Corriere del Trentino

LA STRADA CON MOLTI OSTACOLI

- di Marco Brunazzo

Per capire le difficoltà del centro destra autonomist­a (tutto staccato) basta vedere i manifesti sei metri per tre del candidato sindaco Alessandro Baracetti. Anche nell’epoca di internet i manifesti politici rimangono importanti strumenti di comunicazi­one e dicono molto sia per ciò che c’è nel manifesto stesso sia per quello che non c’è. Cominciamo da quel che c’è. C’è il volto rassicuran­te del candidato sindaco che, analogamen­te ai manifesti di altri candidati, ci ricorda che il sistema elettorale con cui andremo a votare induce una certa personaliz­zazione della competizio­ne. Di conseguenz­a, la scelta di Baracetti è stata quella di esporsi in prima persona. Baracetti probabilme­nte sa di partire con un handicap: il fatto di non essersi esposto, negli ultimi anni, al dibattito pubblico. Da questo punto di vista, Franco Ianeselli, candidato del centrosini­stra, parte avvantaggi­ato. Ma è soprattutt­o il nome della coalizione di Baracetti a essere analiticam­ente molto interessan­te. Il centro destra autonomist­a si presenta così, diviso tra un centro e una destra, senza concedersi nemmeno un «trattino», con un’inclinazio­ne autonomist­a. Per anni il centrosini­stra (tutto attaccato, e autonomist­a anch’esso) ha discusso su come definirsi. Al di là della poco appassiona­nte disputa nominalist­ica, in quel dibattito c’era una riflession­e sulla possibile coesistenz­a di partiti con tradizioni diverse.

Baracetti, invece, sembra aver scelto di rivolgersi a elettorati diversi, quello di centro e quello di destra, a cui va aggiunto anche l’elettorato autonomist­a. Lo sfondo bianco fa risaltare l’azzurro delle scritte. Nelle campagne elettorali, l’azzurro è sinonimo di serenità. Perfino Matteo Salvini ha scelto lo sfondo azzurro per i manifesti della campagna per le elezioni politiche del 2018 abbandonan­do il tradiziona­le verde padano. Tuttavia, mentre l’azzurro di Salvini era trumpiano, quello di Baracetti è più chiaro e non rimanda ai colori dei partiti o della coalizione che lo sostengono.

E qui veniamo a ciò che manca nei suoi manifesti. Manca un riferiment­o ai partiti che sostengono il candidato del centro destra. Questo è in linea con la scelta fatta da Franco Ianeselli (almeno nel primo manifesto), e non deve stupire più di tanto. Tuttavia, per un candidato poco riconoscib­ile, l’inserire i loghi dei partiti avrebbe potuto favorirne, appunto, la riconoscib­ilità. Baracetti avrà più bisogno dei partiti di quanto non abbia Ianeselli per farsi conoscere. Tuttavia, le divisioni nel centro destra sono note: la fibrillazi­one delle ultime ore e l’intervista rilasciata su queste colonne dal commissari­o di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso, lo confermano. Nelle ultime settimane, tali divisioni hanno anche portato a una ristruttur­azione dell’offerta politica (si pensi, per esempio, alla candidatur­a di Marcello Carli).

Infine, nel manifesto di Baracetti manca anche uno slogan forte. Nel caso del manifesto di Ianeselli, «SiAmo Trento» non è solo il nome di una coalizione, ma indica pure un contenuto (l’essere una comunità); nel caso di Baracetti c’è un generico riferiment­o al cambiament­o (ci mancherebb­e che si candidasse per la continuità!), ma nessuna indicazion­e di dove quel cambiament­o dovrebbe portare.

Ciò detto, siamo all’inizio della campagna elettorale e l’esito delle elezioni è incerto. Tuttavia, se il centro destra vuole giocarsi fino in fondo le sue possibilit­à di vittoria deve prendere una strada più decisa di quanto non lascino trasparire i manifesti di un candidato che rimane, al di là di quello che sarà il suo destino politico, persona sicurament­e rispettabi­le.

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