Caso Perraro, il marito torna in carcere
Marco Manfrini, l’uomo che nella notte tra il 4 e il 5 settembre scorso ha ucciso la moglie Eleonora Perraro, è tornato in carcere per l’assenza del rischio di contagio. «È un messaggio per tutte le famiglie che lottano e soffrono», commenta la famiglia di Eleonora.
La notizia della sua scarcerazione aveva scatenato rabbia, indignazione, ma anche paura. La paura di chi, come l’ex compagna, aveva subito l’ira violenta dell’uomo. Il padre di Eleonora, Roberto Perraro, medico ortopedico in pensione, dopo lunghi mesi aveva rotto il silenzio sfogando tutto il suo dolore. «Ha distrutto Eleonora in modo mostruoso e ora è stato scarcerato», aveva detto poco dopo la decisione del giudice Consuelo Pasquale di accogliere l’istanza dell’avvocato della difesa Elena Cainelli di concedere gli arresti domiciliari a Marco Manfrini, il cinquantenne di Rovereto che ha brutalmente ucciso la moglie Eleonora Perraro nella notte tra il 4 e 5 settembre scorso nel giardino del bar «Sesto Grado» di Nago Torbole. Sul corpo della donna erano stati trovati anche segni di morsi.
Una decisione molto criticata ma dettata dall’emergenza coronavirus, che ha riscritto molte regole, e da una polmonite pregressa dell’uomo. Da venerdì l’uomo è tornato in carcere. La giudice ha infatti accolto l’istanza del difensore della sorella di Eleonora, Erika, Luca Pontalti, che ha evidenziato l’assenza, confermata dalla direzione sanitaria del carcere, del rischio di contagio. Un atto di giustizia per i genitori di Eleonora, Mariangela e Roberto, difesi dagli avvocati Andrea Tomasi e Claudio Losi. «Questo messaggio è per tutte le famiglie che lottano e soffrono — spiega la famiglia di Eleonora — tutti coloro che piangono sulla tomba di un figlio, fratello, sorella che per sempre ha chiuso gli occhi. La giustizia va perseguita perché esiste. Tutte le donne che subiscono soprusi e violenze possono sperare e credere di avere un’opportunità».
È di pochi giorni fa la notizia della chiusura delle indagini da parte del pm Fabrizio De Angelis. Manfrini resta l’unico indagato e i periti hanno confermato la totale capacità di intendere e di volere, nonostante lui continui a ripetere di non ricordare nulla di quella notte. L’uomo rischia l’ergastolo. Le indagini approfondite durate ben dieci mesi e le analisi scientifiche dei carabinieri del Ris di Parma, che sono state determinanti, hanno svelato una verità agghiacciante su quella terribile notte e hanno confermato la presenza di dna della vittima sulla dentiera dell’uomo trovata in terra nel giardino dove è avvenuto l’efferato delitto. Sul corpo della donna sono infatti stati ritrovati numerosi segni di morsi.
L’uomo si era opposto anche al seppellimento della moglie causando ulteriore dolore. Ora la decisione del giudice di far tornare in carcere Manfrini ridona alla famiglia un po’ di pace, ma soprattutto di speranza nella giustizia, nella quale i genitori di Eleonora non hanno mai smesso di credere.
Le indagini L’omicidio risale allo scorso settembre. Per i periti l’uomo è capace di intendere