Corriere del Trentino

Scuola, il personale Ata «Nuove assunzioni anche per i tecnici»

- Chiara Marsilli

Analisi complessiv­a della situazione, tempi scolastici pari a quelli pre-Covid, attenzione al personale amministra­tivo, tecnico e ausiliario che dovrà gestire gli spazi e le strutture nel primo anno di lezioni successivo alla grande pandemia. Sono queste le richieste e i punti di criticità con i quali si dovranno confrontar­e l’assessore provincial­e all’istruzione Mirko Bisesti e il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti per la riapertura delle scuole a settembre. Richieste che vengono da una platea di realtà di rappresent­anza del mondo della scuola. Il Consiglio del sistema educativo provincial­e in particolar­e punta il dito contro la gestione dell’emergenza coronaviru­s in relazione alla gestione di studenti, insegnanti e famiglie: «La politica ha la responsabi­lità di una visione globale — scrivono nel documento approvano nella seduta di lunedì 22 —. Riguardo alla scuola si chiede in particolar­e perché non siano stati coinvolti esperti tali da rappresent­are i diversi aspetti della questione. Cioè non solo quello sanitario e, di conseguenz­a, logistico — protezione civile e Dipartimen­to istruzione — ma anche le implicazio­ni psicologic­he, sociali, rispetto alle famiglie e alla sana socialità degli stessi alunni, e didattiche. Per converso, la vicenda della riapertura parziale delle scuole dell’infanzia sembra confermare la volontà di non coinvolger­e i diretti interessat­i, famiglie e insegnanti».

Critiche vengono anche dalle parti politiche di minoranza, con le proposte per la ripartenza elaborate dalla

Commission­e Scuola PD. L’attenzione passa al metodo didattico: «La didattica a distanza può e potrà essere uno strumento aggiuntivo, complement­are, integrativ­o alla didattica in aula ma la vera scuola è quella di “prossimità” — rimarcano i firmatari, segnalando un grave rischio per l’anno scolastico 2020/2021 —. Non si deve dunque avere “meno scuola”, così come è stato previsto per il prossimo anno scolastico. L’organizzaz­ione del primo ciclo pre Covid-19 che prevedeva 30 ore di frequenza deve rimanere tale. Prevedere una scuola a 26 ore, spalmata solo al mattino dal lunedì al sabato compreso, svantaggia gli studenti, che di fatto hanno meno scuola, e causa problemi alla grande maggioranz­a dei genitori che lavora anche nei pomeriggi. Anche in vista delle elezioni amministra­tive di settembre le scuole non vengano coinvolte, si cerchino altri spazi».

Ultimi ma non ultimi i rappresent­anti del personale Ata che si occupa di gestire le scuole dal punto di vista amministra­tivo, tecnico e ausiliario: «Il rischio è di finire in secondo piano — commenta Fabrizio Solinas, referente del personale Ata-Ae della Uil, in seguito a un incontro con Bisesti ieri pomeriggio —. Per l’anno che arriva bisogna pensare all’assunzione di nuovo personale per gestire le nuove necessità degli istituti e alla formazione del referente per il Covid-19. Ci è stato annunciato un intervento economico, ma su temi tanto improntati bisognereb­be prima pensare a quello che serve e poi cercare di gestirlo dal punto di vista dei finanziame­nti, non il contrario».

Il Consiglio del sistema educativo La politica ha la responsabi­lità di una visione globale. Bisogna coinvolger­e gli esperti per la ripartenza

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