Corriere del Trentino

Contratto, si allarga la protesta

Prosegue la lotta sul contratto . Sicor, ieri l’assemblea dei lavoratori

- Di Margherita Montanari

Dopo Sicor, lo sciopero contro il mancato rinnovo del contratto nazionale dei metalmecca­nici porta a protestare gli stabilimen­ti Sapes di Storo e Condino, Ebara, la Pama e le Profilerie Trentine.

Un’estate calda per le

TRENTO tute blu del Trentino e un autunno che non accenna a stemperars­i. Se la vertenza Sicor, esplosa a fine luglio, aveva portato ad affrontare il tema dello stato di salute dell’industria metalmecca­nica trentina, ora lo sciopero contro il mancato rinnovo del contratto nazionale dei metalmecca­nici accende una protesta estesa a una platea sempre più ampia di aziende trentine. Ieri a scioperare per un’ora sono stati gli stabilimen­ti Sapes di Storo e Condino, cento dipendenti, l’Ebara di Cles che conta 250 lavoratori, la Pama di Rovereto dove sono impiegati 250 lavoratori e lavoratric­i e le Profilerie Trentine, sempre a Rovereto, che hanno circa 30 dipendenti. Un primo segnale positivo in vista delle prossime tappe segnate da Fiom, Fim e Uil. Le sigle hanno infatti proclamato a livello nazionale uno sciopero di quattro ore da tenersi il 5 di novembre.

La rottura del tavolo con Federmecca­nica sul rinnovo del contratto nazionale, scaduto a dicembre dell’anno scorso, è avvenuta sulla questione spinosa degli aumenti salariali. Da qui un’escalation che ha portato a diversi scioperi spontanei dei metalmecca­nici, legati alle proteste che stanno scoppiando in tutta Italia. I lavoratori, anche in Trentino, chiedono aumenti che non vedono scattare da cinque anni. Ma al tavolo con le parti sindacali Federmecca­nica ha insistito per bloccare gli aumenti per un’altra tornata contrattua­le. «Un pretesto scrivono i sindacati — per non erogare nessun aumento, perché la contrattaz­ione aziendale, in tutti questi anni, quando è andata bene, non è riuscita nemmeno a stare al passo con l’inflazione, ma in moltissime aziende è persino arretrata (quando non del tutto azzerata, come dimostra il caso della Sicor)».

Il moto di proteste, oltre a seguire la scia nazionale, monta a seguito della difficile situazione dell’azienda Sicor, che ha contribuit­o a rendere teso il clima dei rapporti sindacali in provincia. Le prime eclatanti tappe dello scontro tra l’azienda roveretana Sicor e i suoi lavoratori includono la disdetta unilateral­e del contratto di secondo livello fino a sospendere il contratto nazionale. Una situazione che la Provincia ha provato a tamponare, con l’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli che venerdì scorso si è seduto al tavolo insieme ai sindacati, a Confindust­ria e ai vertici dell’azienda roveretana per provare a sciogliere una matassa ingarbugli­ata da mesi. Ieri, peraltro, Fiom ha coordinato due assemblee per informare i 170 lavoratori a seguito dell’incontro di venerdì. «La settimana prossima si terranno ulteriori assemblee che termineran­no con un referendum — spiega Aura Caraba, sindacalis­ta Fiom che in questi mesi è stata al fianco dei dipendenti Sicor— In questa occasione il sindacato chiederà ai lavoratori se avviare una nuova trattativa oppure no». Un modo per raccoglier­e il mandato dei lavoratori.

«Lo stato di tensione non è superato — aggiunge Caraba — perché la vicenda è molto complessa, visto che si tratta di mettere in discussion­e una retribuzio­ne fissa per renderla variabile. L’azienda non è cambiata nel sostenere le stesse cose che sosteneva prima del 20 di luglio».

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Sciopero Annunciato il 5 novembre Fiom, Fim e Uil per mobilitare i metalmecca­nici

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