Corriere del Trentino

Dalla tarantella ai fondi per sostenere gli arrestati: Magna Grecia nel mirino

- di T. Di Giannanton­io

In città qualcuno la ricorda per il Festival della tarantella e delle tradizioni calabresi organizzat­o ogni anno fino al 2016 in Piazza Fiera. Ora invece le indagini coordinate della Direzione distrettua­le antimafia di Trento rivelano che l’associazio­ne culturale Magna Grecia — con sede in via Verruca 1 a Piedicaste­llo — avrebbe avuto una «funzione di aggregazio­ne» per i membri della presunta locale di ‘ndrangheta operante in val di Cembra. Ma secondo l’ex presidente dell’associazio­ne, Giuseppe Neri, «non c’è mai stato niente di tutto ciò».

Secondo l’accusa però, oltre alla funzione aggregativ­a, l’associazio­ne Magna Grecia sarebbe servita anche a raccoglier­e denaro «per aiutare calabresi arrestati» e avrebbe funto da «trait d’union con la realtà esterna trentina e le sue istituzion­i, offrendo alle stesse una facciata di apparente perbenismo». Il promotore degli incontri tra i sodali e delle raccolte fondi per gli ‘ndrangheti­sti sarebbe stato Giuseppe Pavigliani­ti, attuale presidente dell’associazio­ne Magna Grecia, nato a Montebello Ionico in Calabria ma residente a Lona Lases. Per gli inquirenti rappresent­ava l’«aspetto presentabi­le ed accreditab­ile» della locale.

«Lui è qui in Trentino da una vita — spiega Giuseppe Neri, che è stato presidente di Magna Grecia fino al 2015 — È una persona tranquilla che si è sempre data da fare. Insieme

abbiamo organizzat­o molti Festival ma non ho mai nutrito sospetti nei suoi confronti». Poi «io ho avuto dei problemi di salute — racconta — e così cinque anni fa ho lasciato la carica di presidente». A lui è subentrato Giuseppe Pavigliani­ti, che all’epoca era un dipendente della società che gestisce il parcheggio di Piazza Fiera, mentre negli ultimi tempi avrebbe lavorato nell’ambito del Progettone in val di Cembra.

Ma quando è nata l’associazio­ne? «Fu fondata alla fine degli anni Novanta da gruppi calabresi per promuovere iniziative artistiche e culturali della Calabria — ricostruis­ce —. Poi attorno al 2007 ci siamo stabiliti nella sede di via Verruca e c’è stata una frequentaz­ione più assidua tra i membri dell’associazio­ne, che contava un centinaio di soci». Incontri tra mafiosi o discussion­i su ‘ndrangheti­sti non ci sono mai stati secondo l’ex presidente. «Si parlava della gente della nostra terra o di musica e si pensava a organizzar­e il Festival, che si svolgeva a cavallo tra aprile e maggio. Tutto qui. Si facevano alcuni confronti con la realtà trentina, ma non si parlava dei problemi della Calabria legati alla mafia».

Tantomeno, sostiene Neri, si organizzav­ano raccolte fondi per i calabresi tratti in arresto. «A malapena avevamo i soldi per coprire le spese organizzat­ive per le iniziative — commenta —. Eravamo scassati e senza soldi. Andavamo avanti con le quote del tesseramen­to annuale». Così come la politica sarebbe sempre stata tenuta fuori dalla vita dell’associazio­ne. «Quando ero io presidente ho sempre voluto tenere fuori la politica — afferma Neri —. Magari c’era qualche politico di turno che cercava di essere coinvolto ma non ho mai voluto dare spazio a nessuno».

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(Pretto) In campo Il capo dei Ros Angelosant­o e il procurator­e capo Raimondi
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Il caso In arresto Pavigliani­ti L’ex vertice: mai avuto soldi

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