Federcoop prova a ricompattarsi E Sait cerca una guida dopo Simoni
Presidenza, definita l’assemblea di luglio: presenti solo delegati E domani incontro del consorzio. Ipotesi ritorno di Dalpalù
Una prima certezza, dopo mesi di ipotesi, ora c’è: Roberto Simoni, presidente di Sait, è il nome indicato dal gruppo di 23 cooperatori in rappresentanza di tutti e cinque i settori della Federazione che verrà sottoposto al vaglio dei soci nell’assemblea del 31 luglio, quella che dovrà rinnovare le cariche dopo il terremoto dello scorso febbraio. Un’altra evidenza — almeno fino al 14 luglio — è che l’assemblea non verrà convocata in presenza, ma designando un rappresentante cui affidare la raccolta delle deleghe con le istruzioni di voto dei soci sugli argomenti all’ordine del giorno. I convegni di settore, invece, uno al giorno dal 6 al 10 luglio, si svolgeranno in presenza di un solo rappresentante di ciascun socio alla Sala della cooperazione. Agricolo, credito, consumo, sociali e abitazione, lavoro e servizi: le riunioni dei vari settori si svolgeranno in quest’ordine, uno al giorno, nella seconda settimana di luglio.
«Al termine di ogni appuntamento la Sala della cooperazione verrà completamente sanificata» sottolinea la presidente del collegio sindacale Patrizia Gentil. Nel grande spazio per i congressi di via Segantini sono state eliminate le sedute che servivano per garantire il distanziamento interpersonale riducendo la capienza da 530 a 145 persone. Come noto i convegni dovranno proporre all’assemblea i candidati alla carica di amministratori da eleggere in rappresentanza dei settori (4 ciascuno per credito, consumo, agricoltura, 3 per sociali e abitazione e 3 per produzione lavoro accanto ai 4 cosiddetti «trasversali») e i nominativi da proporre al nuovo consiglio di amministrazione per la nomina dei cinque comitati di settore.
«Nell’ottica di privilegiare esclusivamente la tutela della salute di tutti i rappresentanti dei soci della Federazione e delle loro famiglie al momento abbiamo ritenuto di prevedere l’assemblea col rappresentante designato» aggiunge Gentil. Una possibilità offerta dall’articolo 106 del decreto legge 18 del 2020: sarà scelto nella persona di un notaio per garantire la segretezza del voto espresso da ciascun socio e raccoglierà le deleghe con le istruzioni di voto di ognuno sugli argomenti all’ordine del giorno. «I termini per la convocazione scadono il 15 luglio — spiega la presidente del collegio sindacale — se nel frattempo la norma dovesse cambiare ci adegueremmo, pensando alla convocazione in presenza».
Si potrebbe chiudere in questo modo, dunque, l’inedito capitolo della secolare storia di Federcoop apertosi lo scorso 12 febbraio con le dimissioni della maggioranza dei componenti del consiglio di amministrazione, che, per la prima volta in assoluto, avevano fatto decadere di fatto l’intero consiglio e interrotto il mandato alla presidenza di Marina Mattarei. Il primo a lasciare, il 17 gennaio, era stato il vicepresidente del credito Marco Misconel, seguito dai consiglieri Arnaldo Dandrea e Antonio Pilati appena tre giorni dopo. Motivo: impossibilità di rappresentare le Casse rurali. Il 10 febbraio era toccato invece al consigliere «trasversale» Paolo Spagni. Poi, a catena, tutti gli altri. Un terremoto al quale si è aggiunta la pandemia, che ha fatto slittare a fine luglio l’assemblea già convocata per l’11 maggio.
Chi ha fatto il nome di Simoni per la presidenza di Federcoop spinge molto su una parola chiave: unità. Dopo le tensioni consumatesi nel 2019, dal silenzio di Via Segantini di fronte ai tagli del governo Fugatti all’accoglienza, senza rappresentare i lavoratori delle cooperative che finivano in mezzo a una strada insieme ai richiedenti asilo, alle lacerazioni della presidenza con il mondo del credito e le frizioni con Cassa centrale. Con la revisione dello statuto mai arrivata sul tavolo del cda, non a caso uno dei temi di riflessione indicati anche dai 23 cooperatori. C’è chi sostiene sia necessario che il presidente venga eletto dal consiglio di amministrazione e non dall’assemblea per assicurare la continuità della governance. Ma c’è anche chi ritiene che i problemi della Federazione siano ben altri, a partire dalla riflessione sul ruolo che l’istituzione fondata da don Guetti ritenga oggi di doversi ritagliare. Secondo alcuni con l’aumentare della complessità dei servizi la conoscenza del business è oggi concentrata nei consorzi. È lì che si effettuano le attività tecniche di supporto. Questo imporrebbe dunque a Federcoop di cambiare pelle, decidendosi ad assumere un ruolo più politico, di lobby, di sindacato quasi.
E a proposito di consorzi, con la candidatura di Simoni al vertice di Federcoop si apre uno squarcio di incertezza sulla squadra di governo del Sait, «all’indomani di un profondo processo di ristrutturazione di quest’ultimo e dell’acquisizione della diretta responsabilità gestionale del Superstore di Trento» come evidenziano i 23 cooperatori. Se ragionamenti su tale fronte sembrano essere ancora prematuri, fra le ipotesi circolate di recente ci sarebbe anche quella di un possibile ritorno al vertice di Renato Dalpalù, che avrebbe raggiunto i limiti di mandato ma che con un’interruzione di mezzo potrebbe anche riprendere con un nuovo ciclo. C’è anche chi, a ogni modo, non fa mistero di non gradire particolarmente la «minestra riscaldata». La prima occasione per discutere di chi raccoglierà l’eredità di Simoni è tuttavia vicina. Domani, in assemblea, il consumo ne discuterà.