Passi dolomitici, Alfreider chiede divieti più incisivi
L’Alto Adige spinge per una stretta sui passi dolomitici: «Servono regole per ridurre traffico ed emissioni», dice l’assessore Alfreider.
«Noi da sempre sosteniamo che servono regole per ridurre il traffico e le emissioni, ma la linea comune è che sia fatto con la condivisione di chi vive nelle valli e dei Comuni coinvolti» dice Daniel Alfreider. Annosa querelle quella sulla chiusura o meno alle auto dei passi dolomitici ai confini tra Alto Adige e Trentino e Veneto, che puntualmente come ogni estate si ripropone. L’assessore alle infrastrutture e alla mobilità della Provincia di Bolzano, al
Corriere del Trentino, lascia intendere che in Alto Adige l’intesa a tre con Provincia di Trento e Regione Veneto — che si limita al monitoraggio del traffico e a favorire il trasporto pubblico di bus e funivie, escludendo divieti — è giudicata troppo tenue.
Dipendesse da lui si tornerebbe all’esperimento del 2017 e 2018, con la chiusura dei passi in determinate domeniche. Si sa, da un lato ci sono le ragioni dell’ambiente e degli ambientalisti che spingono per la chiusura tout court, dall’altra quelle economiche e del turismo, con gli albergatori dei Comuni coinvolti che non vogliono sentire ragioni. Figurarsi quest’estate con la crisi post Covid e la faticosa ripartenza che ne sta seguendo.
Nel mezzo c’è la politica e l’amministrazione dei territori. Nel 2017 e 2018 l’accordo prevedeva espressamente divieti alle auto in quattro domeniche: le giunte trentina di centrosinistra e altoatesina avevano comunanza di vedute e il Veneto (di suo più liberalizzatore) si accodava. Allora si diceva che quello sarebbe stato un test foriero di una nuova coscienza di mobilità sostenibile. L’anno scorso invece la musica è cambiata e con essa anche la geometria dell’intesa politica a tre. La nuova giunta a trazione leghista di Trento, e in particolare l’assessore al turismo Roberto Failoni — anche lui albergatore e quindi per storia ed estrazione sensibile ad ascoltare le ragioni di chi nelle zone del Pordoi, del Sella, del San Pellegrino ha un’attività — ha avvicinato il Trentino alle storiche posizioni del Veneto: dal 2019 l’accordo prevede misure più blande come il monitoraggio del traffico e l’incentivo all’uso di bus e funivie. Insomma, niente divieti.
Alfreider, che sposa una linea più ecologica, spiega che quest’anno, quantomeno, «abbiamo deciso di implementare tutta l’infrastruttura di monitoraggio, di coinvolgere e valorizzare i collegamenti funiviari, di aumentare i controlli insieme alle prefetture e aumentare il trasporto pubblico in valle al fine di evitare che turisti e popolazione utilizzino solo le proprie auto. Si possono scegliere il trasporto pubblico o gli impianti di risalita in mobilità elettrica». Insomma a Bolzano (per ora) ci si adatta e si sviluppano i mezzi pubblici, ma non basta: «Le Dolomiti certamente non si valorizzano con l’attuale traffico» spiega Alfreider. Per il quale l’intesa con Trentino e Veneto va salvaguardata, ma servono nuovi input, più sensibili ai temi ambientali: «Noi vogliamo valorizzare i nostri territori e quindi la nostra natura, i nostri passi e i nostri paesi e questo non è possibile con il traffico di adesso, incontrollato e di transito. Bisogna continuare a lavorare per la gente che vive in queste valli e per chi ci visita».
Alfreider Le Dolomiti non si valorizzano con l’attuale traffico. Noi vogliamo rivalutare i nostri passi e la natura che l’attuale transito di veicolo impedisce