Le città fanno fronte comune E Trento chiama le categorie per decidere quando aprire
Stanchina: «Ora si ragioni sul prolungamento serale»
Roberto Stanchina in questi giorni è costantemente al telefono: con i commercianti, con i cittadini. E con i sindaci dei Comuni che, come Trento, sono rimasti esclusi dalla lista delle località a elevata intensità turistica dove i negozi potranno tenere aperto anche alla domenica. Rovereto e Pergine in primo luogo. «Siamo tutti basiti e ci muoveremo insieme: su questa scelta si deve tornare indietro» avverte l’assessore comunale al turismo. La cui arrabbiatura non si è placata durante il weekend. Anzi: proprio nel primo weekend di chiusura domenicale dei negozi fissata dalla legge provinciale, in città si è respirata un’aria pesante. «Venerdì — racconta Stanchina — siamo stati tempestati di telefonate: i commercianti ci chiedevano come fare, se tenere aperto oppure no. Ma noi non avevamo risposte: si sarebbe potuto, quantomeno, rinviare l’entrata in vigore della legge di una decina di giorni per permetterci di organizzare la situazione».
Difficoltà che riportano l’assessore al nodo principale del problema: il metodo. «La Provincia — tuona Stanchina — si è mossa senza prevedere alcun confronto con il Comune capoluogo. Ed è un fatto gravissimo. Del resto, non c’è stato alcun dialogo con i sindaci in generale. Creando una imposizione imbarazzante: imbarazzante per chi è rimasto fuori dall’elenco dei Comuni turistici ma anche per chi è stato inserito senza nemmeno saperlo». Un «grande pasticcio», ripete l’esponente del Patt. Che ieri ha discusso della questione anche con la giunta e con il sindaco Alessandro Andretta. Ottenendo una sostanziale «benedizione» nella linea battagliera portata avanti in questi giorni. «Ora — avverte — dobbiamo lasciar decantare
la situazione per qualche giorno, per non rischiare di trasformare questa vicenda in una guerra tra tifoserie». Ma la prossima settimana si passerà alla fase delle decisioni: «Ci dovremo sedere al tavolo con Confesercenti e Confcommercio, ma anche con i sindacati, per definire la programmazione da qui a fine anno». Detta in altri termini: per decidere le date delle aperture domenicali in deroga. Che, per sei mesi, non saranno diciotto ma la metà: nove. Con almeno 4 che se ne andranno per le domeniche d’oro. Lasciando sul piatto un misero «bottino» di cinque domeniche da piazzare.
«Nonostante il nostro giudizio negativo sulla legge, che rimarchiamo — sottolinea ancora Stanchina — noi dobbiamo allinearci a queste disposizioni, almeno per ora». Anche se qualche ricorso viene dato praticamente per scontato. «E poi magari a settembre la legge non ci sarà più, con un danno evidente per le categorie, perché avremmo perso quattro mesi» allarga le braccia l’esponente autonomista. Che guarda con preoccupazione anche all’estate: «Il rischio di questo provvedimento è che all’esterno passi l’idea di una Trento non turistica. Un messaggio che potrebbe annullare l’importante investimento fatto da Trentino marketing per promuovere il nostro territorio durante la stagione estiva. Il capoluogo è fondamentale per il turismo provinciale».
Ma la questione delle aperture domenicali dei negozi rilancia anche un’altra riflessione, a cui Stanchina lavora da tempo. «Parlare solo di aperture domenicali è riduttivo» premette l’assessore. «Il discorso — prosegue — è un altro. E riguarda la dignità dei lavorati, che in Trentino c’è: parlare di sfruttamento, qui da noi, è una parola grossa. Ma riguarda soprattutto gli orari dei negozi, la cui apertura deve essere intelligente». Il punto di partenza è chiaro: «Il mondo è cambiato. Una volta i film in prima serata iniziavano alle 20.30, oggi alle 21.30. Tutto si è spostato in avanti». Anche l’aperitivo, che a Trento in estate si fa dalle 17 alle 22. «Accanto a bar e ristoranti aperti — abbozza l’assessore — sarebbe bello avere anche dei negozi che seguono orari diversi, spostati verso la sera, per animare la città e offrire un servizio in più».
Intanto Stanchina guarda avanti. E non molla la presa: «Se per la legge sul turismo si seguirà lo stesso metodo, le città daranno battaglia. Lo scontro, in questo caso, sarà durissimo».
L’assessore Evitiamo la guerra tra tifoserie ma il nostro giudizio è netto: serve un passo indietro