Corriere del Trentino

Verginer, la magia del gioco È

La mostra A Trento Palazzo Wolkenstei­n le opere in legno dello scultore di Bressanone Il viaggio onirico tra l’incanto dei bambini, la fragilità dell’uomo e l’ambiente

- di Gabriella Brugnara

assorto nel fascino di un gioco antico il bambino impegnato a saltare dall’una all’altra scatola nell’installazi­one che rappresent­a il cuore di Willy Verginer. Rayuela, la mostra inaugurata allo Studio d’Arte Raffaelli di Trento (Palazzo Wolkenstei­n, in via Marchetti 17) ieri su prenotazio­ne. Curata da Luca Beatrice, fino al 28 febbraio l’iniziativa porta negli spazi della galleria il lirismo onirico e le atmosfere sospese delle sculture di Willy Verginer, nato a Bressanone nel 1957, che vive e lavora a Ortisei.

Ispirandos­i al libro di Julio Cortázar Rayuela, «Il gioco del mondo», l’artista gardenese ci presenta la sua visione di un passatempo infantile che sino a pochi decenni fa era molto popolare anche nei cortili della nostra regione. A terra con un gessetto si disegnava un tracciato di caselle che, saltelland­o su un piede solo, si percorreva nel rispetto di alcune regole.

Un lungo viaggio nell’arte di modellare il legno quello di Verginer, iniziato negli anni Ottanta seguendo la tradizione dei suoi luoghi d’origine, per staccarsi dagli schemi convenzion­ali. Tra le iniziative che lo vedono protagonis­ta in Italia e nel mondo ricordiamo: la partecipaz­ione nel 2011 alla 54esima Biennale d’Arte di Venezia, nel 2015 alla Open Art di Örebro in Svezia e alla collettiva Nature alla Galleria Civica di Trento, dove nel 2017 partecipa anche a Legno/ Lën/Holz. Negli ultimi anni Verginer si concentra sul tema dell’ambiente con progetti a Detroit in Michigan, e a Cracovia. Nel 2019 in una mostra a Tel Aviv dà il là al progetto Rayuela, che ora approfondi­sce con nuove opere allo Studio Raffaelli di Trento.

«Odles, Steles, Paja, Planadices»: con queste quattro parole ladine, che indicano ciascuna un diverso stadio del legno, Verginer descrive la materia con cui lavora, dando vita a narrazioni che sembrano richiamare aspetti del realismo magico: l’infinito «gioco del mondo» pare conteso tra due opposti: da un lato l’incanto senza tempo del gioco infantile, dall’altro qualcosa di sottile che si insinua, contamina, mette in pericolo la presunzion­e dell’idillio. La realtà complessa dell’esistere, il cieco caso, la fragilità umana, l’imperativo al rispetto dell’ambiente dirompono senza spezzare la magia, che può, che forse deve, continuare a illuminare il nostro sguardo. Lo testimonia­no tanti titoli, come Ragazza Luna, la bambina dall’aria trasognata, in attesa che il bambino con i suoi magici stivaletti fucsia completi il percorso di «rayuela». Il viso della giovane sbuca da una luna tonda la cui luce bianca uniforme ne lambisce i capelli, i lineamenti, la parte superiore dell’abito. Con un taglio netto in orizzontal­e, il bel vestito dalla foggia tipicament­e infantile diventa poi di un blu cupo che si propaga su gambe e scarpe e coinvolge il piedistall­o della scultura. Il fucsia degli stivaletti del bimbo è anche quello degli occhiali e dei trampoli su cui si regge un elegante signore, per il resto completame­nte di colore grigio asfalto: sono queste le sue Nuvole in affitto da cui contemplar­e o sfuggire il mondo? Se invece il richiamo andasse alla sua sicurezza di uomo arrivato poggiante sul nulla?

La metafora si fa ancora più tangibile quando scopriamo che La palla al piede lanciata in aria da un bambino è un agglomerat­o di modellini di macchine o quando la bambina dall’abito bluette ha dei Pensieri nascosti che come bolle di diverse grandezze sembrano fiorirle in testa.

Per una ragazza adolescent­e, invece, Verginer plasma la Chimica del pensiero: i suoi occhi sono chiusi, i capelli raccolti in una coda, bianca ancora una volta la parte superiore del suo corpo, quindi il taglio netto poco sopra il petto con un colore beige che scende fino a terra. Nella Notte di San Lorenzo invece l’oro delle stelle imprime pura bellezza sul volto della giovane.

Un percorso scultoreo che mette in luce la sapienza di Verginer nel lavorare il legno, ma anche la capacità di veicolare messaggi intensi attraverso un uso simbolico del colore. Colore che nella maggior parte delle sue opere si presenta con un ritmo duale: cielo e terra, chiaro e scuro, luce e buio, sogno e realtà.

Nelle sale dello Studio d’Arte Raffaelli le figure scolpite, realizzate a grandezza naturale, sembrano quasi invitare i visitatori a unirsi al loro viaggio. Quello che con pochi dettagli Willy Verginer sa evocare: senza dimenticar­e la terrestrit­à, ma permettend­o di assaporare magia e incanto.

Parole ladine «Odles, Steles, Paja e Planadices», i termini con cui l’artista descrive la materia

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I bambini di Willy Verginer esposti da ieri a Trento. L’artista è fra i più noti scultori del legno al mondo
Le opere I bambini di Willy Verginer esposti da ieri a Trento. L’artista è fra i più noti scultori del legno al mondo

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