Nidi, Comune in allarme: «Bisesti deve rispondere»
Provincia, al vaglio una proposta per aule e trasporti: tre scenari di ripartenza a settembre
Se rimane la regola di una maestra ogni cinque bambini, a Trento i posti nido saranno la metà rispetto allo scorso anno. Maule: «Servono spazi. Provincia dia risposte»
TRENTO Ancora nulla dal fronte provinciale. La richiesta del Comune di Trento alla Provincia per un via libera a procedere nella pianificazione dei nuovi spazi per gli asili nido, da predisporre prima di settembre, non è ancora stata raccolta. Nonostante l’urgenza sottolineata dal l’amministrazione comunale. L’assessora Chiara Maule, che ha in mano la programmazione dei servizi scolastici - tra cui gli asili nido - si fa avanti ancora una volta e incalza Piazza Dante. «Dobbiamo capire in tempi brevi quali soggetti contattare per ottenere nuove aule in vista dell’autunno».
L’attività dei nidi, ripartita e attiva fino al 31 luglio nel capoluogo, incontra l’incognita di settembre. «A questa tornata, abbiamo assegnato tutti i posti, accontentando le richieste pervenute. A settembre, se le condizioni non cambiano, e le linee guida dell’azienda sanitaria rimangono quelle di ora, ovvero di una maestra ogni 5 bambini, non riusciremo a soddisfare tutte le richieste delle famiglie». Il numero di richieste estive rimane infatti ben al di sotto delle domande autunnali. Se l’Azienda sanitaria continua a richiedere una maestra ogni cinque teste, gli asili attualmente disponibili non basterebbero. La metà dei bambini rimarrebbe fuori. «A Trento ci sono 24 nidi. Questi accolgono circa 1.250 bambini. Con le norme sanitarie a cui adeguarsi, riusciamo ad accoglierne tra i 600 e 700 bambini. Quindi quasi la metà resta fuori». La situazione è quindi difficile. Potrebbe addolcirsi se ci fosse un attenuamento delle restrizioni, «per esempio se si arrivasse a una maestra ogni 6 o 7 bambini». La difficoltà logistica allarma anche Trento e Pergine. «Ci siamo confrontati tra amministrazioni comunali ed emerge una generale preoccupazione. La ricerca degli spazi è un’incognita, e ci serve un segnale dalla Provincia».
Il nodo, quindi, è il dove collocare quei 500 bambini che, senza integrazioni alle strutture già in uso, rischierebbero di essere lasciati fuori. Con ripercussioni sull’organizzazione di molte famiglie. «Pensiamo di rivolgerci a privati con immobili in disuso, oppure, tramite la protezione civile, ottenere prefabbricati. Gli incastri sono più difficili nel centro storico, dove gli spazi sono più stretti, mentre nelle circoscrizioni abbiamo più di margine. Ma per predisporre il tutto servono risposte», conclude Maule.
Se per la situazione nidi in città si cerca una quadra in tempi brevi, lo stesso incastro riguarda le scuole di ogni ordine e grado in Trentino. Con la macchina scolastica da far ripartire, e le norme sanitarie da rispettare, la giunta deve ricorrere a un tetris per organizzare ingressi scolastici, classi, aule, insegnanti e, non ultimi, trasporti. Una questione su cui il gruppo consiliare del Patt interroga il Presidente Maurizio Fugatti, chiedendo se è pronta la delibera di approvazione per il piano di ripartenza scolastica. Il gruppo guidato da Ugo Rossi chiede poi che venga considerata la petizione popolare, depositata con 6.000 firme, e recante proposte «A favore della scuola reale».
«A metà luglio - spiega l’assessore all’istruzione Mirko Bisesti - usciremo con il piano di ripresa scolastica che tiene conto di tre possibili scenari studiati insieme all’equipe della sanità. La logica è quella di pensare a proposte in questo senso anche per i mezzi pubblici, essenziali per avviare la scuola: una pensata per una situazione epidemiologica migliore, una disegnata sullo scenario peggiore e un’ultima che tenga conto di una condizione di stabilità», conclude Bisesti, che per il momento conferma l’assetto odierno dei trasporti.
Mentre sulla data del primo giorno di scuola (14 settembre, ndr) manca solo l’ufficialità, ancora numerose incertezze avvolgono la trattativa sugli spazi e sul personale insegnanti. Variabili che dipendono dall’assetto delle classi. Se, per garantire il distanziamento, dovesse essere confermato l’aumento aule del 10%, con 300 classi in più servirebbero nuovi spazi. «Alcuni istituti riusciranno a sistemarsi all’interno delle proprie strutture, mentre ad altri servirà aggiungere. Ma non è ancora stato determinato il quanto». Molte anche le integrazioni all’organico di docenti. «Di questo ci stiamo occupando con i sindacati. Si tratterà di contratti a tempo determinato, della durata di un anno scolastico. Il numero non è ancora deciso».
Per la scuola al vaglio un piano di ripartenza che prevede tre scenari