«Ritroviamo dialogo e unità nel movimento»
TRENTO «Se venissi eletto, vorrei essere il presidente del dialogo, un uomo di mediazione che rappresenti gli interessi di tutti». Roberto Simoni — uomo con un vissuto cooperativo in ruoli di primaria importanza, quali la presidenza della Cassa rurale di Pinzolo (20032019), di Promocoop (2013-2019) e attuale numero uno del Sait (dal 21 giugno 2019) — è il candidato unitario alla presidenza della Federazione Trentina della cooperazione di 23 rappresentanti dei cinque settori per la successione di Marina Mattarei.
La notizia è stata ufficializzata nella tarda serata di venerdì e il suo nome è arrivato a sorpresa. Fino al giorno prima, infatti, l’ampia rosa dei candidati non aveva mai compreso il presidente di Sait. Ma su Renato Dalpalù, Michele Odorizzi e Andrea Girardi, i tre nomi più forti proposti, si faticava all’interno del gruppo dei 23 ad avere condivisione. Da qui l’idea Simoni: «Io stesso sono rimasto sorpreso quando mi è stato proposto di candidarmi», spiega il diretto interessato. Solo giovedì sera, infatti, il neo candidato a Federcoop è stato informato che sul suo nome ci sarebbe stata unità d’intenti. «Ho tentennato all’inizio — continua — perché non sono il tipo di persona che lascia le cose a metà. E la presidenza di Sait era arrivata solo un anno fa». La condizione posta da Simoni per poi accettare la candidatura era che tutti i 23 componenti del gruppo (e di riflesso tutti i cinque settori) appoggiassero il suo nome. Una richiesta soddisfatta.
All’interno delle linee programmatiche evidenziate del comunicato con cui si è ufficializzato il nome di Simoni, il gruppo dei 23 ha inserito la necessità di pensare a una innovazione della Federazione, anche pensando a un rinnovamento dello statuto. «Credo che sia cosa saggia e di responsabilità di prendersi in carico la verifica dello statuto — commenta Simoni — per capire in maniera condivisa se funziona o bisogna apportare qualche ritocco dialogando con tutti. I problemi della Federazione però vanno oltre lo statuto: credo che abbia perso un po’ il suo ruolo all’interno della società trentina». Ma il programma non è ancora completo e il dialogo all’interno del gruppo verrà approfondito nelle prossime settimane: «Abbiamo scelto — spiega Simoni — di arrivare a una candidatura in vista delle assemblee di settore (dal 6 al 10 luglio, ndr). Ora è il momento di costruire un programma condiviso».
I problemi della Federazione, però, vanno oltre il semplice statuto, lo riconosce lo stesso Simoni. La frattura all’interno dello scorso Cda che ha portato alla caduta dell’ex presidente Mattarei è stata storica, l’unica in 120 anni di storia. Simoni, però, si propone come una figura di mediazione tra due anime della Federazione in netto contrasto negli ultimi mesi. «Se sarò eletto sarò un presidente di dialogo — promette —, un vertice che si impegnerà a rappresentare gli interessi di tutti». Secondo Simoni, infatti, sono le stesse modalità di elezione del cda e del presidente a implicare che il numero uno della Federazione deve avere come qualità principale quella di saper mediare tra diverse posizioni. «Cercherò — continua l’attuale presidente di Sait— di ricucire lo strappo che si è creato in seno a Federcoop, di riportare unità nel mondo della cooperazione». Senza sottrarrsi al dialogo. «Ci possono essere visioni diverse. Ma due anime, pur con valori e pensieri diverse, possono trovare punti di incontro se non si discute per partito preso», commenta Simoni.
La voglia di unità del candidato presidente non si esprimerebbe anche nella pari dignità di ogni settore, soprattutto in un momento di crisi economica che ha colpito in modo molto diverso le diverse componenti della Federazione. «È chiaro — spiega per fare un esempio — che ho una grande esperienza nei settori del credito e del consumo, mentre ho una conoscenza inferiore di quello del sociale. Anche da questo punto di vista — conclude Simoni — sarà fondamentale il dialogo e il lavoro di squadra».