Corriere del Trentino

«Trentino, terreno fertile per le attività criminali»

- Tommaso Di Giannanton­io

TRENTO Lavoro nero e contraffaz­ione, ma anche e soprattutt­o riciclaggi­o e usura. Sono questi i tre ambiti su cui verte «il patto per la legalità» firmato martedì al Palazzo della Provincia da ben ventitré attori, tra istituzion­i, sindacati e associazio­ni di categoria. «È assolutame­nte un unicum in Italia ed è uno dei pochi strumenti in grado di attivare dei sensori sul territorio e far partire velocement­e le indagini», commenta Andrea Di Nicola, docente di criminolog­ia al Dipartimen­to di Giurisprud­enza, specializz­ato anche in criminalit­à economica e criminalit­à organizzat­a. Un accordo che arriva tra l’altro in un periodo di crisi in cui i tentativi di infiltrazi­one della criminalit­à economico-finanziari­a potrebbero farsi sempre più pressanti anche in Trentino: non a caso la Guardia di finanza – tra i promotori dell’accordo insieme alla Provincia - ha già messo gli occhi sulla vendita di due strutture alberghier­e del Primiero ad acquirenti arabi e russi.

Professore, lei è anche il referente dell’Istituto di scienze della sicurezza, quale sarà il ruolo dell’Università di Trento nell’ambito del nuovo protocollo?

«Con la Procura e la Guardia di finanza noi abbiamo già siglato, lo scorso anno, un patto per la sicurezza che ci vede protagonis­ti, tra le altre cose, nella creazione di strumenti per rendere più efficaci ed efficienti i controlli, ad esempio, su finanziame­nto del terrorismo, riciclaggi­o e transazion­i monetarie. Con questo nuovo accordo, come Università, aiuteremo a costruire nuovi strumenti tecnologic­i che facilitera­nno la comunicazi­one di situazioni illecite e che contraster­anno la contraffaz­ione attraverso una ben precisa esplorazio­ne del web».

Con la crisi economica generata dal coronaviru­s potrebbero essere molte di più le aziende con problemi di liquidità soggette a operazioni di riciclaggi­o e usura. Quali sono i settori più esposti?

«Come sta dicendo a gran voce anche il ministero degli Interni, i due comparti più esposti sono quello alberghier­o-turistico e quello della ristorazio­ne. Proprio i due settori che rappresent­ano la forza trainante dell’economia trentina. Per questo è altamente probabile che il territorio trentino possa trasformar­si in un’opportunit­à per la criminalit­à organizzat­a».

Quali situazioni potrebbero venire a crearsi?

«In alcuni casi disperati, un imprendito­re che è strangolat­o dalla crisi e ha difficoltà ad accedere ai contributi statali per via della burocrazia, potrebbe

cadere vittima o di usurai - cosa più difficile in Trentino perché è un fenomeno molto diretto - oppure di profession­isti che fanno da intermedia­ri per un personaggi­o criminale, pronto magari ad offrire una garanzia per un prestito in cambio di una quota degli utili dell’azienda. A volte può esserci collusione da parte del profession­ista e altre volte solo superficia­lità».

Un imprendito­re come può riconoscer­e aspetti illeciti in circuiti apparentem­ente legali?

«In tutti quei casi in cui la mia attività sembra in procinto di essere sfruttata. Insomma, quando è troppo bello per essere vero. Quando per esempio non ho più risorse e qualcuno mi promette risorse senza che io lo abbia sollecitat­o. Per questo è molto importante fornire agli imprendito­ri gli strumenti per comunicare alle associazio­ni di categoria ogni situazione dubbiosa».

Il «patto per la legalità» prevede proprio la creazione di una cabina di regia nel comando della guardia di finanza del Trentino Alto-Adige che raccoglier­à le segnalazio­ni. Quanto può essere importante il ruolo dei commercian­ti?

«Sarà essenziale. Attivare dei sensori sul territorio che avvertano il sentore di un illecito e facciano segnalazio­ni è fondamenta­le per ogni indagine contro il riciclaggi­o e le infiltrazi­oni, fenomeni che sono molto sommersi e che si basano su un contatto mellifluo. Il protocollo sta andando nella direzione giusta e per capacità organizzat­iva rappresent­a un unicum nel nostro paese».

In alcuni casi disperati, un imprendito­re che è strangolat­o dalla crisi e ha difficoltà ad accedere ai contributi statali per via della burocrazia, potrebbe cadere vittima di usurai

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Andrea Di Nicola, docente di criminolog­ia al Dipartimen­to di Giurisprud­enza di Trento
Esperto Andrea Di Nicola, docente di criminolog­ia al Dipartimen­to di Giurisprud­enza di Trento

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