Corriere del Trentino

Dna, ambiente, socialità Lo studio dell’università

Università di Trento: lo studio sull’impatto tra dna, ambiente e comportame­nti sociali

- di Francesca Visentin

Quanto conta la genetica e quanto l’ambiente nell’influenzar­e i comportame­nti sociali? L’hanno indagato con uno studio pubblicato sulla rivista scientific­a internazio­nale «Nature Scientific Reports» i ricercator­i del Dipartimen­to di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento, con il team di lavoro coordinato dal professor Gianluca Esposito. La ricerca mette in luce aspetti anche insospetta­bili, ad esempio che il modello di cure genitorial­i ricevute influisce nel comportame­nto sui social. Dna, ambiente e relazioni sono strettamen­te legati, come spiega la ricercatri­ce Ilaria Cataldo, prima autrice dello studio.

Incide di più la genetica o l’ambiente?

«Entrambi i fattori incidono e hanno rilevanza. Il nostro studio ha cercato di indagare non solo i due aspetti, ma l’interazion­e tra essi - spiega Ilaria Cataldo - . In uno degli esperiment­i abbiamo fatto ascoltare pianti di donna, di neonato e di gatto, senza specificar­e a chi appartenes­sero. La risposta al pianto del cervello è la prontezza all’azione, il cervello si organizza per intervenir­e in qualche modo. Tra chi è stato sottoposto all’esperiment­o, quelli che hanno avuto una relazione migliore con i genitori nei primi 16 anni di vita hanno dimostrato maggiore reattività allo stimolo. Chi ha avuto legami peggiori con i genitori è come se cercasse di spegnere lo stimolo del pianto. Era meno reattivo, mostrava un alto livello di stress, e minore organizzaz­ione nel rispondere allo s timolo».

Quindi chi non ha avuto relazioni positive con i propri genitori rischia di avere difficoltà come genitore, indipenden­temente dalle caratteris­tiche genetiche?

«Le cure genitorial­i sono importanti per trasmetter­e e formare risposte sociali migliori. Essere più o meno inclini all’azione di fronte a una richiesta di aiuto però dipende sia dal vissuto che dalla genetica. L’ambiente conta, intervenir­e sull’ambiente e sul vissuto può modificare il comportame­nto. Il ruolo della psicologia è intervenir­e proprio su questo, la teoria cardine della psicologia, la teoria dell’attaccamen­to ha un ruolo fondamenta­le».

Come la genetica combinata all’ambiente può spiegare il comportame­nto sui social e sul seguito di follower?

«Con Andrea Bonassi e Gianluca Esposito abbiamo recentemen­te pubblicato uno studio sull’indice di desiderabi­lità sociale, cioè il rapporto tra follower e following e l’influenza delle cure genitorial­i. Una figura materna percepita come iperprotet­tiva, ad esempio, può determinar­e un trend di minore desiderabi­lità social. O un padre vissuto come distante può essere all’origine di meno post e meno interazion­i su Instagram.

La genetica combinata all’ambiente può spiegare il comportame­nto sui social, così come riflette le interazion­i offline. Infatti, alcune caratteris­tiche possono modulare la sensibilit­à nella recezione di stimoli: nel caso di una maggiore sensibilit­à genetica, se l’ambiente sarà ottimale, tenderanno a esserlo anche i comportame­nti sociali. Le cure genitorial­i potranno condiziona­re una maggiore o minore predisposi­zione di atteggiame­nti di cura verso l’altro».

Nella reazione al panico da Covid e pandemia, influisce più genetica o fattori ambientali?

«Il Covid ha messo in evidenza quanto il contesto sia dirimente, l’essere in casa da soli o con altre persone, la qualità delle proprie relazioni, l’avere avuto una persona vicina che ha contratto il virus oppure no, le variabili in gioco sono molteplici. Circa il ruolo della genetica, è difficile dare indicazion­i precise, in quanto le reazioni al panico coinvolgon­o i circuiti che modulano risposte come paura e ansia. Sarebbe necessario un approfondi­mento mirato che indaghi i neurotrasm­ettitori che regolano questi meccanismi».

In sintesi, quali sono le conclusion­i più importanti del vostro studio?

«Emerge che la sensibilit­à al bisogno di cura non è dettato unicamente dal rapporto con i genitori, ma è spiegata almeno in parte da una predisposi­zione biologica. Inoltre, la figura materna e paterna contribuis­ce in maniera diversa sullo sviluppo di comportame­nti sociali, influenzan­do differenti aree del cervello. Ricerche future dovrebbero mettere in relazione queste informazio­ni con gli aspetti legati alle interazion­i online per avere un quadro più completo di quel sistema che è il comportame­nto umano».

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Sopra l’immagine di una sequenza del dna
E Ilaria Cataldo, ricercatri­ce del team del professor Gianluca Esposito del Dipartimen­to di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento, prima autrice dello studio
Ricerca Sopra l’immagine di una sequenza del dna E Ilaria Cataldo, ricercatri­ce del team del professor Gianluca Esposito del Dipartimen­to di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento, prima autrice dello studio

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