Apre al Mag la mostra-omaggio all’artista trentino con cui nacque la fotografia scientifica. «Primo al mondo immortalò gli insetti» Malacarne
Uno studioso e sperimentatore nella fotografia scientifica, diventato un punto di riferimento per i fotografi suoi contemporanei, che oggi rischia però di essere dimenticato. È il trentino Francesco Malacarne, nato a Riva del Garda nel 1779 e morto a Venezia nel 1855), poliedrico ingegnere e grande sperimentatore, tra i pionieri della fotografia scientifica nel XIX secolo.
Il Museo Alto Garda di Riva del Garda rende omaggio al suo illustre concittadino con
Catturare l’invisibile. Francesco Malacarne e la nascita
della fotografia scientifica, la mostra curata da Anna Bedon e Matteo Rapanà, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia di Trento.
Aperta fino all’8 novembre, l’esposizione propone rappresentazioni cartografiche e scritti relativi al territorio trentino, oltre a fotografie scientifiche mai rivelate al pubblico. Non manca un dialettico intreccio con l’arte, la messa a punto di nuovi procedimenti di riproduzione fotografica richiedeva a Malacarne l’aiuto di un buon disegnatore. Per questo, si avvalse della collaborazione di Giuseppe Craffonara di Riva del Garda, un pittore che si esercitava copiando tele di artisti famosi. Riconosciute le sue capacità artistiche, Malacarne sosterrà gli studi del giovane, diventandone mecenate.
Attraverso la vita e l’opera di due protagonisti della cultura trentina, scienza e arte compongono un originale percorso di visita al Mag.
«Ci sono personaggi che hanno attraversato la storia in punta di piedi e che per riservatezza, o per non aver fatto parte dell’ambiente accademico e mondano, sono stati dimenticati nonostante la loro importanza – spiega Anna Bedon -. È il caso di Francesco
Malacarne: curioso, inventivo, interessato alla scienza della riproduzione, che non brevettò nulla, pubblicò poco, ma donò generosamente molto».
In particolare Malacarne si dichiara inventore della «papirografia», ma che cosa sia tale metodo, «è una questione aperta», specifica la curatrice, che in proposito scende nei dettagli di tre ipotesi, affermando che «la più suggestiva, avanzata da Italo Zannier, è che Malacarne avesse spalmato un’emulsione sensibile su un cartone reso granuloso, vi avesse appoggiato un foglio disegnato e, infine, avesse esposto il tutto per molte ore al sole, ottenendo, così, un’impressione fotografica sul cartone».
Pioniere della fotografia al microscopio, Malacarne fu forse il primo al mondo a fotografare gli insetti, chiamando queste immagini «eliografie» e nel 1845 pubblicò negli «Annali delle Scienze del regno Lombardo-Veneto» il saggio Curiosità daguerrotipiche: Immagini degli insetti.
Con la tecnica della carta salata, realizzò anche le foto di un’eclissi solare. Spiega il curatore del Mag, Matteo Rapanà: «La prima parte del percorso espositivo, che si sviluppa al piano terra del museo, è dedicata alla figura di Malacarne. Si approfondisce la nascita della fotografia, presentando anche preziose macchine fotografiche del 1840, in particolare una proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e una dal Museo del Precinema di Padova».
Un cortometraggio di animazione del Museum of Modern Art di San Francisco racconta invece la nascita della fotografia. La sala successiva riguarda la fotografia scientifica, con cinque immagini su carta salata di Malacarne conservate alla biblioteca del Museo di storia naturale di Venezia. «Possono essere considerate le più antiche fotografie di insetti al microscopio», fa sapere Rapanà.
Si prosegue con ingrandimenti retroilluminati delle fotografie, un microscopio solare dell’Università di Padova, e una selezione di fotografie scientifiche in ambito trentino tirolese.
Il lungo corridoio si chiude con la proiezione di un’importante rassegna di fotografia scientifica «Images for Science», che narra le ultimissime frontiere della fotografia scientifica.
«Dal processo papirografico alla nascita della fotografia grazie a tecniche basate sulla fotochimica dell’argento, le vicende di Malacarne si intrecciano così con la sua eredità nel campo della attuale macrofotografia passando dal contesto locale a quello internazionale», conclude Rapanà