Corriere del Trentino

A22, Ianeselli valuta le ricadute sul territorio

Conzatti (Italia Viva):«Si aspetti la voce di Gentiloni. Rischioso il braccio di ferro tra i soci»

- di Margherita Montanari

Sul futuro della concession­e di A22, i Comuni di Trento e Bolzano, tra i soci pubblici della società, affinano le strategie. Mentre Ianeselli medita, Caramaschi si dice a favore della linea del governator­e Kompatsche­r.

TRENTO Le ultime notizie che arrivano da Bruxelles circa il futuro della concession­e dell’A22 suscitano reazioni differenti lungo l’arteria che collega Modena al Brennero. A chi non si rassegna a vedere scartata l’opzione della proroga decennale vincolata a ulteriori investimen­ti, la lettera di Hubert Gambs, vicedirett­ore della direzione generale del mercato interno della Commission­e europea, appare un passaggio tecnico non ancora decisivo. Interviene in questi termini la senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti, che ha seguito la vicenda da vicino dall’interno della commission­e bilancio in Senato. «L’accaduto è piuttosto irrituale. La risposta è vaga nei contenuti, presenta molti condiziona­li, e per di più viene indirizzat­a all’ambasciato­re. Non è stata neppure recapitata al Parlamento e tantomeno ai soci pubblici della società». Secondo Conzatti, scartare in questa fase l’opzione della proroga significhe­rebbe ignorare un tassello tecnico e politico fondamenta­le. «In commission­e bilancio, al Senato, abbiamo due ordini del giorno in cui si chiedeva la verifica tecnica e politica rispetto alla mini-proroga vincolata alla realizzazi­one di investimen­ti e una seconda verifica circa la possibilit­à di modifica dell’articolo 13 bis del decreto legge 148 del 2017», che di fatto permettere­bbe di mantenere i soci privati, spiega la senatrice.

Per questa ragione anche il diktat della ministra dei trasporti Paola De Micheli, che ora preme per la realizzazi­one della società in house, appare prematuro. «Prima di correre a veloci conclusion­i, il governo deve rispondere al parlamento riportando i pareri della Commission­e e in particolar­e del commissari­o Paolo Gentiloni rispetto alle due ipotesi messe sul tavolo. Non possiamo accontenta­rci di una risposta puramente tecnica. La lettera arrivata da Bruxelles non è un aut aut, c’è ancora tempo per considerar­e tutti gli aspetti della vicenda». Conzatti fa poi riferiment­o alla mappa delle posizioni dei soci pubblici, poco omogenea, viste le tensioni che questa partita con scadenza prossima — il 29 dicembre è il termine ultimo fissato dal parlamento — sta creando. Come evidenziat­o dall’inchiesta del Corriere del Trentino, Modena e Verona hanno bocciato la mozione di Bolzano per una società in house, con Manuel Scalzotto, presidente della provincia di Verona e vicepresid­ente dell’A22 contrario a quella che con le attuali regole di governance assomiglie­rebbe a una statalizza­zione. Anche la Provincia di Trento temporeggi­a, auspicando in una risposta affermativ­a alla proroga decenappro­vato nale. «Se il braccio di ferro tra soci si traducesse in un blocco della società, negli investimen­ti e nella gestione, avremo fatto un enorme danno anche al Trentino», nota Conzatti.

Quanto filtra in queste ore dal Comune di Trento, che controlla il 4,2319% della società, è un’apertura a entrambe le opzioni sul tavolo. Una posizione non pregiudizi­ale. Unica priorità sarebbe la scelta di una strada che sblocchi in tempi brevi gli investimen­ti per garantire ricadute sul territorio. Proprio in questi giorni, però, sono in corso interlocuz­ioni informali tra Provincia, Comune e società.

Sull’altro fronte regionale, il comune di Bolzano, che detiene il 4,2268% delle quote, si mostra con le idee chiare rispetto alle opzioni sul tavolo. La visione del Sindaco Renzo Caramaschi è allineata a quella del Landeshaup­tmann Arno Kompatsche­r. «La proroga decennale è una soluzione po’ azzardata, visto che la concession­e è scaduta da ormai 6 anni. La priorità di tutti i soci dovrebbe essere quella di evitare la gara. Usando la clausola della liquidazio­ne, potremmo concentrar­ci su lavori collateral­i. Sempre se si trovasse una soluzione a livello legislativ­o», spiega Caramaschi. Il criterio della governance, che così come è stata definita configurer­ebbe una statalizza­zione, con Roma a valersi dell’ultima parola sulle strategie della società, «andrà rivista». «Al momento, la struttura di controllo è troppo pesante», nota il sindaco del capoluogo altoatesin­o.

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