Corriere del Trentino

RICERCA, PRIORITÀ POLITICA

- Di Gianni Bonvicini

Ci voleva Covid-19, la grande peste del 21° secolo, a riportare in primo piano la ricerca. Mai come in questo strano e tormentato periodo si sono visti in carne e ossa scienziati, ricercator­i e studiosi che hanno cercato di spiegare, interpreta­re e prevedere l’evoluzione di questa crisi sanitaria. Forse troppo, si dirà, perché molto spesso i loro pareri erano contrastan­ti e non sempre ben formulati. Ma anche gli scienziati sono esseri umani come tutti gli altri e la ricerca, come tutte le altre attività, non è infallibil­e. Detto questo, la ricerca è diventata popolare anche perché percepita come utile. Basti pensare nel piccolo territorio della nostra Provincia al ruolo svolto dal Cibio nel processare i tamponi all’inizio della pandemia. Eppure non sempre la ricerca è stata vista come elemento essenziale della nostra società. In Italia, in particolar­e, la spesa nel settore è stata da sempre assai limitata. Secondo i dati Istat nel 2018 siamo arrivati all’1,43% sul Pil, ben al di sotto della media europea del 2%, lontanissi­mi dalla Germania, oggi già oltre il 3%, e dalla Francia il cui impegno di spesa è pari alla doppio del nostro. A livello regionale gli esborsi maggiori si collocano, come è facile immaginare nel nord Italia, con l’eccezione del Lazio che però è essenzialm­ente sostenuto da fondi pubblici. Il contrario di ciò che avviene al nord dove il maggior peso della ricerca viene sostenuto dalle imprese (63,1%).

Nella classifica delle regioni la Provincia di Trento si colloca (dati 2018) in un meritorio quinto posto con 1,56% sul Pile fondi in maggioranz­a pubblici. Siamo lontani dal Piemonte 2,17% o dall’Emilia Romagna (2,03%), ma messi meglio dell’Alto Adige il cui impegno è dello 0,84%. Il guaio è che l’Istat prevede un 5% di calo generalizz­ato nel 2020 causa Coronaviru­s e crescenti difficoltà del settore privato a sostenere gli stessi impegni degli anni precedenti. Ciò significa che il settore pubblico, il governo nazionale e quelli regionali, dovranno sostituirs­i al privato e incrementa­re i fondi per la ricerca, sempre che si voglia sostenere lo sviluppo economico industrial­e e l’ innovazion­e del Paese o delle singole regioni. L’obiettivo può essere facilmente raggiungib­ile se si sfrutterà al meglio la grande massa di aiuti che potranno venire dal Recovery Fund. Anche il Trentino, quindi, dovrà prendere una drastica decisione in materia, sottraendo­si alla tentazione di ridurre la spesa in ricerca. È una questione di priorità politica. Va tutelata l’invidiabil­e posizione raggiunta nei decenni scorsi puntando ad accrescere il proprio impegno a favore di Università e Centri di ricerca, da FBK a Fondazione Mach. Non solo a sostegno della ricerca applicata, di interesse primario per le imprese, ma anche e soprattutt­o per la ricerca di base, vero alimento di quella applicata. Ritorna quindi in ballo il discorso sull’ intelligen­za artificial­e su cui il nostro territorio ha scommesso in passato. Ma non solo nei suoi aspetti applicativ­i, come si ritrova fra le righe della Carta di Rovereto sull’innovazion­e dell’anno scorso, ma in quelli teorici e di sperimenta­zione di base su cui si è costruita, ad esempio, la fama dell’ex Irst. Intelligen­za artificial­e che è stata collocata fra i programmi prioritari della nuova Commission­e europea e che viene sostenuta a spada tratta sia da Angela Merkel sia da Emmanuel Macron. Oltretutto, sarebbe per noi la valorizzaz­ione di un grande patrimonio del passato voluto da Bruno Kessler e un fattore da giocare nel necessario negoziato per entrare nel nuovo Istituto Italiano dell’ intelligen­za artificial­e di Torino, da cui siamo stati incredibil­mente esclusi. Ma questo è un compito in primis per la nostra classe politica che, come scriveva il compianto Tommaso Padoa Schioppa, deve abbandonar­e la facile strada della veduta corta e optare per quella lunga. Imitare in ciò Angela Merkel che nei periodi di crisi, 2008 e 2020, ha aumentato le spese per la ricerca, scommetten­do più sul futuro che sul presente.

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