«Trentino, terreno fertile per le attività criminali»
TRENTO Lavoro nero e contraffazione, ma anche e soprattutto riciclaggio e usura. Sono questi i tre ambiti su cui verte «il patto per la legalità» firmato martedì al Palazzo della Provincia da ben ventitré attori, tra istituzioni, sindacati e associazioni di categoria. «È assolutamente un unicum in Italia ed è uno dei pochi strumenti in grado di attivare dei sensori sul territorio e far partire velocemente le indagini», commenta Andrea Di Nicola, docente di criminologia al Dipartimento di Giurisprudenza, specializzato anche in criminalità economica e criminalità organizzata. Un accordo che arriva tra l’altro in un periodo di crisi in cui i tentativi di infiltrazione della criminalità economico-finanziaria potrebbero farsi sempre più pressanti anche in Trentino: non a caso la Guardia di finanza – tra i promotori dell’accordo insieme alla Provincia - ha già messo gli occhi sulla vendita di due strutture alberghiere del Primiero ad acquirenti arabi e russi.
Professore, lei è anche il referente dell’Istituto di scienze della sicurezza, quale sarà il ruolo dell’Università di Trento nell’ambito del nuovo protocollo?
«Con la Procura e la Guardia di finanza noi abbiamo già siglato, lo scorso anno, un patto per la sicurezza che ci vede protagonisti, tra le altre cose, nella creazione di strumenti per rendere più efficaci ed efficienti i controlli, ad esempio, su finanziamento del terrorismo, riciclaggio e transazioni monetarie. Con questo nuovo accordo, come Università, aiuteremo a costruire nuovi strumenti tecnologici che faciliteranno la comunicazione di situazioni illecite e che contrasteranno la contraffazione attraverso una ben precisa esplorazione del web».
Con la crisi economica generata dal coronavirus potrebbero essere molte di più le aziende con problemi di liquidità soggette a operazioni di riciclaggio e usura. Quali sono i settori più esposti?
«Come sta dicendo a gran voce anche il ministero degli Interni, i due comparti più esposti sono quello alberghiero-turistico e quello della ristorazione. Proprio i due settori che rappresentano la forza trainante dell’economia trentina. Per questo è altamente probabile che il territorio trentino possa trasformarsi in un’opportunità per la criminalità organizzata».
Quali situazioni potrebbero venire a crearsi?
«In alcuni casi disperati, un imprenditore che è strangolato dalla crisi e ha difficoltà ad accedere ai contributi statali per via della burocrazia, potrebbe
cadere vittima o di usurai - cosa più difficile in Trentino perché è un fenomeno molto diretto - oppure di professionisti che fanno da intermediari per un personaggio criminale, pronto magari ad offrire una garanzia per un prestito in cambio di una quota degli utili dell’azienda. A volte può esserci collusione da parte del professionista e altre volte solo superficialità».
Un imprenditore come può riconoscere aspetti illeciti in circuiti apparentemente legali?
«In tutti quei casi in cui la mia attività sembra in procinto di essere sfruttata. Insomma, quando è troppo bello per essere vero. Quando per esempio non ho più risorse e qualcuno mi promette risorse senza che io lo abbia sollecitato. Per questo è molto importante fornire agli imprenditori gli strumenti per comunicare alle associazioni di categoria ogni situazione dubbiosa».
Il «patto per la legalità» prevede proprio la creazione di una cabina di regia nel comando della guardia di finanza del Trentino Alto-Adige che raccoglierà le segnalazioni. Quanto può essere importante il ruolo dei commercianti?
«Sarà essenziale. Attivare dei sensori sul territorio che avvertano il sentore di un illecito e facciano segnalazioni è fondamentale per ogni indagine contro il riciclaggio e le infiltrazioni, fenomeni che sono molto sommersi e che si basano su un contatto mellifluo. Il protocollo sta andando nella direzione giusta e per capacità organizzativa rappresenta un unicum nel nostro paese».
In alcuni casi disperati, un imprenditore che è strangolato dalla crisi e ha difficoltà ad accedere ai contributi statali per via della burocrazia, potrebbe cadere vittima di usurai