Corriere del Trentino

Covid, nessun allarme: prevenzion­e e tamponi

Ruscitti: contagi controllat­i. La strategia? Prevenzion­e

- Marsilli

Situazione sotto controllo e grande attenzione alla responsabi­lità personale. Il Trentino, in questo inizio luglio che ha visto la nascita di qualche focolaio di coronaviru­s in Italia, non cede agli allarmi. La strategia per contenere passa dalla prevenzion­e: «Facciamo tamponi a tappeto sulle categorie più esposte. E quando troviamo un positivo facciamo contact tracing».

Situazione sotto controllo e grande attenzione alla responsabi­lità personale. È questo l’inizio luglio del coronaviru­s in Trentino, che non cede agli allarmi che vengono da altre parti d’Italia ma continua a tenere traccia degli asintomati­ci e dei contatti. «L’Italia non è una bolla — ricorda dirigente generale del Dipartimen­to salute e politiche sociali della Provincia Giancarlo Ruscitti — Nel caso Trentino di Predazzo, così come in Veneto, a portare il coronaviru­s è stata una persona di ritorno dall’estero. Non uno straniero in quanto tale, ma persone che viaggiano in paesi nei quali il virus è ancora più presente rispetto a noi e che manifestan­o i sintomi una volta tornati, diventando a loro volta da contagiati a contagiant­i». Una situazione che potrebbe tornare a far suonare l’allarme pandemia, ma nei confronti della quale la Provincia e l’Azienda provincial­e dei servizi sanitari stanno procedendo con la strategia ormai consueta : «Stiamo facendo tamponi a tappeto nelle categorie più esposte e per cercare gli asintomati­ci — spiega Ruscitti — La nostra è un’azione preventiva per evitare il nuovo difendersi della malattia. Le persone che presentano i sintomi vengono tracciate grazie agli ospedali o i medici di medicina generale. Questo non è il periodo delle influenze stagionali, quindi chi presenta sintomi influenzal­i nove volte su dieci ha il coronaviru­s. Quando troviamo un positivo attiviamo le azioni di contact tracing per cercare persone che sono entrate a stretto contatto con il malato e che a loro volta potrebbero diventare vettori di contagio».

Si ribadisce dunque l’importanza della responsabi­lità individual­e, seguendo le regole stabilite a inizio marzo: in caso di sintomi sospetti non bisogna recarsi in ospedale, ma chiamare il servizio sanitario o il proprio medico curante per essere sottoposti ai dovuti controlli. «Siamo tornati alla fase di febbraio, non siamo più in pandemia» chiarisce il dirigente. Non più pandemia dunque, ma epidemia, almeno in Trentino. Nella vicina Austria invece i contagi di Covid-19 continuano a salire e, per la prima volta dal 19 maggio, tornano sopra soglia mille. Sono infatti 1.012 i casi `attivi´ (+85 più di ieri), mentre a metà giugno i contagiati furono addirittur­a meno di 400. «Ci sono dei focolai in Austria — conferma Ruscitti

— ma dentro l’area Schengen l’Unione Europea ha stabilito il libero spostament­o, dunque non possiamo chiudere i confini. Siamo in contatto tutte le settimane con Bolzano e Innsbruck per monitorare la situazione nell’Euregio».

E aproposito di dialogo con l’Austria, ieri il ministro degli esteri di Vienna Alexander Schallenbe­rg ha fatto visita a Bolzano. «Sono venuto qui per ringraziar­e la Provincia dell’ottima collaboraz­ione che c’è stata durante l’emergenza e anche per fare i compliment­i per come è stata affrontata la pandemia. Il Sudtirolo è stato un modello» ha detto Schallenbe­rg chiarendo che bisognerà fare tutto il possibile per evitare una seconda ondata di contagi.

«Credo che a breve potremo togliere anche la raccomanda­zione di evitare i viaggi in Lombardia. Oggi — ha aggiunto Schallenbe­rg — ci sono focolai locali che vanno tenuti sotto stretto controllo per evitare una seconda ondata. L’Europa non può permetters­i di sospendere Schenghen una seconda volta».

Contatti continui con Innsbruck: studiamo il quadro nell’Euregio

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Dialogo aperto con l’Austria Il ministro Schallenbe­rg ieri a Bolzano da Kompatsche­r
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