Orari, i dipendenti protestano ancora «Provincia insensibile, pronti due ricorsi»
Di nuovo in piazza il pubblico impiego, ancora una volta contro la Provincia di Trento colpevole di «non rispettare i sui dipendenti, quelli che hanno garantito la continuità dell’amministrazione durante il lockdown». Tutte le sigle riunite — Cgil, Cisl, Uil e Fenalt — hanno tenuto una partecipata assemblea nella sala della Cooperazione trentina, per poi dirigersi sotto al palazzo di piazza Dante: «Questa è la seconda giornata di mobilitazione — ricordano i sindacalisti — contro una politica che ci mortifica, che ci attacca strumentalmente e demagogicamente».
Il nodo del contendere è ancora quello dell’orario settimanale che la giunta ha allargato anche al sabato mattina, con turnistiche che vanno fino a sera durante i feriali: «Ancora una volta una decisione unilaterale, presa senza un confronto con i lavoratori. Su questo — annuncia Luigi Diaspro della Fp-Cgil — i nostri legali stano predisponendo due ricorsi, uno al Tar e l’altro al giudice del lavoro perché a nostro avviso sono state violate alcune norme contrattuali che prevedono non tanto la conciliazione ma addirittura la trattativa per modifiche di questo tipo».
Durissima la posizione di Giuseppe Pallanch della Cisl-Fp: «Siamo stanchi di essere insultati da questa giunta. Un mese fa ci applaudivano dai balconi per il nostro lavoro negli ospedali e nelle case di riposo, ora ci prendono a calci nel sedere. Sull’orario di lavoro abbiamo chiesto di entrare nel merito, di approfondire, di confrontarsi con idee e proposte. Ma di idee e proposte nemmeno l’ombra». Per Pallanch, nelle intenzioni della giunta non c’è un obiettivo da perseguire: «L’unico obiettivo è quello di farci un dispetto, di creare disagio, di spostare l’attenzione usando in modo demagogico la storiella dei dipendenti pubblici privilegiati».
Marcella Tomasi della Uil-Fpl ricorda all’assemblea dei lavoratori «che è stato il pubblico impiego a tenere in piedi la macchina di Provincia e Comuni» durante la pandemia: «Tutte le sere, quando il presidente Fugatti e l’assessora Segnana snocciolavano i dati dei contagi e dei morti, quei tristi elenchi erano predisposti da dipendenti pubblici, che non solo nella sanità ma anche nell’amministrazione hanno continuato a lavorare. Spesso da casa con il proprio computer, con la propria connessione. La giunta non avrebbe retto in questa grave emergenza senza l’impegno di quei dipendenti che ora mortifica». Sull’orario di lavoro prolungato, Tomasi è netta: «Così come è stato deciso non ha alcun senso». Pronto a continuare la mobilitazione anche Maurizio Valentinotti, Fenalt, che però trova anche un punto positivo: «La giunta è riuscita involontariamente a creare le condizioni per l’unità sindacale».