Tutelare la bambina
Il Tribunale di Trento con sentenza collegiale ha dato ragione alla decisione del comune di Bologna di dare a Serena (nome di fantasia) la doppia maternità. L’ufficio dell’anagrafe di Trento, che non ha ritenuto di registrare tale provvedimento bolognese, si è visto condannare alla registrazione della duplice maternità della minore.
Se da un punto di vista giuridico gli atti possono essere anche corretti, la notizia ci lascia molto perplessi per quanto riguarda l’aspetto psicologico e di crescita della bambina. Non si tratta in questo caso di essere omofobici né condizionati dalla tradizione ma soprattutto dal pensiero che questa situazione anomala possa creare nella minore problemi particolari specie nella sua età evolutiva.
Che l’associazione Arcobaleno condivida questa scelta della magistratura e anzi diventi un elemento di vittoria e di conquista sociale lascia qualche dubbio anche se riconosciamo che due persone adulte dello stesso sesso convivano e considerino la loro unione come un matrimonio che ormai la società civile e la nostra legislazione riconosce.
La fecondazione assistita è ritenuta un atto positivo, sia perché permette a molti minori di trovare famiglie accoglienti sia perché aiuta a soddisfare il desiderio di genitorialità di coppie con difficoltà a procreare; quello che lascia perplessi è il doppio cognome che il soggetto si trova a dover portare per tutta la vita. Un tempo l’aggiunta del cognome si utilizzava con l’affiliazione mentre oggi in virtù della nuova legislatura in materia di adozione il cognome dell’adottante diventa legittimante per l’adottato per cui il cognome attribuito dall’ufficiale di stato civile al momento della nascita «da donna che non vuole essere nominata» sostanzialmente rimane solamente sulla copia integrale dell’atto di nascita.
Il motivo che ci ha spinto a puntualizzare un aspetto culturale e psicopedagogico della minore è quello che spesse volte i bambini sono strumentalizzati dagli adulti e dalle normative che legalizzano provvedimenti giuridicamente corretti ma delle cui conseguenze si parla troppo poco.
È il momento storico in cui tutti parlano di tutela dei minori, di difesa dei giovani, di fornire loro modelli famigliari di riferimento educativi e tradizionali, mentre in realtà ridotte minoranze operano brandendo la parità di genere senza considerare che alcune scelte sono come minimo discutibili e che meritano approfondimenti sia dal punto di vista sociale sia culturale.
Paolo Cavagnoli, TRENTO