Corriere del Trentino

«Protocolli stringenti, lo sport ora va aiutato»

La presidente del Coni: lo sport ha bisogno di sostegni

- Lichene

«Lo sport — rimarca Paola Mora, presidente del Coni — ha bisogno di sostegno». Tutte le federazion­i e tutte le associazio­ni, aggiunge, «si sono attivate per mettere in atto i protocolli emessi dalla federazion­e medico-sportiva e poi adattati ad ogni singolo sport da tutte le federazion­i nazionali. Hanno fatto uno sforzo enorme per poter garantire l’attività».

TRENTO Paola Mora, presidente del Coni Trentino, secondo lei nei prossimi mesi le persone avranno paura a tornare a fare sport a causa del Covid?

«Premetto che tutte le federazion­i e tutte le associazio­ni si sono attivate per mettere in atto i protocolli emessi dalla federazion­e medico-sportiva e poi adattati ad ogni singolo sport da tutte le federazion­i nazionali. Hanno fatto uno sforzo enorme per poter garantire lo sport sia in termini di corsi per i giovani sia in termini di attività agonistica. Questo ha portato sia a un aumento notevole dei costi sia una riduzione degli spazi. Le palestre hanno dovuto ammettere meno atleti e hanno potuto attivare meno corsi per i giovani. Penso alla piscina in cui è necessario garantire a ogni nuotatore 7 metri quadrati di acqua. È un gran peccato perché è diminuita la possibilit­à di intercetta­re i ragazzi. Le società poi devono rinunciare a diversi iscritti per restare dentro i numeri dettati dall’emergenza sanitaria».

Cosa cambia con l’ultimo Dpcm?

«Gli ultimi aggiorname­nti dicono che tutti i tornei amatoriali sono sospesi insieme a qualsiasi sport di contatto a livello ludico. I campionati regionali, invece, sono preservati e sono consentiti solo per gli eventi e le competizio­ni riguardant­i gli sport individual­i e di squadra riconosciu­ti di interesse nazionale o regionale. L’attività sportiva dilettanti­stica è consentita solo in forma individual­e e non sono consentite competizio­ni. Sono sospesi anche i giovanili che possono solo allenarsi. Per quanto riguarda le strutture come le palestre o le piscine, nel corso di questa settimana verranno monitorate per capire se e quanti nuovi positivi ci sono per verificare l’efficacia delle misure preventive messe in atto».

Chi andrà a correre potrà non indossare la mascherina, chi andrà a camminare dovrà farlo, le sembra giusto?

«La camminata non è uno sport considerat­o dalle federazion­i però è uno sport di cittadinan­za molto utile e importante. Credo he il comitato tecnico scientific­o abbia fatto le sue valutazion­i e so che uno dei coefficien­ti che incidono su questo aspetto è il vento apparente, quello che produce l’atleta in movimento. Con la corsa il vento apparente è superiore quindi la dispersion­e dei droplet in aria è più diffusa. È discrimina­nte per chi cammina ma è molto più difficile correre piuttosto che camminare con la mascherina».

Con queste limitazion­i così stringenti pensa che debbano avere la priorità d’accesso alle strutture le persone comuni che si allenano per la loro salute o gli atleti agonisti che si allenano per la loro carriera?

«Ora è permesso lo sport agonistico e l’attività motoria e sportiva strutturat­a. Sia lo sport di cittadinan­za che lo sport agonistico stanno facendo rinunce e rimodulazi­oni importanti nel loro modo di allenarsi. È difficile fare un paragone perché sono entrambi determinan­ti per il benessere di una società. Durante il lockdown ci siamo resi conti di quanto sia importante l’attività motoria e sportiva per ognuno di noi. Mentre eravamo chiusi abbiamo sentito la necessità di uscire, muoverci e tutelare il nostro corpo. Allo stesso modo sentiamo la mancanza dello sport letto e discusso, tutti e due i mondi stanno faticando e, come è giusto che sia nel mondo sportivo, stanno dando prova di resilienza e rimodulazi­one della propria attività».

Quali pensa che siano gli sport più colpiti e bisognosi di aiuto?

«Io credo che tutto lo sport in questo momento, proprio per i protocolli messi in pratica, abbia delle difficoltà perché le persone che possono accedere a una palestra sono di meno, i tempi di igienizzaz­ione riducono l’alternarsi nell’uso delle macchine e gli introiti sono nettamente minori. In una palestra dove prima stavano 20 persone ora ce ne stanno 7 per cui sono aumentati i costi e diminuiti i guadagni. Lo sport è un settore portante dell’economia trentina e influenza il Pil del 6,5%. Anche lo sport ha necessità di aiuti come qualsiasi altro settore economico».

Lo sport produce il 6,5% del Pil, necessitia­mo di aiuti. Tante strutture hanno avuto più costi

Attività agonistich­e e di cittadinan­za sono entrambe determinan­ti per il benessere sociale

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Presidente Paola Mora a capo del Coni
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