SUAREZ E I CITTADINI COMUNI
Mi capita periodicamen te di commentare delle vicende in odore di «raccomandazione», visto che mi sono occupata del tema di clientelismo nel corso delle mie ricerche. L’ultimo caso della serie è l’attuale affaire Suarez: è sotto gli occhi di tutti come, in tempi velocissimi, al calciatore uruguayano Luis Suarez è stato somministrato un esame di lingua italiana Livello B1. L’esito positivo del test avrebbe costituito un tassello fondamentale per una rapida concessione della cittadinanza italiana, in vista di un eventuale suo approdo alla Juventus. Lascio che la magistratura faccia il suo lavoro, deciderà se ci sono effettivamente delle irregolarità o meno, e se ce ne sono, se sono riconducibili ad azioni che configurano dei reati. In fondo non sono affatto rari nel mondo dello sport i cambi di casacca facilitati con la concessione della cittadinanza. Penso, per citarne uno, alla coppia vincitrice dell’oro olimpico nel pattinaggio su ghiaccio a Pyeong Chang 2018, la exucraina Aliona Savchenko e l’ex-francese Bruno Massot, che gareggiavano sotto la bandiera tedesca. Mi chiedo se il caso di Suarez non sia stato messo sotto la lente di ingrandimento perché, a differenza del contesto di una squadra nazionale — che raccoglie più o meno dei consensi — il mondo rissoso della tifoseria dei club non ha sopportato l’idea di un tale vantaggio sleale per la Juve.