Corriere del Trentino

Droga, arrestati 8 minorenni

Blitz all’alba della polizia. Spaccio in tutta la città, la base era a Canova

- di Marzia Zamattio

Sgominata una baby gang: otto minori arrestati. Avevano suddiviso il territorio cittadino in piazze dove spacciavo droga. Erano noti come «Canova Regna».

Il primo contatto era al telefono utilizzand­o un linguaggio criptico, poi il quantitati­vo e il prezzo venivano definiti via whatsapp o attraverso instant messenger. Canali usuali tra i giovani, come sono gli 8 minorenni arrestati per l’acquisto, detenzione e cessione di sostanze stupefacen­ti attraverso una organizzaz­ione criminale ben rodata. Hashish, marijuana, cocaina: la baby gang poteva soddisfare ogni domanda provenient­e per lo più da giovanissi­mi che potevano recuperarl­a in due principali «piazze» della città: a nord tra Gardolo e Roncafort, a sud tra Ravina e Aldeno. Ma anche nelle scuole, dove una ragazzina si era anche sentita male per aver assunto droga. Ma è il parco di Canova, assiduamen­te frequento dagli indagati, divenuto il luogo privilegia­to per lo spaccio tanto che la gang aveva preso il nome di «Canova Regna» per esaltare la forza del gruppo. Così erano conosciuti in città dai giovani acquirenti, una ventina quelli finora individuat­i. Da «Canova Regna» ha preso anche nome l’operazione messa a segno dalla Polizia di Trento coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, che nel blitz di ieri all’alba ha eseguito otto misure cautelari restrittiv­e a carico di altrettant­i minorenni residenti nel capoluogo e in provincia. Gli indagati, tra i 15 e i 17 anni (uno maggiorenn­e da poco), sono stati collocati 4 in una comunità fuori regione e 4 in obbligo di permanenza in casa.

Il modus operandi dell’organizzaz­ione criminale composta da giovani nati in Trentino, a volte anche violento per chi non pagava o voleva rivolgersi alle forze dell’ordine, e il tono arrogante anche nei confronti della polizia hanno colpito gli stessi inquirenti. Secondo la questura i giovani spacciator­i hanno dimostrato una «solidariet­à criminale raccapricc­iante e scoraggian­te». «Metodi criminali non frequenti nel nostro contesto», pensando a situazioni come Napoli dove i minorenni spadronegg­iano in città. «Si muovevano in gruppo e chi non pagava e non voleva sottostare all’organizzaz­ione della banda veniva punito», ha spiegato il capo della squadra mobile Tommaso Niglio durante la conferenza stampa sull’operazione.

A preoccupar­e gli inquirenti il disagio sociale. «Mi chiedo se l’intervento dell’autorità giudiziari­a sia ancora efficace per fenomeni criminali dove non vediamo differenza tra minori e adulti», ha sottolinea­to Alessandro Clemente, procurator­e della Repubblica presso il Tribunale per i minori di Trento. «Ci hanno insegnato che il minore è capaminali­tà. ce di intendere e di volere tra i 14 e 18 anni se il giudice accetta in concreto la sua capacità, ma qui sono tutti pienamente capaci, molto più di noi, capacissim­i di fare quello che gli viene contestato». Mentre il questore di Trento Claudio Cracovia ha spiegato: «Questa è un’operazione che nasce dal controllo del territorio e dimostra come la presenza attiva sia fondamenta­le per l’attività di indagine. Ci troviamo di fronte a minorenni che dovrebbero essere inseriti in contesti diversi, di studio, e invece sono inseriti nella criÈ scoraggian­te vedere la solidariet­à criminale che hanno sviluppato».

Le indagini della squadra mobile erano partite a ottobre 2019 dopo che uno dei ragazzi arrestati è stato trovato dagli agenti della Volante in possesso di circa 300 grammi di marijuana. Otto mesi serrati di attività investigat­ive che hanno consentito di accertare come i minori, alcuni provenient­i da famiglie normali, altri conosciuti dal Tribunale dei minori, facessero parte di una compagine più ampia dai tratti associativ­i ramificata sul territorio, dedita in via prioritari­a alla vendita di droga.

Dalle immagini dei cellulari dei giovani sono emerse foto e video con immagini di soldi (4.000 euro in una foto), droga e tirapugni per regolare i conti. Al vertice del gruppo è stato individuat­o uno dei minori condotto in una comunità fuori regione divenuto maggiorenn­e durante le indagini. Ed è emerso un particolar­e: la notevole capacità «imprendito­riale» di soddisfare sempre la «domanda» dei clienti nello stretto legame tra gli spacciator­i tale da garantire che se il pusher contattato era senza lo stupefacen­te dirottava l’acquirente da un suo pari. Le indagini della mobile continuano per risalire ai fornitori dello stupefacen­te della baby gang.

C’è una solidariet­à criminale scoraggian­te, metodi che non sono frequenti nel nostro contesto

Chi non sottostava all’organizzaz­ione veniva punito

Non so se l’autorità giudiziari­a dei minori è ancora efficace

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I dettagli dell’operazione Canova Regna sono stati spiegati ieri mattina alla Procura generale della Repubblica da (da sinistra) il questore Claudio Cracovia, il procurator­e della Repubblica presso il Tribunale dei minori Alessandro Clemente e da Tommaso Niglio coordinato­re della squadra mobile
(Foto Pretto) L’operazione I dettagli dell’operazione Canova Regna sono stati spiegati ieri mattina alla Procura generale della Repubblica da (da sinistra) il questore Claudio Cracovia, il procurator­e della Repubblica presso il Tribunale dei minori Alessandro Clemente e da Tommaso Niglio coordinato­re della squadra mobile
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Soldi Tante banconote (4.000 euro) provento dello spaccio

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