Infermieri preoccupati per l’addio di Bordon
Gli infermieri: «Servono strategie condivise e strutturate». Consiglio dei sanitari, domani incontro con Segnana
L’ordine degli infermieri trentino non nasconde un po’ di timore per la prossima perdita di Paolo Bordon: «Le sue dimissioni non sono una buona notizia in un momento così delicato». E ribadiscono, in vista di un incontro di domani con le forze politiche: «Serve un piano strutturato e di strategie precise e condivise».
TRENTO «Le dimissioni del direttore generale Paolo Bordon non sono una buona notizia per la sanità trentina soprattutto in un momento particolarmente delicato e “caldo” in cui tale scelta è stata maturata. Ci dispiace molto, speriamo che questo addio anticipato sia stato valutato bene dalla politica, che auspichiamo abbia già un piano per recuperare in fretta la situazione». L’Ordine degli infermieri non nasconde un po’ di preoccupazione per l’uscita del numero uno dell’Azienda sanitaria e, alla vigilia dell’incontro del Consiglio sanitario con le forze politiche fissato per domani pomeriggio, rimarca la necessità di un «piano strutturato e di strategie precise e condivise».
Una richiesta unanime sollecitata più volte dagli ordini professionali a partire da quello dei medici. E non c’è occasione migliore di questa per tornare su uno dei temi cari ai sanitari: la collegialità. Una componente fondamentale per costruire il dialogo che sembra sia mancata in questa prima fase della legislatura. Il Consiglio sanitario è previsto dall’articolo 8 della legge 16 del 2010, è un organo consultivo, tecnico-scientifico della giunta e quindi ha un ruolo centrale nelle strategie politico-sanitarie, ma fino ad ora il Consiglio non ha mai incontrato la giunta Fugatti. Solo dopo la lettera, firmata da tutti gli organi professionali il 14 maggio e un nuovo appello, inviato il 9 giugno scorso, è stato fissato un incontro con l’assessora Stefania Segnana. È il primo. Il presidente Maurizio Fugatti non sarà presente. «Sono questioni legate all’assessorato», spiega. Poi, rispondendo alle sollecitazioni dei sanitari e della minoranza, ribadisce che «il piano sanitario c’è, è diverso da quello passato, ma solo perché noi siamo diversi».
Il presidente dell’Ordine degli infermieri (Opi), Daniel Pedrotti, parte dall’emergenza Covid ed elenca le priorità. «L’esperienza terribile del coronavirus ha evidenziato eccellenze, ma anche debolezze nel servizio sanitario provinciale che ha tenuto per la professionalità, l’impegno e il senso di responsabilità dei professionisti della salute. È evidente — spiega — che il nostro sistema sanitario necessita di un piano straordinario di rafforzamento che agisca rapidamente su diversi fronti con l’obiettivo prioritario di assicurare cure appropriate e coordinate ai cittadini considerando l’emergenza Covid e i bisogni sanitari e sociosanitari determinati dai problemi prioritari di salute in primis correlati alle cronicità». Pedrotti pensa anche allo screening con i tamponi. Si stanno già facendo. «Ma devono essere garantiti a tappeto anche in vista della ripresa delle attività produttive», dice. Poi torna sulla medicina territoriale, tema complesso. Il decreto legge Rilancio del governo Conte, che prevede la figura dell’infermiere di famiglia, sta per essere convertito in legge. L’Opi parte da qui e rimarca la necessità «di un potenziamento della assistenza territoriale privilegiando gli interventi di prevenzione, di gestione delle fragilità e cronicità e l’investimento sulle professioni sanitarie».
Secondo gli infermieri serve inoltre «una revisione radicale dell’organizzazione delle Rsa che non può prescindere da una rideterminazione delle dotazioni organiche di infermieri e da una loro valorizzazione». L’idea è quella di «integrare nella governance leader infermieristiche per rendere le Rsa più attrattive». Ma per far questo servono investimenti in termini strutturali e di personale. E aggiunge: «Auspichiamo che l’incontro sia l’opportunità per stabilire un metodo di lavoro per il resto della legislatura coinvolgendo gli Ordini professionali».
Rsa, medicina territoriale, ma anche Nuovo Ospedale e Scuola di medicina sono temi ricordati anche dal presidente della Consulta provinciale per la salute Renzo Dori. E aggiunge: «l’amarezza, che noi stessi abbiamo provato, percependo per troppi giorni quell’ingiustificato silenzio riteniamo sia oggi, a scelta effettuata, anche di molti professionisti che hanno lavorato gomito a gomito con il direttore».
Il presidente dell’ordine Speriamo che questa uscita anticipata sia stata valutata bene dalla politica