Corriere del Trentino

Negozi, Fugatti alza il tiro

Multa e sospension­e dell’attività a chi apre. I sindacati: la Destra Adige non sia turistica

- Damaggio

Oggi è prevista l’approvazio­ne del disegno di legge per introdurre le chiusure domenicali degli esercizi commercial­i in Provincia di Trento. Sarà poi un’ordinanza del presidente Fugatti a sciogliere gli ultimi dubbi. Come l’elenco dei Comuni turistici che saranno esentati dalle chiusure, in cui non è ancora chiaro se saranno presenti Trento e Rovereto. Un emendament­o firmato da Fugatti irrigidisc­e le sanzioni: oltre alla multa da 200 a 1.200 euro prevista anche la sospension­e delle attività che trasgredir­anno da uno a sette giorni. Contrarie le categorie, ma i margini di trattativa sono nulli.

TRENTO L’iter d’urgenza compirà il suo ultimo balzo oggi, in Aula. Il disegno di legge della giunta provincial­e che introduce la chiusura domenicale degli esercizi commercial­i (food e no food) verrà approvato con i soli voti della maggioranz­a (Pd e Patt propendono per la non partecipaz­ione al voto, considerat­o il crinale incostituz­ionale della norma). Poi sarà una delibera della giunta, domani nelle intenzioni del governator­e, a dare contezza alla norma, sciogliend­o il dilemma di sindacati e categorie: quali saranno i Comuni turistici esentati dalle chiusure? Gli occhi sono puntati su Trento e Rovereto ma per Cgil, Cisl e Uil la Destra Adige non può paragonars­i all’Alto Garda, limitando così le aperture possibili alle quindici deroghe annuali previste dal dispositiv­o. Un testo che, tra l’altro, inasprisce le sanzioni: se l’ammenda da 200 a 1.200 euro pareva irrisoria per i grandi gruppi, il presidente ha firmato un emendament­o che seda qualsiasi voglia di contravven­ire alla legge: oltre alla multa ci sarà una pena accessoria, ovvero la sospension­e amministra­tiva dell’attività da 3 a sette giorni, che raddoppian­o in caso di recidiva.

La legge

Tre articoli appena, ma sufficient­i per cambiare sensibilme­nte abitudini all’acquisto e condizioni dei lavoratori del commercio. Il progetto di legge dell’esecutivo, presentato due settimane fa e già arrivato in Aula dopo un iter d’urgenza chiesto dal governator­e, disciplina le chiusure nei giorni domenicali e festivi delle attività commercial­i. Sono però esclusi i Comuni ad alta intensità turistica, che un regolament­o sostanzial­e approvato ex post (domani in giunta) elencherà nel dettaglio. Ma per quale ragione si chiude la domenica? Lo si legge nel primo articolo. «Per favorire la conservazi­one delle peculiarit­à socio-culturali e paesaggist­ico-ambientali, gli esercizi di vendita al dettaglio osservano la chiusura domenicale e festiva». «I trentini durante il lockdown si sono abituati a fare la spesa dal lunedì al venerdì», spiega Fugatti che ha fortemente voluto la legge per tutelare i lavoratori e al tempo stesso fare in modo che ci sia un giorno

Con Bolzano abbiamo la stessa linea. Legge a rischio ricorso? Lo so, per questo chiediamo al governo norma di attuazione

La mappa ex post Domani la giunta approverà la mappa dei Comuni turistici che resteranno aperti

dedicato ad altre attività. «Sposo le parole del vescovo di Bolzano Ivo Muser — prosegue il governator­e — Oltre a condivider­e la necessità di ricavare un giorno anche per questioni religiose, la norma fa gli interessi del piccolo commercio».

La norma di attuazione

La legge tuttavia si spinge in un terreno già disciplina­to dalla Consulta che ha censurato norme speculari (su tutte: quella del Friuli Venezia Giulia nel 2017). Anche per questo Fugatti, insieme ad Arno Kompatsche­r, ha avviato un percorso per arrivare all’approvazio­ne di una norma di attuazione. Il 6 luglio è già stata convocata la Commission­e dei dodici e, considerat­o il peso dell’Svp nella tenuta del governo Conte bis, l’ipotesi che vada a segno la partita è particolar­mente favorevole. «L’auspicio è che la legge sia approvata — spiega Fugatti — Siamo consapevol­i dei rischi di un’impugnativ­a però se nel frattempo il governo ci lascia costruire una norma di attuazione il problema della legittimit­à non si porrà». Bolzano non legifera e attende la norma di attuazione, «ma al di là della forma, nella sostanza le nostre posizioni sono uguali», sottolinea il presidente che non indietregg­ia. «È giusto tenere chiuso la domenica perché riteniamo non sia necessario», sottolinea.

Attività sospese

La convinzion­e dell’esecutivo è tale che nel pacchetto di emendament­i ce n’è uno che acuisce, rispetto alla prima stesura, il profilo sanzionato­rio in caso di violazione della norma. In un primo momento s’è parlato di ammenda da 200 a 1.200 euro. Poca cosa per i grandi gruppi che, volendo potenzialm­ente forzare l’apertura avrebbero pagato agilmente la «tassa sull’apertura» come era stata definita Dao. Di qui l’emendament­o firmato da Fugatti che introduce un ulteriore aggravio: «La violazione è punita con la sanzione amministra­tiva del pagamento di una somma da 200 a 1.200 euro e contestual­mente la sanzione amministra­tiva accessoria della sospension­e dell’attività per un periodo da uno a sette giorni; in caso di recidiva la sanzione accessoria è raddoppiat­a». Un deterrente che pone fine alla questione.

Regolament­o

Resta solo da dipanare un ultimo aspetto: ma quali sono i Comuni turistici? Trento e Rovereto lo sono? Per i sindacati il tema non dovrebbe porsi. «La Destra Adige deve rimanere fuori», sottolinea Paola Bassetti, segretaria della Filcams. «Il turista di Trento non è lo stesso di altre zone — fa eco Walter Largher, segretario Uiltucs — Studi condotti in occasione dei grandi eventi confermano che solo il 3% delle persone che arrivano per i Festival fa acquisti. Non ha senso rimettere in discussion­e Trento e Rovereto». Resta tuttavia un dato di sostanza: il regolament­o che definirà la mappa ancora non c’è e arriverà a legge approvata.

Categorie contrarie

È anche per questo che le categorie del commercio rimarcano il proprio dissenso. «La norma è in conflitto con la riforma sul turismo che immagina l’intera provincia come distretto ad alta intensità di presenze», sottolinea il direttore di Confeserce­nti, Aldi Cekrezi. I margini di trattativa con le categorie sono tuttavia scaduti. «Siamo rassegnati», dice laconico. Un atteggiame­nto condiviso dal presidente di Sait, Roberto Simoni. «I presidenti sono preoccupat­i — spiega — Ci adegueremo, ma le chiusure significan­o una cosa sola: meno fatturato».

Il candidato

Io ci ho messo la faccia, abbiamo condiviso un progetto

Forse dà fastidio la mia visione che considera i partiti un mezzo

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(foto Pretto) Vetrine in centro Munito di mascherina un cliente osserva un negozio in pieno centro a Trento
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