Corriere del Trentino

UNA CITTÀ VIVIBILE SENZA MURI

- Di Ugo Morelli

Ieri sera ho fatto un sogno ad occhi aperti. Mentre ascoltavo Marco Aime all’interno del bellissimo spazio del negozio «La Capra Felice» in via Venezia a Trento, ho sognato che l’intorno divenisse all’improvviso, come per magia, bello come l’interno. Perché era bello l’interno? Perché Aime, da quel grande narratore affabulant­e che è, da antropolog­o della contempora­neità, ci intrattene­va su una sorta di dizionario del presente, aiutandoci a guardare le cose da punti di vista molteplici e allargando, così, le nostre menti per renderle più capaci di vivere nel mondo in cui viviamo. L’interno era bello anche perché i posti prenotati per motivi di prevenzion­e erano tutti occupati da giovani, soprattutt­o donne, attentissi­me e dialoganti con i pensieri dell’autore. A rendere bello l’interno infine c’era, e c’è, il progetto di vita e lavoro della titolare di quel punto vendita, Agitu Ideo Gudeta, etiope trapiantat­a in Trentino da diversi anni per portare avanti la sua passione e la sua sfida: vivere in armonia con la natura e recuperare dall’estinzione la capra Mochena. Del suo progetto Simone Casalini, sempre attento all’innovazion­e sociale, si è già occupato su queste pagine. Bella è, inoltre, la rete che Federico Zappini sta creando con la libreria «Due Punti», organizzat­rice della serata, connettend­o più istanze e più progetti apparentem­ente piccoli che possono essere un lievito essenziale per la vivibilità urbana.

Ma allora perché il sogno a occhi aperti mi ha fatto anche soffrire? Perché l’intorno per arrivare allo spazio de «La Capra Felice» costringe a stare attenti per non essere uccisi dalle automobili; perché via Venezia in quel punto è una delle strade più trafficate d’Europa e non si respira per il cunicolo che si crea tra polveri e ossido di carbonio; perché il bellissimo parco di là dalla strada, uno dei polmoni verdi della città, è irraggiung­ibile e invivibile; perché un progetto, l’unico veramente serio, di interramen­to della strada giace da più di un quarto di secolo e nessuno se ne cura; perché quel progetto, magari rivisto e adeguato, sarebbe risolutivo anche per piazza Mostra e per il Castello del Buonconsig­lio; perché l’intero sistema urbano cambierebb­e faccia e la vivibilità aumentereb­be immediatam­ente con vantaggi economici evidenti. E allora, sogno per sogno, mi sono rimesso a sognare: che l’attuale nuova giunta che governa la città affronti finalmente la questione e la risolva. Le premesse ci sono tutte, ascoltando in particolar­e i pensieri del nuovo sindaco e dell’assessore Paolo Zanella. Così ho visto i bambini correre felici da una gelateria verso il parco, le persone passeggiar­e conversand­o, altri correre e altri ancora fare musica o riposare sulle panchine, e negozi fiorenti da cui escono e entrano persone che vanno dentro e fuori le mura, perché uno dei veri muri che spacca la città oggi è quella via con quel traffico.

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