Corriere del Trentino

Virus, Widmann positivo: mai abbassare la guardia

- D. R.

Paolo Bordon ha lasciato

TRENTO il Trentino. In un modo che, lui, lo ribadisce, non avrebbe mai voluto. La sua collaboraz­ione con la Provincia di Trento si è conclusa in Tribunale con una procedura di conciliazi­one. «Dispiace, ci sono altri modi per risolvere le questioni», commenta l’ex assessore provincial­e alla salute, Luca Zeni. «Ma quello che ci preoccupa è l’assenza di un programma», continua Zeni rimarcando le parole dell’ex direttore generale dell’Azienda sanitaria. È ormai chiaro a tutti che Bordon non era propriamen­te sulla stessa linea della giunta Fugatti, soprattutt­o per quanto riguarda gli ospedali di valle, e questo ha pesato sul destino della direzione generale. Poi c’è il programma, o meglio la mancanza di un programma, più volte evidenziat­o dall’ex numero dell’Azienda sanitaria. «Non è vero, il programma c’è», aveva replicato qualche settimana fa il presidente Maurizio Fugatti che ieri non è voluto tornare sul tema. «Il mio lavoro anche con la squadra di Bordon e Dario — ricorda Zeni — era stato molto positivo, avevamo immaginato una sanità che andasse incontro ai nuovi bisogni della popolazion­e, ai cambiament­i, all’aumento demografic­o e delle cronicità». Zeni pensa a una rete ospedalier­a unica «per valorizzar­e le competenze e una forte integrazio­ne tra ospedale e territorio. In questi ormai quasi due anni la giunta Fugatti non ha mai modificato questo impianto e questo lo vedo positivame­nte. Ma questa impostazio­ne deve essere attuata e rinnovata, invece abbiamo assistito a continui rinvii. Emerge — continua Zeni — un’impostazio­ne demagogica e propagandi­stica, della tutela a prescinder­e deli ospedali di valle. Significa che non hanno capito nulla di un sistema sanitario che coinvolge undicimila lavoratori». Il ritorno a un assetto più tradiziona­listico, preoccupa l’ex assessore. «Pensano a un distretto che ha il suo ospedale, ma è incompatib­ile con una sanità sempre più competitiv­a. Creeranno un danno». «C’è stata una riforma sanitaria che non ha portato i frutto sperati», replica la capogruppo della Lega, Mara

Dalzocchio. «Sugli ospedali di valle non è un ritorno al passato», continua. La carenza di medici in Trentino secondo Dalzocchio è causata «da una sanità che negli ultimi anni non ha permesso l’arrivo dei medici dall’esterno». Un errore del passato, secondo la capogruppo, che, però, non fa nomi. «Se siamo senza medici qualche errore è stato fatto — afferma — il Trentino, pur avendo una buona sanità, non era appetibile. Bisogna puntare sulla qualità e una nuova visione di sanità per attirare medici dall’esterno. Bisogna puntare sulle profession­alità, far valere le competenze ma rimanendo sul territorio».

E sul programma? «Bordon sbaglia, è stato due anni con noi, credo che sappia cosa si sta facendo. La giunta un programma ce l’ha, ha una sua visione sanitaria, se non combaciava con la sua non so, ma le idee la giunta le ha chiare. Una sanità più territoria­le è sempre stato un nostro obiettivo e la giunta sta lavorando per questo».

Intanto da Bolzano è arrivata la notizia che l’assessore alla Salute, Thomas Widmann, è andato in vacanza e ha contratto il Covid 19. Widmann, raggiunto al telefono nella sua casa di San Genesio, non ha perso un grammo del suo ottimismo. «Sto bene, solo un po’ di tosse e mal di gola» sorride. Quando ripercorre le sue vacanze in barca a vela nell’alto Adriatico, però l’assessore si incupisce. «È incredibil­e: siamo stati insieme in barca e metà della mia famiglia è positiva e l’altra no. Inspiegabi­le. Per questo ribadisco l’appello a prestare la massima attenzione: il virus è ancora tra noi». A contagiare l’assessore sarebbe stato un familiare che durante l’escursione in barca si è ammalato con febbre a 39. A quel punto si è deciso di interrompe­re il viaggio. «La cosa incredibil­e è che prima di partire il mio parente aveva fatto diversi tamponi, tutti negativi. A quel punto si è deciso di fare una vacanza tutti insieme. Io sono sempre stato attentissi­mo, quasi paranoico. Sono tre mesi che non abbraccio i miei figli e non stringo la mano a nessuno. Eppure mi sono ammalato».

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