«Scuola, nessuna imposizione»
Ingressi scaglionati, Fugatti avverte il governo. I ristoratori: «Coprifuoco? Danno enorme»
Bar e ristoranti lanciano l’allarme in vista del nuovo Dpcm che il premier Conte firmerà in queste ore: «Il coprifuoco per molti di noi sarà il colpo di grazia». Intanto ieri i contagi sono stati 82. Si registra anche una vittima.
TRENTO Gli occhi, comprensibilmente, sono puntati verso Roma. È lì che in queste ore il premier Giuseppe Conte firmerà il nuovo dpcm che segnerà una ulteriore stretta nelle misure anti-contagio. Con il temuto «coprifuoco», la chiusura di attività considerate non essenziali e la modulazione scaglionata degli ingressi a scuola. Misure che ieri hanno infiammato il dibattito tra il governo e i rappresentanti delle Regioni. E sulle quali il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, insieme al Landeshauptmann Arno Kompatscher, ha voluto marcare la differenza: «Vogliamo organizzare con regole nostre l’eventuale ingresso scaglionato a scuola. Trento non è Milano».
Il dialogo con Roma
In questo clima, ieri, si è aperta la giornata di confronto a distanza. Con un primo incontro che, in mattinata, ha visto coinvolti da una parte i governatori e dall’altra i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza, oltre al commissario straordinario Domenico Arcuri (il secondo confronto si è svolto nel pomeriggio). Ai ministri, i governatori hanno ribadito, per voce del presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, «la centralità assoluta della scuola e del lavoro anche in questa fase. Per difendere la scuola è necessario un ulteriore sforzo per cercare una più netta differenziazione degli orari scolastici», confermando la «priorità della scuola in presenza», ma senza escludere ipotesi di didattica mista per universitari e studenti degli ultimi anni delle superiori in modo da allentare la pressione sul trasporto pubblico. Linea, questa, condivisa anche da Fugatti. Che però insieme a Kompatscher ha avanzato una richiesta precisa: «Siamo d’accordo sugli ingressi scaglionati e sulla possibilità di programmare anche un parte di didattica a distanza. Ma queste scelte non ci devono essere imposte. Sullo scaglionamento, in particolare, i nodi che dobbiamo affrontare sono diversi rispetto agli altri territori. Molti studenti arrivano a Trento dalle valli e l’organizzazione dei trasporti deve tenerne conto. Per questo chiediamo di poter gestire la questione da noi». Deciso, il governatore trentino, anche su eventuali blocchi: «Non si fermino le attività principali. Non ci si contagia in fabbrica o sul cantiere edile».
Bar e ristoranti
Ed è proprio lo stop paventato — il «coprifuoco» alle 22 di cui si parla in queste ore — che fa tremare invece bar e ristoranti. «Siamo molto preoccupati» ammette Massimiliano Peterlana, presidente della Fiepet. «Da ieri — ricostruisce le ultime ore — i telefoni degli associati sono bollenti». Perché tutti cercano certezze, conferme, forse anche rassicurazioni. «Un altro lockdown non sarebbe concepibile — precisa netto Peterlana — ma anche la chiusura alle 22 è insostenibile: per noi sarebbe un danno enorme». Già le ultime disposizioni «sono al limite»: ma spostare la chiusura alle 22, avverte il ristoratore, «è quasi come chiudere definitivamente». Un colpo durissimo non solo ai bar, ma anche ai ristoranti: «Se vai a cena alle 20 e devi stare sulle spine tutto il tempo per riuscire a finire in due ore, piuttosto stai a casa». Che fare allora? «Noi la controproposta ce l’abbiamo» rilancia Peterlana. In sostanza, Confesercenti propone un protocollo d’intesa nazionale e locale che fissi «comportamenti ancora più virtuosi per salvaguardare la stagione invernale». Non solo in bar e ristoranti: «Il problema coinvolge tutti i settori» dice il presidente Fiepet. Che invita tutti ad «applicare e a seguire le regole stringenti». Ribadendo la necessità di salvaguardare l’apertura delle scuole («La scelta dell’università di fare lezioni a distanza è capibile ma devastante: gli studenti non hanno più scambi sociali»). E assicurando collaborazione: «Vogliamo condividere delle regole che ci permettano di lavorare. Ci impegniamo a portarle avanti». Con un appello finale: «Bisogna trovare un’alternativa alla mera chiusura. Stiamo diventando un popolo che vive sul web. E questa rischia di essere un’altra pandemia».
I dati e il confronto
Peterlana «Si firmi un protocollo con regole più stringenti per tutti»
Il bilancio Sono stati 82 i nuovi contagi e un morto. Terapia intensiva vuota
Intanto, sul fronte dei contagi, ieri il bollettino ha fatto registrare un numero di positivi a due cifre: dopo i 111 casi rilevati negli ultimi due giorni, ieri si è «scesi» a 82 positivi (2.127 i temponi analizzati ieri). Di questi, 15 hanno un’età superiore ai 70 anni, mentre tre sono bimbi sotto i cinque anni. Dieci infine sono tra i 6 e i 15 anni. Entrando nel dettaglio dei comuni, 19 sono i nuovi contagiati a Trento, 15 a Pergine Valsugana, 8 a Rovereto, 5 a Lavis e 4 ad Altavalle. Si registra purtroppo anche una vittima nel capoluogo. Sul fronte dei ricoveri, sono 36 le persone che hanno bisogno di cure ospedaliere, ma nessuna è in terapia intensiva. Ancora cinquanta le classi in quarantena. Cifre, queste, che in questi giorni hanno fatto alzare nuovamente l’asticella dell’attenzione. Ma che, se confrontate con quelle di pochi mesi fa, mostrano una portata diversa: il 27 marzo scorso, infatti, il Trentino doveva fare i conti con 114 contagi (a fronte di nemmeno mille tamponi) e 16 vittime, oltre che con 66 persone in terapia intensiva.