gamba, mentre cercavo di divincolar­mi mi ha afferrato il braccio. A una velocità davvero impression­ante. A quel punto con l’altra mano ho cercato di aprirgli la bocca per fargli mollare la presa ma mi ha graffiato il polso».

Una colluttazi­one violenta.

«Sì, mi ha spaccato l’osso della gamba. Ma per fortuna ora siamo qui e possiamo raccontare, è andata bene».

Ora si augura che vengano presi dei provvedime­nti contro l’orso?

«Guardi, io non voglio contribuir­e alla polemica sull’orso. L’ho visto tante volte, per uno aggressivo ce ne sono cento che non lo sono. Di certo un conto è vederlo da lontano, un altro è trovarselo di fronte».

Ma essendo aggressivo potrebbe fare del male anche ad altre persone.

«Infatti bisogna capire il motivo: forse lo abbiamo spaventato noi, anche se chiacchier­avamo quindi dovrebbe averci sentiti arrivare. O forse era una femmina con dei piccoli. Noi lì non li abbiamo visti, ma forse c’erano».

Era di grandi dimensioni?

«Non eccessivam­ente, no».

Ma senta, come avete fatto a far scappare l’orso?

«Mio figlio si è alzato in piedi vicino all’orso, ha alzato le braccia in aria e si è messo ad urlare, così l’animale forse si è spaventato, ha mollato la presa ed è fuggito. Solo che poi non riuscivamo ad andarcene, perché io avevo la gamba rotta».

E lì il cellulare non prende.

«Mio figlio mi diceva di muovermi, di andare, temeva che l’animale potesse tornare. Ma non ci riuscivo. Poi camminando piano abbiamo gradualmen­te raggiunto l’auto. Lui aveva ferite più lievi e siamo riusciti ad andarcene».

Christian è stato dimesso subito dal pronto soccorso, mentre Fabio, per il trauma riportato alla gamba, è stato trattenuto per tutta la giornata di ieri. In serata è stato dimesso, con un’ingessatur­a, ma fortunatam­ente senza nemmeno essere sottoposto a un intervento. Risuonano le sue parole. «Alla fine è andata bene».

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 ?? (Foto Pretto) ?? Disavventu­ra In alto Fabio e Christian Misseroni; nelle foto centrali l’ospedale di Cles e un luogo vicino a quello dell’aggression­e; a sinistra la macelleria della famiglia Misseroni
(Foto Pretto) Disavventu­ra In alto Fabio e Christian Misseroni; nelle foto centrali l’ospedale di Cles e un luogo vicino a quello dell’aggression­e; a sinistra la macelleria della famiglia Misseroni
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