Contratto, si allarga la protesta
Prosegue la lotta sul contratto . Sicor, ieri l’assemblea dei lavoratori
Dopo Sicor, lo sciopero contro il mancato rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici porta a protestare gli stabilimenti Sapes di Storo e Condino, Ebara, la Pama e le Profilerie Trentine.
Un’estate calda per le
TRENTO tute blu del Trentino e un autunno che non accenna a stemperarsi. Se la vertenza Sicor, esplosa a fine luglio, aveva portato ad affrontare il tema dello stato di salute dell’industria metalmeccanica trentina, ora lo sciopero contro il mancato rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici accende una protesta estesa a una platea sempre più ampia di aziende trentine. Ieri a scioperare per un’ora sono stati gli stabilimenti Sapes di Storo e Condino, cento dipendenti, l’Ebara di Cles che conta 250 lavoratori, la Pama di Rovereto dove sono impiegati 250 lavoratori e lavoratrici e le Profilerie Trentine, sempre a Rovereto, che hanno circa 30 dipendenti. Un primo segnale positivo in vista delle prossime tappe segnate da Fiom, Fim e Uil. Le sigle hanno infatti proclamato a livello nazionale uno sciopero di quattro ore da tenersi il 5 di novembre.
La rottura del tavolo con Federmeccanica sul rinnovo del contratto nazionale, scaduto a dicembre dell’anno scorso, è avvenuta sulla questione spinosa degli aumenti salariali. Da qui un’escalation che ha portato a diversi scioperi spontanei dei metalmeccanici, legati alle proteste che stanno scoppiando in tutta Italia. I lavoratori, anche in Trentino, chiedono aumenti che non vedono scattare da cinque anni. Ma al tavolo con le parti sindacali Federmeccanica ha insistito per bloccare gli aumenti per un’altra tornata contrattuale. «Un pretesto scrivono i sindacati — per non erogare nessun aumento, perché la contrattazione aziendale, in tutti questi anni, quando è andata bene, non è riuscita nemmeno a stare al passo con l’inflazione, ma in moltissime aziende è persino arretrata (quando non del tutto azzerata, come dimostra il caso della Sicor)».
Il moto di proteste, oltre a seguire la scia nazionale, monta a seguito della difficile situazione dell’azienda Sicor, che ha contribuito a rendere teso il clima dei rapporti sindacali in provincia. Le prime eclatanti tappe dello scontro tra l’azienda roveretana Sicor e i suoi lavoratori includono la disdetta unilaterale del contratto di secondo livello fino a sospendere il contratto nazionale. Una situazione che la Provincia ha provato a tamponare, con l’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli che venerdì scorso si è seduto al tavolo insieme ai sindacati, a Confindustria e ai vertici dell’azienda roveretana per provare a sciogliere una matassa ingarbugliata da mesi. Ieri, peraltro, Fiom ha coordinato due assemblee per informare i 170 lavoratori a seguito dell’incontro di venerdì. «La settimana prossima si terranno ulteriori assemblee che termineranno con un referendum — spiega Aura Caraba, sindacalista Fiom che in questi mesi è stata al fianco dei dipendenti Sicor— In questa occasione il sindacato chiederà ai lavoratori se avviare una nuova trattativa oppure no». Un modo per raccogliere il mandato dei lavoratori.
«Lo stato di tensione non è superato — aggiunge Caraba — perché la vicenda è molto complessa, visto che si tratta di mettere in discussione una retribuzione fissa per renderla variabile. L’azienda non è cambiata nel sostenere le stesse cose che sosteneva prima del 20 di luglio».