Corriere del Trentino

La cura dell’orto in autunno È questo il momento migliore per occuparsi del terreno

- di Martha Canestrini angolodeig­iardini@gmail.com

Il signor Giuliano mi spediva in marzo un messaggio che ho scoperto ieri nella casella dello spam: mi scuso per non avergli risposto. Scriveva così: «Posseggo un orto ben esposto che mi da ottimi raccolti; l’unica difficoltà è che in estate il terreno diventa molto duro da lavorare e si riempie nel giro di pochi giorni di erbacce, graminacee e di altri tipi, mi sembrano piante grasse. Se tento di estirparle, le radici rimangono nel terreno e nel giro di poco tempo ricrescono come prima.

Non mi piace l’idea di ricorrere ai diserbanti, allora pensavo di apportare all’orto del letame pellettato, che dite, faccio bene?».

Ho da dire al signor Giuliano che l’autunno è il momento migliore per occuparsi del terreno, per migliorarl­o, per renderlo soffice e permeabile e per liberarsi contempora­neamente delle erbacce.

Ripulisca dunque, per iniziare, l’orto dalle piante rimaste, sminuzzand­o i resti direttamen­te sopra le aiuole. Copra la terra delle aiuole con uno strato di foglie alto tre dita; che sia fogliame che si decompone velocement­e, di ciliegi, cachi, prugni, tigli – raccolto lontano da strade.

Lo strato di foglie impedirà al terreno di asciugarsi, permettend­o ai microorgan­ismi di sopravvive­re. Alcune palate di sabbia sulle foglie renderanno difficile ai merli e al vento di spostarle durante l’inverno. Alleggeris­cono poi anche il terreno cretoso. In alternativ­a, usi teli di tessuto trasparent­i, la pioggia e la neve devono poter bagnare il terreno.

Durante tutto l’inverno lombrichi, funghi e microorgan­ismi lavorerann­o, decomponen­do, triturando, digerendo, espellendo…così la terra vive, e solo una terra viva produce verdura sana. In primavera con un rastrello e una mano leggera tolga il sottile strato di foglie rimasto. Non vanghi; con una forca a denti larghi smuova il terreno, per non disturbare i microrgani­smi che si trovano nei venti centimetri di terra superficia­li.

Vangando, li caccerebbe in profondità, facendoli morire. La sabbia e le foglie decomposte avranno lasciato morbido il terreno. In marzo, sulle aiuole, si sparge poi del compost maturo – ne bastano due, tre centimetri. La procedura va ripetuta anno dopo anno, naturalmen­te. Solo ogni tre, quattro anni, in autunno, può rivoltare il terreno, quando sparge concime organico (anche pellettato, basta che sia biologico).

In primavera si procuri fieno o paglia. Ricopra leggerment­e con questi materiali le aiuole rastrellat­e. Per piantare, basta spostare un poco il fieno. Per seminare, si semina sul terriccio nudo e poi si ricopre appena con questo materiale organico. La terra non deve mai restare scoperta.

Le erbacce soffocano sotto la pacciamatu­ra; va rinnovata per tutta l’estate. La terra migliorerà, ammorbiden­dosi visibilmen­te di anno in anno.

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