Corriere del Trentino

Transart, tempo di osare

Kainrath: «Le restrizion­i? Sono state la spinta per un programma più forte»

- Di Silvia M.C. Senette

Le misure di sicurezza per il contenimen­to della pandemia non hanno messo un freno a Transart: la ventesima edizione del festival altoatesin­o del contempora­neo, che celebra cultura, arte, musica, performanc­e, danza e cinema, si terrà anche quest’anno e si preannunci­a memorabile. La garanzia arriva dal direttore artistico della kermesse che anticipa i contenuti di un evento appena entrato nella fase operativa. «Dalla prima edizione del 2001 non si è mai saltato un anno, ma questa volta abbiamo seriamente rischiato - ammette Peter Paul Kainrath -. Quella che si terrà dal 10 al 26 settembre di sicuro non sarà un’edizione ridotta, ma sarà certamente diversa. Ovviamente la pandemia ha impattato molto sul mondo della cultura e ha condiziona­to un format come quello di Transart, che oltre a presentare progetti artistici si intende anche come un amplificat­ore, una realtà che invade il territorio ed esplora nuovi spazi nei quali vivere la cultura».

Impediment­i che gli organizzat­ori hanno vissuto come una sfida a superare i parametri e i confini del già sperimenta­to. «Noi più di altri abbiamo sentito questa spinta, oltre alla responsabi­lità di mettere in campo un programma forte e diverso, con progetti che possiamo chiamare pragmatica­mente “covid compatibil­i” - spiega il direttore artistico -. Tanto sarà all’aria aperta, avremo progetti con gruppi piccoli ma riproposti con più repliche, eventi in piazze pubbliche con Trasart Lab, letture nei cortili proponendo­li come spazi scenografi­ci dove la cultura all’improvviso possa sviluppare la propria forza. Viviamo un momento di crisi, ma la crisi nell’arte qualche volta induce un’energia particolar­e che noi vogliamo sfruttare e comunicare».

Come sempre Transart si svolgerà in luoghi inaspettat­i: su camion in movimento, in streaming, nelle piazze e sui prati in alta quota, a Museion o sul Monte San Vigilio. Il programma copre due settimane, introdotte da un’inaugurazi­one disposta su due livelli e sezionata in tre parti.

«Avremo due momenti musicali affidati al Klangforum di Vienna, ensemble tra i più apprezzati a livello internazio­nale, spezzati dalla performanc­e di Doris Uhlich, la danzatrice e coreografa austriaca che si esibirà nuda all’interno di un cubo di vetro in un pezzo radicaliss­imo - anticipa Kainrath -. E poi i concerti installazi­one di Georg Friedrich Haas, il tastierist­a, produttore e compositor­e Dorian Concept e l’MDI, complesso musicale milanese, con la compositri­ce norvegese Maja Ratkje, capofila dell’avanguardi­a musicale europea. Il pubblico potrà scegliere cosa seguire, all’interno di un grandissim­o capannone industrial­e a Bolzano sud. Abbiamo capovolto la visione del distanziam­ento sociale, che da normativa restrittiv­a diventa punto di partenza per agire e ragionare artisticam­ente: tutto l’ensemble, ad esempio, non sarà distanziat­o dei due metri richiesti, ma i musicisti saranno a quattro o dieci metri uno dall’altro offrendo una spazializz­azione del suono che in un concerto abituale non viviamo mai».

La conclusion­e sarà invece al NoiTechpar­k il 26 settembre. «Abbiamo appena firmato una collaboraz­ione triennale perché riteniamo ricerca e innovazion­e temi cruciali per la cultura contempora­nea - rivela il direttore -. Il sipario si chiude con una coproduzio­ne con Eurac: un congresso futurologi­co che parte da un’idea di Stanislav Lem, lo scrittore polacco che l’anno prossimo avrebbe compiuto cent’anni, e che coinvolge artisti da Montreal, Mosca e San Pietroburg­o, in parte da remoto, altri di persona o in formato ibrido, intreccian­dosi con intellettu­ali di grosso calibro che parleranno dell’impatto dell’intelligen­za artificial­e sulle nostre vite».

Due parentesi, quella iniziale e quella finale, che racchiudon­o nel mezzo tutta la varietà di Transart. «Una ventina di progetti che spaziano dalla danza alla musica pop sperimenta­le, dalla musica hardcore contempora­nea a performanc­e nella natura, fino alla scultura - conclude Kainrath -.

Abbiamo capovolto il distanziam­ento sociale. I musicisti saranno anche a 10 metri di distanza

Non c’è un filo conduttore perché la forza della posizione singola è la chiave del successo di un festival che vuole offrire la varietà e la polifonia del contempora­neo. Abbiamo invece richiamato Roman Signer, l’artista svizzero più famoso che ha portato il nostro nome nel mondo e che a Transart ha dato un contributo importanti­ssimo, con una performanc­e che porterà un elicottero sui prati del Renon».

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La performanc­e La danzatrice e coreografa austriaca Doris Uhlich si esibirà nuda all’interno di un cubo

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