A22, Ianeselli valuta le ricadute sul territorio
Conzatti (Italia Viva):«Si aspetti la voce di Gentiloni. Rischioso il braccio di ferro tra i soci»
Sul futuro della concessione di A22, i Comuni di Trento e Bolzano, tra i soci pubblici della società, affinano le strategie. Mentre Ianeselli medita, Caramaschi si dice a favore della linea del governatore Kompatscher.
TRENTO Le ultime notizie che arrivano da Bruxelles circa il futuro della concessione dell’A22 suscitano reazioni differenti lungo l’arteria che collega Modena al Brennero. A chi non si rassegna a vedere scartata l’opzione della proroga decennale vincolata a ulteriori investimenti, la lettera di Hubert Gambs, vicedirettore della direzione generale del mercato interno della Commissione europea, appare un passaggio tecnico non ancora decisivo. Interviene in questi termini la senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti, che ha seguito la vicenda da vicino dall’interno della commissione bilancio in Senato. «L’accaduto è piuttosto irrituale. La risposta è vaga nei contenuti, presenta molti condizionali, e per di più viene indirizzata all’ambasciatore. Non è stata neppure recapitata al Parlamento e tantomeno ai soci pubblici della società». Secondo Conzatti, scartare in questa fase l’opzione della proroga significherebbe ignorare un tassello tecnico e politico fondamentale. «In commissione bilancio, al Senato, abbiamo due ordini del giorno in cui si chiedeva la verifica tecnica e politica rispetto alla mini-proroga vincolata alla realizzazione di investimenti e una seconda verifica circa la possibilità di modifica dell’articolo 13 bis del decreto legge 148 del 2017», che di fatto permetterebbe di mantenere i soci privati, spiega la senatrice.
Per questa ragione anche il diktat della ministra dei trasporti Paola De Micheli, che ora preme per la realizzazione della società in house, appare prematuro. «Prima di correre a veloci conclusioni, il governo deve rispondere al parlamento riportando i pareri della Commissione e in particolare del commissario Paolo Gentiloni rispetto alle due ipotesi messe sul tavolo. Non possiamo accontentarci di una risposta puramente tecnica. La lettera arrivata da Bruxelles non è un aut aut, c’è ancora tempo per considerare tutti gli aspetti della vicenda». Conzatti fa poi riferimento alla mappa delle posizioni dei soci pubblici, poco omogenea, viste le tensioni che questa partita con scadenza prossima — il 29 dicembre è il termine ultimo fissato dal parlamento — sta creando. Come evidenziato dall’inchiesta del Corriere del Trentino, Modena e Verona hanno bocciato la mozione di Bolzano per una società in house, con Manuel Scalzotto, presidente della provincia di Verona e vicepresidente dell’A22 contrario a quella che con le attuali regole di governance assomiglierebbe a una statalizzazione. Anche la Provincia di Trento temporeggia, auspicando in una risposta affermativa alla proroga decenapprovato nale. «Se il braccio di ferro tra soci si traducesse in un blocco della società, negli investimenti e nella gestione, avremo fatto un enorme danno anche al Trentino», nota Conzatti.
Quanto filtra in queste ore dal Comune di Trento, che controlla il 4,2319% della società, è un’apertura a entrambe le opzioni sul tavolo. Una posizione non pregiudiziale. Unica priorità sarebbe la scelta di una strada che sblocchi in tempi brevi gli investimenti per garantire ricadute sul territorio. Proprio in questi giorni, però, sono in corso interlocuzioni informali tra Provincia, Comune e società.
Sull’altro fronte regionale, il comune di Bolzano, che detiene il 4,2268% delle quote, si mostra con le idee chiare rispetto alle opzioni sul tavolo. La visione del Sindaco Renzo Caramaschi è allineata a quella del Landeshauptmann Arno Kompatscher. «La proroga decennale è una soluzione po’ azzardata, visto che la concessione è scaduta da ormai 6 anni. La priorità di tutti i soci dovrebbe essere quella di evitare la gara. Usando la clausola della liquidazione, potremmo concentrarci su lavori collaterali. Sempre se si trovasse una soluzione a livello legislativo», spiega Caramaschi. Il criterio della governance, che così come è stata definita configurerebbe una statalizzazione, con Roma a valersi dell’ultima parola sulle strategie della società, «andrà rivista». «Al momento, la struttura di controllo è troppo pesante», nota il sindaco del capoluogo altoatesino.