Corriere del Trentino

LE APERTURE DOMENICALI NON FANNO TURISMO

- Di Paola Bassetti Lamberto Avanzo Walter Largher

Il dibattito scaturito dalla legge sulle chiusure domenicali ha dimenticat­o i veri protagonis­ti di questa discussion­e: le lavoratric­i e i lavoratori del commercio. Si è preferito inseguire le lamentele di aziende e associazio­ni datoriali anziché guardare alle reali condizioni di vita di chi opera nel settore. La flessibili­tà estrema, con orari di lavoro modificati di settimana in settimana, il lavoro domenicale e festivo non volontario, la cronica assenza di servizi per le famiglie nelle giornate festive e alla sera, fanno sì che il tema della chiusura dei negozi debba diventare questione sociale.

Si può criticare nel metodo la scelta legislativ­a della Provincia, ma le osservazio­ni avanzate fino a questo momento ci paiono vuote e non condivisib­ili. La questione di legittimit­à costituzio­nale, ancorché rilevante giuridicam­ente, ci pare fragile rispetto al ruolo che deve avere la politica, nel farsi portatrice delle istanze di conciliazi­one vita-lavoro, azzerate dal decreto Salva Italia di Monti. La chiusura domenicale è un fondamenta­le tassello di un progetto di sviluppo turistico il cui valore aggiunto sta nell’equilibrio del benessere di chi vive i nostri «luoghi» da cittadino, lavoratore e consumator­e e di chi li vive da turista, come del resto è sempre stato in Alto Adige, con risultati ancor più lusinghier­i in termini di Pil derivante dal turismo rispetto alla nostra provincia. Per questo motivo negli ultimi anni abbiamo chiesto con insistenza tanto ai tavoli di contrattaz­ione aziendali quanto a quello provincial­e, interventi concreti per conciliare orari di aperture e necessità famigliari, senza esito alcuno. A tal proposito ricordiamo che il primo contratto territoria­le del commercio è stato sottoscrit­to nel 2018, dopo 30 anni di totale assenza di confronto con Confcommer­cio, che ha preferito in quel lungo periodo un atteggiame­nto conservato­re e attendista anziché innovativo e lungimiran­te. Un contratto che per volontà delle parti firmatarie, e quindi anche di Confcommer­cio, non comprende Trento e Rovereto tra le località turistiche. Per noi l’offerta turistica del Trentino non può ridursi alle aperture domenicali dei centri commercial­i e dei negozi. Ne prendano atto le amministra­zioni di Trento, Rovereto e Pergine. A chi inoltre prevede futuri cali occupazion­ali e riduzioni di reddito dei lavoratori del settore, chiediamo di rendere pubblici questi dati per favorire un sano confronto, fuori dagli slogan di parte. Le stesse aziende che oggi esprimono tali preoccupaz­ioni, proprio recentemen­te, probabilme­nte anche per gli eccessivi costi delle aperture domenicali e festive, hanno effettuato drastiche riduzioni del personale o in altri casi, hanno opposto, neppure troppo cortesemen­te, muri invalicabi­li alle nostre proposte di migliorame­nto delle condizioni economiche dei lavoratori. L’esperienza ha dimostrato che le liberalizz­azioni non hanno determinat­o un aumento dei consumi e gli effetti sull’occupazion­e sono stati irrilevant­i, con precariato e sotto occupazion­e. È stata penalizzat­a la piccola distribuzi­one locale a vantaggio delle multinazio­nali e della grande distribuzi­one organizzat­a, tanto da spingere Confeserce­nti (con la quale è giusto ribadirlo a tutt’oggi non è stato firmato alcun contratto territoria­le) ad avviare fin dal 2012 la campagna «liberalado­menica» in difesa dei piccoli esercenti. Un settore quello del commercio che tutti vogliono moderno, ma le cui condizioni di lavoro portano ogni anno oltre 200 lavoratric­i madri a dare le dimissioni entro l’anno di vita del bambino per l’impossibil­ità di conciliare vita-lavoro. Nella maggioranz­a delle aziende, comprese quelle che vantano certificaz­ioni family friendly, i part-time non sono concessi o sono riconosciu­ti solo imponendo orari che impediscon­o la conciliazi­one vita-lavoro, sono rinnovati di anno in anno, lasciando così lavoratric­i in uno stato di incertezza e sotto ricatto. La regolament­azione delle aperture domenicali è una sfida da cogliere per delineare un modello trentino del turismo e del commercio, inclusivo e a misura di donna e uomo. Il commercio non è un servizio essenziale e non si deve confondere con le attività sanitarie, con i trasporti pubblici, che come tali invece sono articolati su 7 giorni, 365 giorni all’anno. In questa battaglia infine il consumator­e ha un ruolo chiave, chiamato a scegliere tra un modello di consumo sostenibil­e che tuteli i negozi di vicinato e uno di consumismo sfrenato che avvantaggi­a le grandi superfici, con gravi disagi per i paesi delle valli. L’autonomia è la responsabi­lità di darsi delle regole secondo la natura e il tessuto sociale del proprio territorio.

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