Verlato, Samorì e Ventrone sono i tre artisti contemporanei esposti all’interno della mostra al Mart Così una lezione rimane attuale Caravaggio futuro
«All art has been contemporary». Traducendo dall’inglese: Tutta l’arte è stata contemporanea. Così proclama Maurizio Nannucci nella sua opera di luce a neon blu elettrico. E così sembra pensare Vittorio Sgarbi, nuovo direttore del Mart di Rovereto. Il museo dedicato all’arte moderna e contemporanea propone infatti, fino al 14 febbraio 2021, la mostra «Caravaggio il contemporaneo». Opera icona della mostra è il Seppellimento di santa Lucia che il Caravaggio (al secolo Michelangelo Merisi, 1571 – 1610) realizzò a Siracusa. Morirà nel 1610 sulla sabbia di Porto Ercole, in Toscana, dove due giorni prima, era stato aggredito, poi arrestato e incarcerato. A partire da quest’opera, Caravaggio alluna direttamente al Novecento dove la sua impronta lirica si incarna nella figura di Pier Paolo Pasolini. Il poeta friulano condivise con il maestro seicentesco la vicinanza ideologica e spirituale ai diseredati e un realismo crudo che trova il suo apice nella descrizione della vita nelle borgate. E, purtroppo, la morte: anch’egli fu trovato esanime sulla sabbia. Ammazzato lungo la spiaggia dell’idroscalo di Ostia.
La storia incontra la storia grazie a Nicola Verlato, veronese, artista eclettico, riconosciuta punta di diamante del figurativo. Autore che, prendendo ispirazione dalla pittura rinascimentale, inscena però la sua narrazione pittorica visionaria e al contempo iperrealistica nel mondo dell’oggi. Verlato propone una serie di opere che hanno come soggetto il più caravaggesco dei nostri intellettuali italiani: Pasolini, appunto. In mostra Rovereto un dipinto, un enorme disegno e una scultura. Il trittico spazia dal ritrovamento del corpo di Pasolini a un disegno in carboncino su carta, che è uno studio per un fregio, fino a una scultura dal titolo Sprofondamento. Realizzata in legno di tiglio (dalla collezione The Bank), la statua è appesa nel vuoto e racconta, con crudezza e poesia, la drammatica morte di Pasolini. Spiega Verlato: «Si tratta di un progetto su cui ho cominciato a lavorare nel 2014 e ruota intorno all’idea di costruire un Cenotafio a Pasolini nel luogo dove il poeta è stato assassinato. Ostia è una zona molto degradata che potrebbe essere risanata grazie all’arte, come ho avuto modo di constatare quando vi ho realizzato un murales, proprio sulla morte di Pasolini».
Se Verlato racconta il suo Caravaggio contemporaneo attraverso Pasolini, Nicola Samorì, tra i massimi pittori italiani, raccoglie il testimone in seno alla Santità. Samorì, apostolo che incarna il collasso estetico della figura di tradizione, interviene a gamba tesa contro ogni tentazione in odor di passatismo e liberandosi dal lirismo delle forme grazie al suo gesto pittorico talvolta fisico, sempre violento - dissacra la pittura, dissacrando la figura. In questo modo la espelle dalla tradizione della storia dell’arte e fa affiorare invece quella crepa, quella ferita insanabile, che ha minato irrimediabilmente le fondamenta etiche ed estetiche dell’arte e dell’uomo.
I lavori esposti (la maggior parte vengono dalla Fondazione
Coppola) si interrogano sul senso effimero della carne. Un altro importante aggancio contemporaneo al mondo caravaggesco lo rintracciamo nelle nature morte iperrealistiche di Luciano Ventrone (Roma, 1942), nome celebre dell’arte grazie al suo virtuosismo che si traduce nelle stupefacenti riproduzioni in pittura di una realtà che appare più vera del vero, e spesso definita dalla critica «non vero metafisico». La mostra gli dedica un focus mirato sulle mature morte, quelle che Caravaggio rese celebri e che Ventrone illumina di luce iperrealistica. In mostra anche le foto sulla morte di Pier Paolo Pasolini realizzate dal fotografo Massimo Siragusa e un’opera di Margherita Manzelli e di Andrea Facco. Info www.mart.trento.it.