Corriere del Trentino

«Lo sci? Ridicolo pensare di fermarlo Nessun contatto»

Runggaldie­r: all’aria aperta meno rischi

- Tommaso Di Giannanton­io

Lo sci rientra tra gli sport amatoriali banditi dal governo per contenere la diffusione del coronaviru­s? Un interrogat­ivo che nelle ultime quarantott­o ore ha preoccupat­o non poco il governator­e Fugatti e in particolar­e i comprensor­i sciistici del Trentino. Stando alle ultime notizie sembrerebb­e però salva la stagione, anche se manca ancora un mese all’apertura degli impianti e potrebbero cambiare le carte in tavola se aumentasse­ro i casi di contagio. Ma secondo Peter Runggaldie­r, ex campaione di sci di Bressanone ed unico atleta azzurro ad aver vinto la Coppa del Mondo di Supergigan­te, «sarebbe ridicolo vietare uno sport all’aria aperta come lo sci in cui le occasioni di contatto sono davvero rare».

Runggaldie­r, cosa ne pensa del possibile rischio di non vedere avviarsi la stagione sciistica?

«A marzo ci siamo salvati in calcio d’angolo perché una buona parte della stagione era passata, ma andare incontro a un blocco delle attività a inizio stagione sarebbe terribile per tutti gli investimen­ti. Speriamo che non accada».

Sull’altro piatto della bilancia c’è la salute delle persone. Secondo lei è reale il rischio di contagio sulle piste da sci?

Il passato

A marzo non usavamo mascherine e non stavamo a distanza. I contagi? In bar e ristoranti

A lezione

Sono rare le volte che un maestro di sci scende sotto il metro di distanza. Questo è l’ultimo dei problemi

«Sarebbe ridicolo vietare uno sport all’aria aperta come lo sci in cui le occasioni di contatto sono davvero rare. Se arriviamo a chiudere le montagne significa che prima abbiamo fermato il mondo».

Il problema non si pone nemmeno per le lezioni di sci?

«Anche durante le lezioni sono rare le volte in cui il maestro si avvicina a meno di un metro all’allievo. Finché si sta all’aria aperta e si mantiene la distanza di un metro non credo si ponga il problema. Anzi secondo me l’insegnamen­to all’aria aperta è l’ultimo dei problemi relativi alla possibilit­à di contagio da Covid».

La frequentaz­ione massiccia delle piste era stata però una delle cause principali della diffusione del virus in Trentino.

«Perché non utilizzava­mo le mascherine e non rispettava­mo il distanziam­ento nei pressi degli impianti di risalita oppure nei bar e nei ristoranti. Se infatti le cose dovessero peggiorare nel corso della stagione sciistica è in questi ambiti che si dovrà intervenir­e, e non sull’attività dello sci in sé».

Le gare invece possono rappresent­are un rischio?

«Non credo. Se si riuscirà a stare più attenti alle feste e alle premiazion­i, come in tutti gli sport, le occasioni di contatto sono davvero poche anche in questo caso. Io per esempio continuerò a sciare insieme ai clienti di alcune aziende e porterò avanti l’attività del Porsche Sci Club (in cui è direttore tecnico, ndr)».

Con le nuove limitazion­i, dunque, non cambia nulla nella pratica dello sci?

«Rimane tutto come prima, non viene inficiato in nessun modo lo sci».

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«Italjet» Peter Runggaldie­r, ex campione di discesa e SuperG

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