Un voto, molti dubbi
Nei giorni scorsi ho accompagnato mio padre, socio 77enne, analfabeta digitale e orgogliosamente privo di smartphone e pc, a sbrigare un’operazione allo sportello della filiale di Mezzocorona della Cassa di Trento. All’ingresso un’impiegata zelante ci ha offerto la possibilità di ritirare la documentazione per esprimere il voto su delega al notaio Paolo Piccoli per l’assemblea ordinaria. In prima istanza ho recepito come un buon segnale l’invito all’esercizio di partecipazione democratica dei soci. A casa ho poi notato che il fascicolo era completamente sprovvisto delle informazioni minime per valutare il risultato d’esercizio o quantificare i gettoni di presenza e i compensi fissi ad amministratori e sindaci: due pagine per illustrare le condizioni di trasmissione e revoca del voto, altrettante tra richiami normativi e privacy, una riga e mezza per informare che i documenti si trovano sul sito (302 pagine per illustrare il bilancio). In un’ottica di risparmio evidentemente si è tagliato sulla carta e sull’accesso alle informazioni. Il giorno seguente, mi reco in filiale a riconsegnare il fascicolo compilato, firmato da mio padre in ogni sua parte, munita di stampa del documento d’identità controfirmata e di delega per la consegna. Il responsabile dell’ufficio mi fa presente che è necessario che porti lì mio padre per la firma sulla chiusura della busta che deve avvenire davanti a un funzionario. Dunque la delega è carta straccia. «Perché — attacca con la spocchia di chi è lì non per perdere tempo con una minus habens — se lei ha letto»... E mi serve l’assist per far notare che a un 77enne impossibilitato, a meno che non abbia un indirizzo mail, meglio PEC, e la firma digitale, non resta che la cara raccomandata con ricevuta di ritorno. E così è stato. Le informazioni ci sono, cercatele. Vuoi votare, queste sono le condizioni. Il tutto rientra nel perimetro normativo, e non si discute, ma potremmo iniziare a ragionare sull’opportunità di continuare a chiamare questo tipo di credito ancora cooperativo?
Nadia Pedot