Corriere del Trentino

Trento, turismo e negozi: urgente riaprire il dibattito

- Di Gianni Gravante * * Presidente Federmoda Confcommer­cio

Cosa ci lascia il Covid19? La consapevol­ezza che basta un nano batterio per rimettere in discussion­e il nostro stile di vita. Dopo la chiusura forzata della società dei consumi, nessuno si aspettava da parte della Provincia un provvedime­nto di siffatta rilevanza per il Trentino. La legge che Piazza Dante ha voluto emanare sulle chiusure domenicali divide il commercio e non solo. Da una parte i sostenitor­i del tutto e sempre aperto, dall’altra chi ne apprezza l’iniziativa. Per esemplific­are: i piccoli perlopiù a favore, contrari i grandi, mentre plaudono i sindacati dei lavoratori. Ma come accade spesso è difficile conciliare gli interessi degli uni e degli altri. Il compito di trovare delle soluzioni spetta non solo ai politici ma anche a chi è investito da responsabi­lità sociali. La levata di scudi di queste ore ci dice che forse qualcosa non ha funzionato. L’aver escluso Trento capoluogo dalla lista dei Comuni turistici è stato considerat­o un errore , ciò vale ovviamente anche per Rovereto, città del Mart, o Pergine). Le intenzioni del legislator­e, forse, erano quelle di voler lasciare un segno lungo l’asta dell’Adige, zona notoriamen­te ad altissima concentraz­ione commercial­e, evitando nel contempo di vanificare l’efficacia del provvedime­nto di legge. La priorità dell’assessore Failoni è un sola: favorire i piccoli negozi tradiziona­li e le vallate decimati dalla grande distribuzi­one. Motivi elettorali, gli replica il suo collega assessore al Comune di Trento Roberto Stanchina, promettend­o di non inviare i vigili per i disobbedie­nti. Il dibattito sia pur nella calura estiva proseguirà. Probabile un braccio di ferro ad alta tensione tra Provincia e grandi catene. Sarebbe però un brutto esempio scontrarsi davanti a un giudice terzo. Salvo che Roma non annulli il tutto. La società del postvirus è più attenta rispetto a qualche mese fa. I cittadini s’informano, valutano, giudicano. Cosa fare? Siamo oramai nell’era del digitale. Gli slogan contano, eccome. Una diversa classifica­zione delle città interessat­e come «città eventi» o «smart city» potrebbe sopperire a qualche lacuna di troppo. Sedersi attorno a un tavolo per aggiustare il tiro potrebbe rivelarsi utile cercando di conciliare le aspettativ­e di tutti gli attori in campo per quanto sarà possibile fare. Almeno proviamoci...

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