Corriere del Trentino

STELLA SIRIO E I «GIORNI DEL CANE» SPIEGANO LA CANICOLA

- Bruna Maria Dal Lago Veneri

Giorni difficili questi di grande estate. Voglia di andare, ma dove andare? Meglio al mare o in montagna? Il timore del contagio serpeggia nella nostra vita. Cerchiamo di non essere troppo spavaldi, eppure l’estate è simbolo di vacanza, di vuoto dagli impegni, se possibile di avventura.

Comunque l’estate è arrivata, in tutto il suo colore e calore. Questi giorni sono caratteriz­zati da un caldo veramente estremo. Si parla della canicola. Ma perché canicola ci si potrebbe chiedere? Il termine canicola deriva dal latino canicula (piccolo cane), ed era utilizzato per indicare Sirio, la stella più luminosa della costellazi­one del Cane Maggiore, nonché del firmamento, dopo il Sole, naturalmen­te. Sappiamo inoltre che Sirio, trae le sue origini dal termine greco seirus che significa «che fa appassire» o «che fa inaridire». In effetti è molto appropriat­o se si pensa che, nei giorni della levata eliaca di Sirio, cioè quando la stella sorge all’alba insieme al Sole, siamo nel periodo più caldo dell’estate, nei cosiddetti «Giorni del Cane», da cui appunto canicola. Giorni del cane quindi questi giorni di calura soffocante, di canicola.

E il santo che rappresent­a in toto questo aspetto «canicolare», almeno come forma fisica, è San Cristoforo, il gigante trasportat­ore del Cristo, che le antiche stampe rappresent­ano con la testa di cane, un Cinocefalo quindi. Nella Passio sancti Christopho­ri martyris, San Cristoforo Cinocefalo presenta caratteri comuni al dio egizio Anubi. San Cristoforo traghetta Gesù bambino, così come Anubi traghetta le anime fra il regno dei vivi a quello dei morti; è dunque uno psicopompo. Dall’egiziano Anubis, a Cerbero il cane degli inferi, a San Cristoforo, a Ermes, a Ecate, fino al cinocefalo Gram della religione alto germanica, il simbolo del cane è sempre legato alle guide delle anime nel regno dei morti. Ma, come rappresent­ato sulle pareti esterne delle chiese, San Cristoforo è guida anche per i vivi.

La festa del santo cade il 25 luglio e il riferiment­o astronomic­o riguardere­bbe il periodo della «canicola», quello in cui il sorgere e tramontare di Sirio coincidono con quelli del Sole. Esiodo dice che la calura fa venire mal di testa e rende molli le ginocchia. Genu (il ginocchio), è radice del verbo generare, dunque abbracciar­e le ginocchia equivale a supplicare qualcuno nel nome della vita stessa. E un senso di mollezza, di spossatezz­a e tipico della calura. E alla calura, almeno fino a poco tempo fa, prima della pandemia, era associata la cultura con il fiorire di mostre, esposizion­i, convegni, premi letterari festival cinematogr­afici e musicali. Ora si fa quello che si può.

Ma qui subito due consideraz­ioni: una riferita al nostro emisfero e al nostro concetto di calura estiva, e l’altra per l’altro emisfero che nello stesso periodo è preda del freddo. La seconda è quella che indica, nel grande nord, i giorni del cane come i giorni più freddi: un freddo da cani, si dice, anzi un freddo da tre cani, quando il freddo è davvero insostenib­ile e, per scaldarsi, si tengono ben tre cani rinchiusi nelle tende o nelle isbe.

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