LA VERITÀ CHE FA MALE
«Ricordati: il mondo si divide in due. Ciò che è Calabria. E ciò che lo diventerà». Vedendo quello che è accaduto ieri in Trentino con l’inchiesta «Perfido», e quanto sta accadendo nel Nordest d’Italia negli ultimi mesi, sembra che la profezia del vecchio boss ‘ndranghetista si stia avverando. Ancora una volta, infatti, dalle indagini svolte in perfetta coordinazione dai magistrati della Procura di Trento e di Reggio Calabria e dagli investigatori del Ros, emerge come nella parte orientale della nostra penisola le cosche si sono radicate e consolidate da almeno quattro decenni. È un’amara realtà, espressa con parole chiare dal procuratore Raimondi. Una realtà di cui si deve prendere atto se davvero si vuole affrontare il problema concretamente. Per troppi anni, in Trentino e nel Nordest vi è stata non solo un’evidente sottovalutazione della presenza e del pericolo mafie — anche da parte degli apparati investigativi e prefettizi — ma vi sono stati anche un certo fastidio e indifferenza rispetto al problema. Fastidio perché si è pensato che parlare di mafia potesse danneggiare l’immagine di territori che, come quello trentino, sono caratterizzati da un’economia florida basata sul turismo.