FATTI & CONFRONTI
Le statue celebrative spesso non sono capolavori artistici, né veicolano messaggi particolarmente significativi, anche perché di solito mostrano soltanto un lato della storia e semplificano vicende complesse. Ma è totalmente sbagliato il furore iconoclasta di questi giorni contro statue di personaggi storici accusati in particolare di razzismo, secondo una scala di valori sconosciuta nelle epoche nelle quali sono vissuti. Abbattimenti e decapitazioni che rappresentano la degenerazione di una linea di opinione importante, che viene riassunta con il termine «politically correct», e che in questo caso è diventata cieco fanatismo ideologico.
In alcune università americane si sta mettendo in discussione l’insegnamento di autori del calibro di Dante Alighieri, per aver collocato gli omossessuali — insieme a Maometto — all’inferno (speriamo solo che non si ricordino della statua del Poeta in piazza Dante a Trento), e di William Shakespeare, giudicato razzista per l’Otello. L’università di Yale ha di recente eliminato un corso sul Rinascimento perché «bianco, maschilista ed eurocentrico». Nelle riedizioni di