Disturbi alimentari, impennata del 30%
Degasperi (Onda): «Il consiglio non ha vitalità». Paccher (Lega): «Ora riunioni frequenti»
Anoressia e bulimia continuano a colpire persone di ogni età, senza distinzione di genere o contesto sociale. Anzi: Aldo Genovese, neurologo e psicoterapeuta, responsabile del Centro di riferimento provinciale per i Disturbi del comportamento alimentare dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, indica un aumento del 30% dei casi durante la quarantena. «L’età — sottolinea ancora — è scesa sotto i dodici anni. E i maschi rappresentano il 10% dei casi totali».
TRENTO L’ultima disdetta, in ordine di tempo, è di questa settimana: la tornata del consiglio regionale in agenda ieri e oggi è stata cancellata a causa della ripresa dell’epidemia e del numero di consiglieri in quarantena.
Un’altra casella liberata, di fatto, in un calendario che nel 2020 ha visto pochissime date cerchiate di rosso. In totale, scorrendo l’intero anno, sono state infatti solo quattro le sedute confermate: oltre a quella pre-lockdown di febbraio, l’Aula si è riunita a maggio (a numero chiuso) per votare la modifica del regolamento che permette lo svolgimento delle sedute in videoconferenza, a giugno (nella sala di rappresentanza) per il rinvio delle elezioni amministrative e a luglio per il rendiconto e la variazione di bilancio. Troppo poche, è il commento di molti consiglieri, che puntano il dito sul ruolo attuale della Regione e sulla lontananza di vedute tra le due Province. «Alla base di questa situazione — dice per tutti Filippo Degasperi (Onda) — c’è una profonda divisione tra Trento e Bolzano». La Regione, prosegue l’esponente di Onda, «è stata svuotata, resa un ente inutile». E se a Bolzano questa situazione non pesa, a Trento «si prova a porre rimedio, ma ormai è tardi: Fugatti, soprattutto dopo l’esito delle elezioni amministrative, non ha la forza per rimettere in piedi la situazione» osserva Degasperi.
Che, sul consiglio, è netto: «Non ha vitalità. Quest’anno l’unico intervento incisivo è stato l’aumento delle indennità dei sindaci. E pensare che il consiglio regionale potrebbe essere il luogo dove si discute di temi strategici, di politica, di prospettive. Un luogo dove capire cos’è la Regione oggi e dove vuole andare». Di più: «Le competenze che potrebbero essere date alla Regione sarebbero molte. Ma la maggioranza non ne vuole sentir parlare».
Perplessità che il presidente del consiglio regionale Roberto Paccher ascolta ma non condivide. «Tradizionalmente — è la replica dell’esponente leghista — il consiglio regionale si riunisce una decina di volte all’anno. Nel nostro caso, a causa dell’epidemia da coronavirus, abbiamo rinviato un paio di sedute. Ma non mi pare così grave: se non fosse stato per il Covid avremmo mantenuto il calendario che avevamo fissato per il 2020». Senza contare che, fa notare il presidente del consiglio, «a settembre, come è successo per il consiglio provinciale, ci si è dovuti fermare anche per le elezioni». Nessun risvolto politico, però, assicura l’esponente del Carroccio. Anche se, ammette, «se le forze politiche non presentano disegni di legge o provvedimenti è chiaro che le sedute ne risentono». Di fatto, se non c’è materiale sul quale discutere è inutile convocare sedute.
Ma è il Covid, secondo Paccher, il nodo più problematico. Anche in vista dei prossimi appuntamenti in Aula. «Ne abbiamo parlato oggi (ieri, ndr) nella conferenza dei capigruppo. L’emiciclo della Regione presenta delle criticità per quanto riguarda le riunioni del consiglio regionale, che prevedono la presenza di 70 persone». Problemi legati non tanto alle distanze, quanto alla mancanza di areazione. Di qui la necessità di ragionare anche sull’eventualità di sedute in videoconferenza. O con altri sistemi. «La mia idea — spiega il presidente — è quella di mantenere la convocazione in presenza. Se poi si manifesteranno problemi legati all’emergenza, si opterà per la modalità a distanza. Per quanto riguarda le sedute in presenza, per ovviare alle difficoltà di areazione si fisseranno sedute più frequenti ma più brevi, in modo da ridurre il tempo da passare in Aula».