Famiglie normali ma gravi carenze educative
Hanno famiglie normali alle spalle quasi tutti gli spacciatori minorenni arrestatati ieri. Ma, come ha sottolineato il procuratore presso il Tribunale dei minori Clemente, «qui esiste disagio sociale per le carenze educative nelle competenze genitoriali».
TRENTO I giovani spacciatori, anche loro consumatori, che agivano come una vera organizzazione criminale dedita allo spaccio comprandosi abiti e scarpe firmate con i proventi del traffico, in alcuni casi avevano alle spalle famiglie disagiate — ma non economicamente — in altri invece famiglie normali. Come tante altre. Questo emerge dagli elementi in mano agli inquirenti emersi dalle indagini di questi mesi. Sono contorni normali, comuni a molti, quelli dove si inserisce questa vicenda di spaccio da parte di minorenni trentini.
Come ha sottolineato il procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minori di Trento Alessandro Clemente sulle situazioni di disagio: «Sono situazioni di disagio sociale che non sempre, anzi, non in questi casi, si accompagnano a disagio economico». Poiché qui esiste, ha detto, «disagio sociale per le carenze educative nelle competenze genitoriali di genitori che sono presenti, tranne in un caso di genitori separati». Tutti i minori hanno famiglie alle spalle, ma, ha detto, «evidentemente questo nucleo genitoriale alle spalle non è stato in grado di adempiere adeguatamente ai propri compiti, ai propri doveri: ha lasciato fare ad altre agenzie educative che oggi non hanno con gli strumenti: come la scuola (che un tempo applicava sanzioni disciplinari gravi) e l’assistenza sociale (che prima incideva nei nuclei familiari)». Con il risultato che «oggi ahimè questo è un po’ delegato all’autorità giudiziaria».
Il mondo dei minori sarebbe dunque sfuggito alle istituzioni, al controllo della scuola e delle loro stesse famiglie. Questo è emerso ieri dalla conferenza stampa di presentazione dell’operazione «Canova Regna» dal procuratore Clementi, il questore Claudio Cracovia e il coordinatore della squadra mobile Tommaso Niglio.
Dal canto loro le famiglie dei giovani pusher, svegliate ieri all’alba dal blitz della Polizia coordinata dalla Procura presso il Tribunale per i minorenni, hanno reagito alcune con disperazione ma anche con sollievo in alcuni casi. «Alcune famiglie non sapevano più come gestire la situazione, erano esasperate», dicono gli inquirenti. Altre invece si sono disperate: in una famiglia, dove il padre operaio e la madre cuoca, lavorano facendo grandi sforzi, si sono visti due figli arrestare sotto gli occhi. «È una realtà cui la città deve fare i conti, non si tratta di emarginati e basta. E ci
Reazioni Alcuni genitori erano disperati ma altri erano in grave difficoltà a gestire i propri figli
sono gli acquirenti: tutti giovani consumatori di buona famiglia» ricorda Niglio .
«I giovani che fanno uso di tali sostanze sono infelici, hanno bisogno di qualcuno che stia al loro fianco e che dia loro la possibilità di riscattarsi» dice in una nota Gröbner Luka di Forza Italia giovani. «Per questo è opportuno organizzare attività a scopo educativo e informativo rivolte agli spacciatori e ai loro “clienti”. Servono lezioni per prevenire a scuola e aumentare i controlli nei luoghi a rischio senza dimenticare le periferie».